Usa: la psicologia per combattere l’Isis

the_men_who_stare_at_goats_group_shotWashington. La soluzione al problema Isis? La psicologia. La nuova arma degli Stati Uniti per combattere l’avanzata dello Stato Islamico nel mondo arabo potrebbe arrivare proprio dalla psicologia; usare persone nate e che vivono in Medio oriente, e che quindi sono maggiormente in grado di controbilanciare la propaganda sui social media del sedicente Califfato islamico.

“Quando usiamo le parole barbarico, oltraggioso ed incivile, facciamo il gioco dello Stato islamico: loro vogliono trascinarci sul terreno emozionale”, ha detto Michael Nagata, comandante delle operazioni speciali Usa in Medio oriente. Ed è lo stesso Nagata che ha formato una speciale task force, a cavallo tra il Pentagono, il Dipartimento di Stato e le varie agenzie di intelligence, che ha il compito di studiare le strategie propagandistiche dell’Isis, il perché riescano così a far breccia nelle persone e, una volta capiti questi due aspetti principali, come fare per combattere questa forza.

Perché anche se Obama e i suoi consiglieri sono fermamente convinti della necessità dei bombardamenti, altri funzionari credono che per vincere contro lo Stato islamico sia giunto il momento di intraprendere una nuova strada, per arrivare a distruggere quello che è il cuore pulsante del movimento, ovvero la sua ideologia.

Qualcuno ha visto il film con George Clooney L’uomo che fissa le capre? In quella pellicola si parlava dell’”esercito nuova terra”. A parte le stupidaggini, però una cosa del genere potrebbe un giorno accadere: combattere con qualcosa che non sia un’arma, intesa nel senso di un fucile, una pistola, un mitra, una bomba ecc, potrebbe diventare realtà.

(di Alessandro Marinai)

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