Stalking in crescita, l’Osservatorio Nazionale: "Ecco perchè urge …

L’ordinamento italiano ha accolto il reato di stalking tre anni fa, decretando - di fatto - un grande passo avanti del nostro paese in materia di diritti civili. All’entusiasmo e ai buoni propositi, tuttavia, non ha fatto seguito l’altrettanto sperata efficacia della legge 612-bis. Una legge che avrebbe dovuto tutelare ulteriormente tutte le persone vittime di una forma di violenza molto subdola ed in particolare le donne, ha decretato di fatto una sconfitta. Il trend in assoluto di donne uccise per mano di un familiare o un partner è in costante ascesa dal 2009. Una percentuale significativa di queste morti vede come “movente” gli atti persecutori anche a seguito denunce-querele o richiesta di misure cautelari.

PERCHE’?

Da tanti anni l’Osservatorio Nazionale Stalking insiste sull’assoluta ed urgente necessità di LAVORARE CON I PRESUNTI AUTORI per diminuire l’incidenza di questo reato. Secondo le nostre indagini, uno stalker su tre, dopo la denuncia (e talvolta dopo la condanna) continua imperterrito a perseguitare la vittima.
Questo dato è importante ed è sufficiente a far emergere alcuni interrogativi, incentrati principalmente sull’inefficacia della coercizione, da sola, per far fronte ad una condotta criminosa che affonda le proprie radici in un disagio psicologico dello stalker, soggetto che spesso presenta gravi difficoltà ad elaborare l’abbandono della persona amata in relazione ad un’infanzia vissuta nel dramma della trascuratezza.

Se la legge prevedesse la possibilità per lo stalker di prendere parte ad un percorso di risocializzazione, l’altissima recidiva del reato potrebbe diminuire drasticamente.

Dal 2007 l’Osservatorio Nazionale Stalking ha istituito, proprio con questa finalità, il Centro Presunti Autori, che si pone l’obiettivo di recuperare gli stalker con percorsi di psicoterapia mirati ad una presa di coscienza del problema e all’elaborazione di dolorosi vissuti personali non superati con un supporto specializzato coordinato da esperti. Tutto gratuito, naturalmente. I persecutori risocializzati, ad oggi, sono 130: il 40% ha raggiunto un completo contenimento degli atti persecutori, nel 25% dei casi si è verificata una significativa diminuzione dell’attività vessatoria, della recidiva e la prevenzione degli agiti più gravi.

Il Centro Presunti Autori e l’AIPC (Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia) sono stati finanziati dalla Regione Lazio (Dipartimento Regionale Politiche Sociali e Famiglia) per il progetto denominato: Prevenzione e Sicurezza, Centro Polivalente per Presunti Autori di ogni forma di violenza ed operatori, e l’obiettivo più ottimistico dell’Osservatorio Nazionale sarebbe quello di poter garantire in maniera capillare questo servizio in tutte le regioni, per garantire un monitoraggio del fenomeno serio e qualificato. La speranza è naturalmente quella di essere ascoltati nel nostro appello alle istituzioni, al fine di poter migliorare l’adeguatezza della legge ai casi concreti di stalking. Vale la pena di citare Robert C. Solomon: “anche se il castigo si adatta al crimine, non si adatta al criminale”. Nel reato di stalking è necessario valutare attentamente le dinamiche dello stalker per salvare realmente le vittime! E’ importante sottolineare un’altra grave pecca del 612-bis: la mancanza di patrocinio gratuito per tutti, indipendentemente dal reddito.

La dinamica dello stalking, ha un altissimo rischio di recidiva e di passaggio all'atto grave senza manifestazioni intermedie, spesso si passa dalla violenza psicologica agli atti persecutori, di solito dopo una separazione o rifiuto, fino ad omicidi, stragi e suicidi. La lettura di questo rischio di passaggio all'atto grave deve essere competenza di un gruppo multidisciplinare con competenza specifiche come quello dell'ONS e CPA.

