Staffetta per i profughi con studenti del Bo

Dodici studenti del Bo lungo il confine orientale: sono partiti giovedì scorso per partecipare al progetto “Over the fortress”, una staffetta di volontariato per l’accoglienza dei profughi. Otto di loro sono studenti di Psicologia: dalla loro esperienza emergerà una ricerca per l’esame di Psicologia di Comunità, un corso che ogni anno spinge gli studenti padovani a lanciarsi nelle più disparate iniziative in ambito sociale. «Per evitare ulteriori episodi di violenza ingiustificata, fisica o verbale», spiega Salvatore Romano, 21 anni, «abbiamo ritenuto utile documentare, con maggior oggettività possibile, lo sconforto che caratterizza l’altra Europa, l’Europa di terza classe, dei migranti e dei rifugiati. Alle attività di volontari affiancheremo quelle di ricerca, per stabilire con i migranti un contatto umano e caldo di scambio, e allo stesso tempo raccogliere documentazione. L’indagine si svolgerà attraverso questionari e interviste, per capire come cambiano le loro aspettative durante il viaggio. Contestualmente, analizzeremo le tre fasi dell’immigrazione: la traversata balcanica, la permanenza nei centri di prima accoglienza, l’inserimento nella società. Oggi abbiamo potuto intervistare un ragazzo di Aleppo: ha 21 anni, la mia età, e studiava Chimica. È partito pensando che avrebbe continuato a studiare in Germania, ma sta iniziando a capire che non sarà né immediato né facile».

Il “test” comprende molte domande: «Una di queste», continua Salvatore, «riguarda come possiamo aiutarli. Lui ha risposto “facendo finire la guerra”. Il desiderio di queste persone, per lo più, è solo di poter tornare a casa propria, in pace». I ragazzi, che attualmente si trovano in territorio croato, visiteranno tre diversi campi di transito, portando aiuti umanitari. «Il progetto “over the fortress”», spiega Lavinia Zuccalà, «è partito dai centri sociali del Veneto, circa un mese e mezzo fa. Per me è la prima esperienza di questo tipo e l’impatto

è stato molto forte. Arrivano famiglie, bambini, studenti, anziani. Vengono da Siria, Iraq, Afghanistan. Non hanno nulla: diamo loro cibo, coperte, scarpe, biancheria intima. Non hanno nulla: molte madri arrivano con uno zainetto in un braccio ed un bimbo nell’altro».

Silvia Quaranta

Leave a Reply