WhatsApp crea dipendenza/ Lo psicologo: l’app di comunicazione …

 

WhatsApp crea dipendenza. E' l'allarme lanciato da un professore di psicologia dell'Università dei Paesi Baschi, Enrique Echeburua, a margine di una conferenza a Tenerife. Secondo il cattedratico, fra gli utenti della diffusissima application di messaggistica istantanea sono sempre più numerosi i casi dipendenza patologica assimilabili a quelli riscontrabili per alcuni social network come Facebook e Twitter.

L'applicazione consente comunicazioni istantanee e gratuite permettendo anche di condividere immagini, video e commenti, semplicemente collegandosi con lo smartphone a una qualunque rete wi-fi in qualsiasi parte del mondo. Ma il suo abuso - si legge sul quotidiano spagnolo 20 Minutos - può dare luogo a conflitti amorosi e malintesi fra amici, in particolare quando si utilizza WhatsApp come strumento di controllo, al punto da consultare il telefonino costantemente quando non riescono a "messaggiare" con una persona e rispondendo ai messaggi immediatamente, in qualunque contesto.

In certi casi si arriva anche a un disinteresse per la vita reale: lo psicologo porta l'esempio di persone capaci di scrivere 40 messaggi fra le dieci di sera e le due del mattino, un'anomalia che altera i normai ritmi di vita di chiunque lavori o studi e abbia amici e affetti.

La perdita di controllo, gravi interferenze con la vita quotidiana (nello studio o nel lavoro) e una costante dipendenza sono alcuni dei sintomi che identificano coloro che, da utenti di WhatsApp o di un social network, sono diventati dei veri e propri malati.

Come guarirne? Ad esempio, suggerisce l'esperto, dedicarsi alla visione di un film dalla durata definita, invece di conversare su WhatsApp, può essere utile per evitare di cadere nella dipendenza. Ma se questa si fosse già instaurata, resta solo un'astinenza totale da uno a due mesi prima di tornare a usare l'app in maniera razionale. Inoltre, sottolinea Echeburua, è importante capire se chi soffre di questa dipendenza soffre di altri problemi psicologici come instabilità emotiva, insicurezza, incapacità di comunicare personalmente o estrema timidezza.

Non si pensi, infatti, che gli "addicted" siano solo adolescenti: la dipendenza colpisce anche persone mature particolarmente "sensibili": non vedere la faccia dell'interlocutore, spiega lo psicologo, fa sì che gli utenti di WhatsApp e dei social network si lascino andare a ragionamenti più intensi e spontanei di quello che farebbero faccia a faccia con le stesse persone.

Sulla diffusione della "WhatsAppdipendenza" mancano al momento statistiche, ma il professore stima che, fra l'80-90 per cento degli utenti che si connette a internet per svago, il 5-9 per cento fa un uso inadeguato di questa application.

Leave a Reply