IL PROGETTO PILOTA

Il progetto che interesserà la Regione Lazio, progetto pilota, tanto ambizioso quanto - si spera - apripista, intende ristrutturare la cultura dell'autore, superare pregiudizi sul profilo dello stalker (chi agisce atti persecutori) e del gaslighter (chi agisce violenza psicologica/manipolazione affettiva). Sono realtà trasversali, non di genere e non caratterizzate da psicopatologie mentali gravi. Purtroppo sono realtà che interessano tutte le relazioni interpersonali, la famiglia, la casa, la scuola, il lavoro e la coppia! Da una parte vuole offrire ad un parente, conoscente, un genitore ed un partner una seconda possibilità per un suo caro e dall'altra migliorare la qualità della vita della presunta vittima; l'esperienza quinquennale maturata sul campo ci dice che nel 70% i percorsi di ri-socializzazione permettono di contenere gli agiti violenti e persecutori in maniera significativa!

Ricorrendo solo alle misure coercitive, le dinamiche che hanno originato il problema nel soggetto-stalker vengono semplicemente messe in STAND-BY. La detenzione in carcere o gli arresti domiciliari tengono il problema in sospeso, lasciando che ri-esploda con il ritorno in libertà dello stalker. Purtroppo i casi di cronaca confermano questa tragica realtà. Non è sufficiente fare ricorso alla giustizia punitiva, ma è necessario ed urgente corroborare quest’azione con la giustizia riparativa, altrimenti il ciclo della violenza NON SI CHIUDERA’ MAI.

IL DIBATTITO E’ APERTO ANCHE IN GRAN BRETAGNA

Da diverso tempo, in Inghilterra, è fortemente sentita la necessità di introdurre una nuova legge sullo stalking. Casi eclatanti come quello avvenuto ai danni di Claire Waxman, perseguitata da Elliot Fogel, produttore di Sky Sport News ed ex compagno di scuola della signora, hanno alimentato molti dubbi sul fatto che una legge che valuti con leggerezza l’attenzione verso gli eventuali disagi psicologici del presunto autore possa ottenere il risultato di diminuire l’attività vessatoria caratteristica del reato di stalking. Dopo pochi mesi di prigione, infatti, gran parte degli stalker continua a molestare la vittima con maggiore crudeltà e uno spirito di vendetta che non di rado porta all’omicidio della stessa. La parola d’ordine riportata da quasi tutte le testate inglesi è PREVENZIONE. Laura Richards, membro dell’associazione “Protection Against Stalking” sostiene che la nuova legge dovrebbe essere indirizzata in particolare alla prevenzione dell’omicidio e rivolge un pensiero anche al dramma delle vittime: “spesso” – dichiara la Richards – “le vittime soffrono in silenzio l’abuso dello stalker, e quando trovano la forza di denunciare, soffrono per le falle della giustizia; è giunta l’ora di dare ascolto ai loro appelli”. Secondo Harry Fletcher la percentuale degli stalker destinati agli arresti domiciliari e al carcere è così esigua da non permettere loro di usufruire sufficientemente del trattamento di riabilitazione che dovrebbero ricevere per un lasso più lungo tempo, motivo per il quale è necessario che il trattamento venga fatto seguire al presunto autore anche dopo la scarcerazione. Tra le tante voci emerge quella di Alison Hewitt, medico vittima di una forma molto violenta di stalking da parte del suo ex-fidanzato; la dottoressa, in un’intervista, dichiara: “lo stalking distrugge una vita ed è necessario prenderlo molto seriamente; se questo non succederà, quest’incubo riguarderà qualcun altro domani, e potrebbe toccare proprio a voi”.

GIUGNO 2012: IL MESE DELLA SENSIBILIZZAZIONE

A giugno partirà la nuova campagna dell’Osservatorio Nazionale Stalking. L’obiettivo di questo tour nazionale è quello di sensibilizzare cittadinanza, forze dell’ordine, psicologi sul delicato tema dello stalking e della violenza psicologica, partendo da una prospettiva capovolta: lavorare sull’autore per affrontare adeguatamente questo allarme sociale.

Per tutte le istituzioni che volessero ospitarci e partecipare a questa iniziativa, c’è la possibilità di contattarci al numero nazionale 0644246573 e all’indirizzo e-mail: presuntiautori@stalking.it entro il 15 aprile 2012.

