Crisi: come aiutare le donne depresse

Con la collaborazione del professor Maurizio Pompili, docente dell’Università “Sapienza” e specialista dell’ambulatorio di psichiatria dell’Ospedale S. Andrea di Roma (maurizio.pompili@uniroma1.it)

 

Con la chiusura delle imprese e il calo dei consumi, anche sul piano della salute psicologica gli italiani contano vittime. Secondo una ricerca Istat sono 2,6 milioni le persone depresse. La maggior parte sono donne, soprattutto al Sud. I motivi? I soliti: chi partiva svantaggiato nella ricerca del lavoro adesso si sente ancora più penalizzato. O magari aggravato, dal carico di una famiglia fragile sulle spalle da dover comunque assistere come meglio si può.

È importante ricordare che reti di aiuto formate da specialisti esistono. Attive in tutto il Paese, spesso le strutture organizzate negli ospedali e nei Centri offrono servizi gratuiti.

 

Ripartire da noi stesse

 Nulla ti fa tornare il sorriso e la fiducia come l’inizio di un nuovo lavoro. Non dimentichiamo questa premessa, certo. Ma buona parte del compito comincia dall’affrontare la realtà, secondo alcuni passi basilari. “Sebbene possano sembrare scontati, valgono alcuni consigli pratici. Come ad esempio evitare l’eccesso di alcol e fumo. Svegliarsi ad un’ora appropriata e correggere i disturbi del sonno anche con l’aiuto di un esperto. Coinvolgersi in attività come l’esercizio fisico, camminare tra la natura, ascoltare musica e, non meno importante, riscoprire la fede e la spiritualità”, ricorda il professor Maurizio Pompili, docente dell’Università “Sapienza” e specialista dell’ambulatorio di psichiatria dell’Ospedale S. Andrea di Roma.

 

L'offerta del pubblico

 In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale prevede visite gratuite per chi ha l’esenzione per reddito e a chi viene diagnosticata una patologia. Tuttavia la lista d’attesa, specie in alcune regioni, si fa estenuante. Sono pochi i Centri focalizzati sul disturbo della depressione. In generale, “non vi è ancora un’enfasi accurata sulla disperazione dei singoli e su come prendersene cura. Sebbene vi siano stati tentativi, molti bisogni rimangono insoddisfatti per coloro che rimangono senza lavoro, oppure non riescono ad avere abbastanza denaro per continuare  a fare una vita dignitosa”, commenta lo psichiatra del S. Andrea. La struttura creata nell’ospedale romano non è unica nel suo genere. Per fortuna, anche altri nosocomi stanno dando maggiori risorse a questo ambito di cura. Al S. Andrea, il paziente che si rivolge all’ambulatorio riceve una valutazione complessiva della sua condizione. “In qualità di medici psichiatri e con l’ausilio di psicologi verifichiamo le condizioni di salute complessive del soggetto che si rivolge a noi. Spesso occorre ristabilire il ritmo sonno veglia e trattare una sorta di inquietudine interna che rende la vita impossibile. Per far questo si usano sapientemente alcuni farmaci che non influenzano la vita lavorativa e di relazione del paziente e poi si prevede un percorso di psicoterapia di sostegno e altri incontri di sostegno psicosociale. Il tutto con tariffa da servizio pubblico oppure gratuita per gli aventi diritto. Ogni accesso garantisce in ogni aspetto la privacy dell’utente e tutto è tutelato dal segreto professionale”, spiega Pompili. 

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