Come godersi la vacanza e lasciare a casa lo stress

Certo, non sempre è così. I più organizzati lo sanno e fanno in modo che una vacanza non diventi un secondo lavoro, sia nella fase di preparazione sia durante il suo svolgimento. Ma per tantissimi altri il relax spesso diventa un’inarrivabile aspettativa: bisogna scegliere la meta, prenotare voli e alberghi, preoccuparsi di bagagli, coincidenze, tappe.

A quel punto le ferie diventano una prova da affrontare esattamente come sul lavoro. Scatta così lo stress da vacanza, come spiega la dottoressa Elisa Frigerio, psicologa e docente di Psicologia delle emozioni all’università di Pavia.


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Perché anche in vacanza bisogna fare i conti con lo stress?

«Il punto di partenza è che ogni cambiamento, sia in positivo sia in negativo, provoca ansia. Cambiano le abitudini, il posto, abbiamo sollecitazioni che provocano ansia e c’è un livello di stress da affrontare. Alcune persone sono in grado di gestire questa situazione e distinguere tra l’ansia positiva per cui non si vede l’ora di partire da quella negativa che ci fa perdere il controllo».

Cosa bisogna fare quindi per gestire questa ansia?

«È importante tenere presente che per ogni cambiamento ci vuole adattamento e fatica. Dobbiamo darci tempo e avere le energie sufficienti. Non si può partire pensando di concentrare nelle vacanze tutto quello che non abbiamo fatto durante l’anno».

Come si manifesta lo stress da vacanza?


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«In diversi modi, legati alla tipologia di persona. Il primo gruppo è quello di chi condensa nelle ferie tutto quello che non ha fatto prima. Queste persone non concepiscono imprevisti e tempi vuoti. Possono esserci, dunque, casi di malumore durante la vacanza. Inoltre, queste sono persone a rischio perché non riescono a ricaricare le pile. Per loro la vacanza diventa un altro lavoro, con il rischio di scoppiare».

E la seconda tipologia di persone come si differenzia dai super-organizzatori?

«Sono persone che staccano, vanno in vacanza e dopo due giorni magari gli esce un herpes. Se si è impegnati tutto l’anno c’è una prima fase di allarme in cui ci si rende conto della fatica, ma non si riesce a capire che si è arrivati al limite. Così quando si è più rilassati esce tutta la fatica accumulata. Lo stress quindi si manifesta sul fisico».

Che margine di intervento si ha quando si parte con uno stress fisico già elevato?

«Dobbiamo iniziare ad ascoltarci prima di essere già in vacanza. Se si arriva a una fase di esaurimento poi si fa più fatica a recuperare. Bisogna imparare ad ascoltare se stessi e il proprio corpo e anche durante l’anno cercare di avere uno stile di vita più sano. Due o tre settimane non possono essere garanzia del vivere bene, è un’illusione».

Cosa scatta in chi decide di organizzare una vacanza troppo piena, magari andando anche contro il proprio stile di vita?

«Il problema è che durante l’anno non ci si concede pause, invece bisognerebbe staccare, basta anche solo una serata al cinema o una gita. Noi applichiamo sempre più spesso il concetto di occupare il tempo, lo colleghiamo all’idea di performance. Si finisce per voler raggiungere degli obiettivi anche in vacanza. Ci sono mamme stressate due settimane prima della partenza perché devono fare la valigia, come se anche questa debba essere una performance perfetta. Bisogna cominciare a pensare che se anche si dimentica il maglioncino leggero per i bambini lo si può comprare. In vacanza bisognerebbe essere più elastici».

Cosa rischia di mandare in crisi le persone durante le ferie estive?

«Spesso non si è abituati ad avere due o tre settimane di convivenza, né all’interno della coppia né con i propri figli. E questo diventa una fonte di stress».

Qual è la soluzione?

«Bisogna darsi tempo, cercare località in cui per esempio sia disponibile il babyclub così da tenere impegnati, per chi li ha, i bambini durante il giorno. Altrimenti si manifestano i sintomi di questa forma di stress: non si dorme bene, si è nervosi, non si riesce a staccare dal lavoro».

Quanto influisce la durata della vacanza sullo stress?

«La prima settimana, per chi fa lavori stressanti, dovrebbe essere di “disintossicazione” e allo stesso tempo di adattamento rispetto ai nuovi ritmi. Poi inizia la vera vacanza. Se si sta via solo una settimana non si fa in tempo ad arrivare a questa fase. E per chi ha dei figli la cosa è ancora più complicata».

C’è poi la nostalgia al momento del rientro, anche questa è una forma di stress?

«È un malessere che si prova quando si idealizza la vacanza e si condensa in quel momento tutta la parte piacevole. Ma la nostalgia può esserci anche in chi non riesce a ricaricare le pile, sia per una questione di tempo sia per chi organizza una vacanza più lunga a un super ritmo».

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