LE MILLE FACCE DELLA PERSECUZIONE: LA GIUNGLA DEI “SOCIAL”

E’ risaputo che il crimine si adatti alle situazioni sociali più rapidamente della giustizia, e l’aleatoria politica in tema di privacy di alcuni social network favorisce inconsapevolmente la proliferazione di un altro orrendo crimine: lo stalking per mezzo della rete internet, denominato anche cyber-stalking. In Inghilterra ben tre quarti delle vittime sono perseguitate via internet. Dalla sua nascita ad oggi, il popolare Facebook, ha collezionato una lunga serie di “presenze” nelle vicende di stalking, compresi casi finiti in tragedia, come l’omicidio di Putignano (Ba), in cui una ragazza di 22 anni, Antonella Riontino, ha perso la vita in seguito ad una feroce persecuzione agita dal fidanzatino 18enne anche e soprattutto a mezzo Facebook, nel quale possedeva più profili, anche con pseudonimi, per terrorizzare la ragazza con minacce notturne.

Non è raro leggere di ex partner pieni di risentimento che creano profili con le generalità della vittima per diffamarla, diffondere fotografie scattate nell’intimità o confondere gli amici della stessa al fine di ottenere informazioni riservate.

Facebook ha notificato da pochi giorni l’intenzione di creare una sorta di “account verificato per i vip” che intendessero iscriversi al social fugando i dubbi sull’autenticità del profilo (è sufficiente notare il caso di Gabriel Garko: cercando oggi il suo nome e cognome sul popolare social network, si vedranno apparire decine e decine di profili con le sue generalità...). Perché non estendere questo DIRITTO anche agli altri utenti del social, garantendo l’autenticità dei profili prima che qualche utente malintenzionato possa appropriarsi dell’identità di un’altra persona? E se gli amministratori del sito dovessero considerare una mole di lavoro eccessiva questa forma di tutela per gli utenti, perché non chiedere una verifica del profilo (con richiesta di documento via mail/fax) a seguito di diverse segnalazioni d’abuso da parte degli altri utenti del social (o di una lamentela da parte del soggetto a cui l’identità è stata “rubata”)? Spesso prima che una persona si renda conto di essere stata “clonata” sul social network (è bene ricordare che non tutti hanno un profilo e – per chi non dovesse averne uno – tutelarsi è ancora più difficile) passa molto tempo, e i danni psicologici e morali che si contano dopo atti criminali che passano per il furto d’identità potrebbero essere devastanti.

Prevenire, piuttosto che “curare il crimine”, sarebbe anche in questo caso un grande passo avanti per rendere i social network un reale centro d’aggregazione e di comunicazione e non una grande rogna per chi vuole tutelare la propria identità! E se questa politica venisse abbracciata da tutte le piattaforme di blogging, il problema del cyber-stalking si potrebbe considerare in gran parte risolto!

CHI E’ LO STALKER?

Lo stalker è spesso un individuo con serie difficoltà a gestire le relazioni interpersonali. Questo disagio non gli permette di elaborare ed accettare l’abbandono: nel momento in cui «sente di perdere» una persona importante, attiva automaticamente una serie di comportamenti orientati a mantenere un contatto «controllante» con la vittima e farla desistere dal proposito d’allontanamento. Queste azioni sono, per lo stalker, quasi «istintive» in quanto il distacco dalla persona “amata” risveglia violentemente dei dolorosi «ricordi emotivi» di un vissuto abbandonico celato nell’infanzia.

I dati del protocollo di risocializzazione dell’Osservatorio Nazionale Stalking sono assolutamente incoraggianti: dal 2009 il protocollo è stato applicato ad un campione di circa 300 persone, tra singoli, coppie e nuclei familiari, e ha permesso di prevenire atti violenti e persecutori, omicidi e suicidi. Il protocollo in oltre il 70% è risultato efficace ed efficiente, e in oltre il 50% ha prevenuto comportamenti recidivi che sono frequentissimi nei casi di violenza psicologica e stalking.

 

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