Prima di visualizzare: osservare!

Spesso in psicologia dello sport si parla di visualizzazione, di immaginare il proprio gesto atletico, oppure di vedere il successo… E allo sportivo, a fronte di queste richieste, scappa un mezzo sorriso e magari si perdono settimane utili per la preparazione mentale.

Bene, non facciamo lo stesso errore, partiamo dalla cosa più semplice invece: guardare.
Guardare chi lo sa fare, chi lo fa bene, chi rappresenta lo stereotipo di quello che vorremmo essere noi nello sport. Non “ammirare l’atleta”, ma osservare, cercare di “catalogare” quello che fa: suddividerlo in singoli momenti (le sequenze motorie), farle proprie e provare ad immagazzinarle.

Il solo svolgere questo esercizio attraverso un metodo, diciamo “ordinato”, permette di imparare parte dello schema sensomotorio (cioè i requisiti psicofisici) di molti gesti atletici, anche quando non si ha la possibilità di effettuarli di persona.

E’ il classico apprendimento per imitazione (Bandura), che un po’ tutti conosciamo: “guardo la mamma o il papà e li copio” ma di cui forse si ignorano due aspetti importanti:

1) Nella nostra testa esistono dei neuroni chiamati “mirror” che hanno il compito di imparare le azioni di altre persone che vengono percepite dai nostri sensi (l’occhio è forse il più importante, ma anche tutti gli altri concorrono a fornire informazioni decisive. Del resto ce lo insegnano molto bene i non vedenti).

2) Mentre noi guardiamo un’azione che vogliamo copiare, i neuroni mirror attivati dialogano con il nostro corpo: si innescano le aree del cervello che si attiverebbero nel compiere concretamente l’azione osservata e, allo stesso tempo, c’è un aumento dei potenziali motori evocati registrati negli stessi muscoli usati dal soggetto osservato che sta compiendo l’azione. In pratica chi guarda “mette in moto” le aree motorie di chi effettua il gesto.

E qui bisogna cogliere la grande opportunità offerta: se io mi abituo ad osservare metodicamente il gesto tecnico, mi abituo ad attivare le aree predisposte a quella stessa azione! E siccome la maggior parte dei gesti (non solo sportivi) diventano con il tempo automatismi, questo approccio selettivo favorisce lo sviluppo di schemi motori in linea con quanto ho osservato ed elaborato con impegno e costanza. Ciò non vuol dire che sarò in grado di effettuare sul campo le azioni che sanno fare campioni del calibro di Messi nel calcio, Pellegrini nel nuoto, o Djokovic nel tennis, perchè ovviamente subentra il fattore fisico e tecnico, ma più sarò stato attento a cogliere la profondità dei loro gesti, più sarà facile provare a replicarli poichè le informazioni sono già in parte contenute nel mio bagaglio motorio!

Perciò, la prossima volta che guarderete il vostro campione preferito, provate a farlo proponendovi qualche semplice regola:

a) Domandatevi: “come ha fatto a fare quella cosa che vorrei fare anch’io?”.

b) Scomponete cronologicamente tutto il gesto partendo dall’inizio fino alla fine, in singole sequenze motorie.

c) Fatto questo concentratevi sulle singole parti del corpo coinvolte, focalizzatevi su di voi e provate a sentire i muscoli coinvolti nell’azione osservata.

d) Infine memorizzate le immagini e le informazioni sensomotorie emerse!

Per domande o dubbi: mauro.lucchetta@psicologiafly.com oppure visitate il sito: www.psicologiafly.com

Dott. Mauro Lucchetta

 

 

5 marzo – Il dialogo interiore

27 febbraio – Introduzione alla psicologia dello sport

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