Se la dipendenza da gioco compromette la famiglia

ph. Marionzetta (cc flickr)

TORINO. “Il costo è l’economia” come dice Leopoldo Grosso, psicologo e vice presidente del Gruppo Abele. Un settore, quello dell’azzardo, che ha un fatturato nel 2011 circa 70 miliardi di euro. Un’economia che non produce beni e impiega un numero esiguo di addetti ai lavori “è decisamente un’economia non volta a produrre sviluppo”. Il gioco d’azzardo aumenta il fatturato ogni anno annettendo nuove fasce di utenza e moltiplicando i costi sociali.

Nel nostro Paese 28 milioni di persone nel 2008 hanno giocato almeno una volta (dati Nomisma, 2009). 17 milioni giocano abitualmente. Di questi alcuni milioni sono giovani, molti dei quali minorenni.

Il dato epidemiologico dice che tra tutti coloro che giocano d’azzardo ben il 3% evolve verso la dipendenza. Questo dato fa presumere che in Italia i giocatori patologici arrivino a circa 800 mila e quasi due milioni siano i giocatori a rischio. Di questi quelli in trattamento sono pochissimi, circa 5000 unità sono censite dai Sert. La punta dell’iceberg.

Ad oggi non ci sono ancora in Italia i livelli essenziali di assistenza (Lea) per una patologia che ormai è certificata dall’Organizzazione mondiale della sanità ed è entrata, già dal Dsm III (ora siamo al V) nel manuale diagnostico per le malattie psichiatriche.

Il primo ambito coinvolto nel problema della dipendenza dal gioco è quello familiare. “Il giocatore patologico in crisi può arrivare a rompere il salvadanaio del figlio, come ci è capitato di sentire in alcune storie di padri coinvolti. Padri che dovranno poi affrontare la vergogna di mostrarsi nudi e impotenti davanti al gioco” spiega Grosso.

Per approfondire questo problema è stato organizzato il 19 e 20 ottobre 2012 alla Certosa Gruppo Abele di Avigliana (To), in collaborazione con Alea, un seminario su metodologie e modelli di intervento nel trattamento delle famiglie di giocatori d’azzardo patologici, a partire dal lavoro su casi concreti.

Quando il gioco d’azzardo diventa un problema la famiglia non può che essere coinvolta in una spirale di debiti, di incomprensioni, di promesse mancate, di delusioni, di bugie. Quali sono le reazioni, i costi e le sofferenze di una famiglia? Come aiutare le famiglie ed i giocatori ad affrontare questo problema? Quali sono le esperienze significative e gli interventi più opportuni? Il seminario, attraverso il confronto di esperienze ed il lavoro su casi ha l’obiettivo di offrire agli operatori degli strumenti nel trattamento delle famiglie di persone che sono dipendenti patologici da gioco. In particolare sarà presente il professor Miguel Garrido Fernàndez, docente di Psicologia del dipartimento “Personalidad, Evaluación y Tratamiento Psicológicos” all’Università di Siviglia e presidente dell’ Asociación Española para la Investigación y Desarrollo de la Terapia Familiar, uno dei maggiori esperti sul tema del trattamento di famiglie di giocatori d’azzardo

Oltre a Miguel Garrido Fernàndez interverranno Maurizio Coletti, Mauro Croce, Leopoldo Grosso, Graziano Bellio.

 

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