Roma, Scattone rinuncia: «Non sono sereno» – Momento

Roma, Scattone rinuncia: «Non sono sereno»

Rinuncia alla cattedra: «Questo Paese mi toglie il diritto al lavoro». La decisione dopo le polemiche sui media. La mamma di Marta Russo: «Contenta per gli studenti»

Dopo le feroci polemiche online, e non solo, Giovanni Scattone, al quale nei giorni scorsi è stata assegnata una cattedra di psicologia all’Istituto professionale Einaudi di Roma, annuncia di rinunciarvi. «Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all'incarico». La mamma di Marta Russo: «Contenta per gli studenti».

Scattone, com’è noto, è stato condannato per l’omicidio di Marta Russo, e ha scontato la sua pena. Ma la notizia dell’incarico, nella Capitale, aveva scatenato un putiferio. E in una nota scrive: «Con grande dolore ed amarezza ho preso atto delle polemiche che hanno accompagnato la mia stabilizzazione nella scuola con conseguente insegnamento nell'oramai imminente anno scolastico. Il dolore e l'amarezza risiedono nel constatare che, di fatto, mi si vuole impedire di avere una vita da cittadino “normale” ». «La mia innocenza, sempre gridata – aggiunge Scattone - è pari al rispetto nei confronti del dolore della famiglia Russo. Ho rispettato, pur non condividendola, la sentenza di condanna. Quella stessa sentenza mi consentiva, tuttavia, di insegnare. Ed allora sarebbe stato da Paese civile rispettare la sentenza nella sua interezza».

«Ho sempre ritenuto - spiega Scattone - che per essere un buon insegnante si debba anzitutto essere persona serena. Oggi, in ragione di queste polemiche, non ho più la serenità che mi ha contraddistinto nei dieci anni di insegnamento quale supplente: anni caratterizzati da una mia grande soddisfazione anche e soprattutto legata al costruttivo rapporto instauratosi con alunni e genitori. Ed allora - annuncia - se la coscienza mi dice, come mi ha sempre detto, di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all'incarico per rispetto degli alunni che mi sono stati affidati. Così - prosegue il docente - questo Paese mi toglie anche il fondamentale diritto al lavoro. Dopo la tragedia che mi ha colpito, solo la speranza mi ha dato la forza di andare avanti. Anche oggi - conclude - vivrò con la speranza che un giorno la parte sana di questo Paese, che pure c'è ed è nei miei tanti ex alunni che in questi giorni mi sono stati vicini e nella gente comune che mi ha manifestato tanta solidarietà, possa divenire maggioranza».

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