Psicologia di Facebook: sui social network siamo tutti più cafoni?

Porca di quella.. ! Pardon: credevo di essere su Facebook. Già, secondo uno studio scientifico dedicato agli effetti del social network sulla mente umana, Facebook amplifica l’aggressività, che si sfoga in commenti sprezzanti o infuocati attacchi contro qualcuno. Quindi Facebook ci rende tutti più cafoni, maleducati e prepotenti?

Secondo la ricerca congiunta della Columbia University e della Pittsburgh University, Facebook è un fattore che abbassa fortemente i nostri freni inibitori. Il fatto è che ci illude di sentirci più sicuri, a nostro agio, come seduti davanti alla televisione, e perciò ci trasformerebbe in cannoni che sputano volgarità e maleducazione ad ogni minima provocazione. Alla base c’è il fatto che Facebook è una fonte sottovalutata di autostima personale: ogni volta che pubblichiamo qualcosa, tendiamo a prediligere le cose migliori, le notizie più positive, le foto più carine. Facebook è una specie di filtro psicologico che crea una nostra immagine artificiosa costruita solo sui nostri lati migliori.

Quindi, cosa fa scattare la cattiveria sfrenata? C’è sempre qualcuno che osa mettere in dubbio la nostra bella figura, mettendone a rischio la validità. Quando il nostro social Ego, fabbricato ad uso e consumo di Facebook, si sente minacciato, risponde col fuoco pesante, e giù con bestemmie e attacchi contro la fonte della critica.

Quest’ultimo studio va ad ingrossare la fila di ricerche scientifiche dedicate alla psicologia di Facebook. Prima aveva conquistato gli onori della cronaca uno studio dell’Università Chapman, sempre negli Usa, che aveva analizzato gli effetti psicologici derivanti dalla perdita di un contatto su Facebook, cioè un unfriending. Nonostante l’aura di giocosità che aleggia intorno a Facebook, scoprire di essere stati cancellati dagli amici di una persona, produrrebbe significativi effetti negativi che colpiscono l’autostima. È proprio in linea con il sopra citato studio della Columbia. Non solo, ma quando il motivo della perdita dell’amicizia è dovuto ad un fatto accaduto su Facebook, e non nella vita reale, il dispiacere percepito è ancora più intenso – anche se quel rapporto, magari, non esiste neppure nella vita reale.

Siamo arrivati al punto in cui la nostra emotività dipende da relazioni sociali virtuali, con persone mai guardate in faccia. Se perdiamo una di queste relazioni, ci sentiamo offesi nella nostra stima personale - noi che fatichiamo tutto il giorno per trasformare il nostro bellissimo profilo virtuale nell’espressione più fintamente realistica di noi stessi.

Oggi è più importante la connessione, cioè la relazione, rispetto alla conversazione. Farsi belli a tutti i costi vale più di dialogare. Perciò se qualcuno ci critica, allora si scatena l’ira di Dio. Se qualcuno ci pianta in asso, scoppia la paranoia. Però è tutto finto. Eppure ci stiamo male lo stesso. Facebook ci fa ritrovare gli amici sin dall’infanzia e ogni giorno ci offre nuovi contatti. Ma per dire cosa? Per esibire la fiction della nostra vita e poi usare il lanciafiamme contro chiunque osi metterla in dubbio? Non capisco se Mr. Zuckerberg sia il più grande filantropo dei tempi nostri oppure il peggior misantropo della storia. Almeno il tracollo delle azioni di Facebook lo possiamo considerare un parziale risarcimento per tutte le grane che ci ha provocato.

Consiglio spassionato per superare la crisi: cari psicologi, lasciatevi alle spalle Freud e la sua fissazione sul sesso; ora la vostra nuova fonte di clienti si chiama Facebook.

Gabriele Cazzulini
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