Psicologia | Solitudine | Rischi

Psicologia: qual è l’impatto di condizioni come solitudine ed isolamento sociale per la nostra vita? Rieccoci anche questo venerdì con la nostra solita rubrica dedicata al mondo della mente, ed eccoci pronte ad indagare sugli effetti che solitudine ed isolamento nei confronti del resto del mondo possono avere sul nostro benessere. Spesso sentiamo dire che è importante saper stare da soli, e saperci stare “bene”, senza sentirsi angosciate, tristi o depresse, ma cosa ne pensa davvero la scienza riguardo la solitudine?

A cercare di analizzare meglio la questione ci avrebbero pensato i membri della Brigham Young University, che attraverso un nuovo studio sono giunti alla conclusione che il segreto della lunga vita non si trova solo ed esclusivamente nell’esercizio fisico, nell’assunzione di Omega-3, o anche nella buona abitudine di sottoporsi a regolari controlli medici.

No, il segreto della lunga vita si trova anche e soprattutto nella nostra mente. Già in passato era stato dimostrato che chi è ottimista vive più a lungo e vive meglio, ma la nuova ricerca dimostra adesso che, per allungare la vita, è necessario anche avere dei sani rapporti sociali. A quanto sembra infatti, l’isolamento sociale e la solitudine potrebbero avere degli effetti deleteri paragonabili a quelli dell’obesità, per quanto concerne la durata della nostra vita.

L'effetto di questo è paragonabile all’obesità,

spiegano appunto gli autori dello studio, pubblicato su Perspectives on Psychological Science

qualcosa che la salute pubblica prende molto sul serio. Abbiamo bisogno di iniziare a prendere le nostre relazioni sociali più seriamente.

E nonostante solitudine e isolamento sociale appaiano molto diversi, dal momento che, ad esempio, qualcuno potrebbe essere circondato da molte persone, ma sentirsi comunque solo, o ancora, qualcun altro potrebbe affermare di preferire una vita più isolata, piuttosto che stringere relazioni sociali, pare che l’impatto sia essenzialmente lo stesso per entrambi gli scenari.

L'associazione tra la solitudine e rischio di mortalità tra i giovani sembra essere in realtà maggiore rispetto che per le popolazioni più anziane. Anche se le persone più anziane potrebbero avere maggiori probabilità di essere soli e di veder crescere il rischio di mortalità, la solitudine e l'isolamento sociale sono infatti connessi a un maggior rischio di morte, soprattutto tra le popolazioni di età inferiore ai 65 anni.

Non solo abbiamo il più alto tasso mai registrato di “persone che vivono da sole” di tutto il secolo, ma siamo ai massimi tassi registrati mai sul pianeta

spiegano gli autori della ricerca, che aggiungono:

Con la solitudine in aumento, si prevede un’eventuale epidemia di solitudine in futuro.

Per giungere a tale conclusione, gli esperti hanno esaminato i dati provenienti da diversi studi sulla salute. Complessivamente, sono stati analizzati più di 3 milioni di partecipanti provenienti da studi che includevano dati relativi a solitudine, isolamento sociale, e persone che vivono da sole. Controllando variabili come lo stato socio-economico, l'età, il sesso, e le condizioni di salute pre-esistenti dei partecipanti, è emerso che l'effetto della mancanza di connessioni sociali rappresenta un rischio aggiunto, mentre l'esistenza di rapporti interpersonali fornisce al contrario un effetto positivo sulla salute. Nello specifico, sembra che isolamento sociale e solitudine possano aumentare il rischio della mortalità, al pari di fattori di rischio ben noti come l'obesità, oltre che come il fumo di sigarette e l’alcolismo.

In sostanza,

tirano le somme i ricercatori

lo studio suggerisce che, più positivo è l’aspetto psicologico nel nostro mondo, meglio saremo in grado di funzionare, non solo emotivamente, ma fisicamente.

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via | Sciencedaily.com

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