SCUOLA/ Se neuroni e psicologia non bastano a farci capire i …

mercoledì 14 marzo 2012

SCUOLA/ Se neuroni e psicologia non bastano a farci capire i nostri figliFoto: Fotolia

What’s wrong with the teenage mind?, cosa c’è di sbagliato nella testa degli adolescenti, titola il Wall Street Journal in un importante pezzo a firma Alison Gopnick, professoressa di Psicologia a Berkeley. La questione è effettivamente interessante per tutti, sebbene sembrino giocarsela prevalentemente gli psicologi dello sviluppo e i neuroscienziati, ancora incerti se collaborare o contendersi il campo. Esisterebbero due sistemi, quello psicologico e quello neurale, in stretta interazione fra loro e fondamentali nella trasformazione dei bambini in adulti. Negli ultimi due secoli parrebbe che lo sviluppo di tali sistemi si sia radicalmente modificato, creando una specie di desincronizzazione. Come dire che oggi lo sviluppo arriva presto, ma la maturazione molto più tardi. Il neurobiologo americano Jay Giedd parla addirittura degli adolescenti come di persone che hanno in mano una macchina molto potente senza neanche avere la patente. Si tratterebbe allora di “risincronizzare” la mente.

Lo dichiaro subito: non mi trovo a mio agio né con tale terminologia, pur essendone come medico familiare e possedendo gli strumenti per comprenderla e giudicarla, né soprattutto con la concezione di uomo che vi è sottesa.

Resisto all’idea dei ragazzi ridotti solo a processi biologici e molecolari così come alla teoria dei loro errori quale esito di una pura modificazione di sistemi che si tratterebbe di regolarizzare con mezzi chimici o strategie comportamentali. Resisto, ma non in maniera romantica od ottusamente (e anacronisticamente) antiscientifica. Non ho infatti nessun motivo di negare che tali processi esistano, operino e possano anche essere modificati con specifici interventi; nego piuttosto la riducibilità del pensiero dei ragazzi ad essi. Preferisco giocare su altri tavoli.

Nella testa degli adolescenti è il titolo di un libro recensito da Ammaniti in un articolo di Repubblica che si apre proprio con lo spunto offerto dal pezzo del giornale americano. Ed ecco tornare nuovamente la sfasatura fra cervello emotivo e razionale.

Eppure per capire cos’hanno in testa i giovani basta ascoltarli. Non bisogna essere degli scienziati né tantomeno dei mindreader, è sufficiente avere due orecchie e prestare attenzione alle loro parole.

 

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