Pessimismo e senso di fallimento: le nuove malattie dei disoccupati


Da oggi su Affaritaliani.it prende il via un'interessante collaborazione con lo psicologo Marco Salerno. Lo specialista collabora con un'importante società di recruiting e farà un'analisi dettagliata della crisi che investe la società con la perdita e la ricerca del lavoro. Il suo contributo spazierà dall'analisi dei problemi che deve affrontare chi perde la sua funzione professionale, sino all'energia necessaria per la ricerca di una nuova occupazione. Marco Salerno aiuterà a conoscere le proprie attitudini e capacità, per concludere con la realizzazione del curriculum vitae corretto e alcuni consigli per i colloqui di lavoro, nonché le strategie per il ricollocamento sul mercato. La rubrica sarà on line ogni lunedì.


di Marco Salerno *

Il tema della disoccupazione dilagante e delle sue catastrofiche conseguenze, non ultimo il gesto disperato dell’uomo che si è dato fuoco qualche settimana fa davanti a Montecitorio, culminato con la sua recente morte, continuano a riempire le prime pagine dei quotidiani. Ormai non è più possibile ridurre questo fenomeno esclusivamente a delle crude cifre ma è necessario valutare attentamente la portata delle conseguenze  sul piano umano, sociale e medico.

La disoccupazione è un fenomeno che sta investendo sia chi è già all’interno del mercato del lavoro sia chi sta cercando in ogni modo di entrarci anche se con risultati non sempre incoraggianti. Inoltre tale condizione si scontra con il valore attribuito al lavoro, considerato un elemento fondamentale nella vita di ogni persona poiché contribuisce a definirne il ruolo all’interno della società.


La conseguenza immediata del licenzamento è la mancanza di sicurezza economica e la conseguente difficoltà a vivere o addirittura a sopravvivere, a cui segue spesso la percezione di non avere più  un ruolo attivo nella società. Il disoccupato si chiede se la causa del licenziamento è sua, se ha fatto qualcosa di sbagliato o se poteva lavorare meglio, sentendosi a volte quasi un perdente, attribuendosi le colpe per la condizione che sta vivendo. Sul piano strettamente psicologico avviene un vero e proprio terremoto, i sintomi che caratterizzano il quadro clinico sono l’insonnia, l’alterazione dell’appetito, il senso di stanchezza, pessimismo, ansia, irritabilità, mancanza di autostima e senso di fallimento. E’ facilmente comprensibile che la crisi economica attuale e le sue conseguenze stanno avendo un impatto enorme sullo stile di vita di chi la subisce in prima persona. Inoltre la perdita del posto di lavoro è strettamente correlata alla depressione a cui si associano anche altri disturbi come gli attacchi di panico e l’ansia generalizzata.
Contemporaneamente si sviluppano alcune cattive abitudini, cresce l’uso di alcolici e di droghe, i divorzi aumentano, avvengono maggiori aggressioni nella sfera domestica e, a volte si mettono in atto gesti estremi come il suicidio, che è la manifestazione di una disperazione ormai insopportabile.

La condizione vissuta dalla persona perde il lavoro, secondo la psicologa californiana R.J. Canter, è paragonabile ad essere investiti da un’auto. In effetti la prima reazione è di incredulità, poiche’ sembra impossibile che possa essere successo proprio a lei e crede che troverà a breve un altro posto di lavoro. Successivamente subentra il pessimismo, si rende conto che le difficoltà sono più grandi di quelle immaginate e le opportunita’ di trovare un nuovo posto non sono molte.
In questa fase è  fondamentale il supporto della rete amicale e famigliare per aiutare a ridimensionare la percezione personale del problema e per sostenere il disoccupato, alimentando la sua motivazione. Dopo circa nove mesi di disoccupazione entra in gioco uno stato di rassegnazione durante il quale la persona smette di cercare lavoro e si isola sempre di più poiché pensa che non ne verrà mai fuori e inizia a vergognarsi della sua condizione di fronte a familiari ed amici.

Alcuni studi di settore hanno anche rilevato che i disoccupati, che svolgevano un lavoro in cui si identificavano molto, soffrono della “sindrome di immobilismo” del ruolo lavorativo. Essi difficilmente riescono ad immaginare di svolgerne un altro diverso da quello precedente, limitando notevolmente la possibilità di reinserimento in un nuovo contesto professionale.

* Il dottor Marco Salerno è laureato in psicologia clinica e di comunità presso l’università “La Sapienza” di Roma,  ha frequentato il master post lauream in Direzione e Amministrazione delle Risorse Umane presso la Luiss Business School ed è iscritto all’Albo degli Psicologi del Lazio. Si è specializzato in Psicoterapia  Integrata Individuale e di Gruppo e in Psicologia di Comunità  presso l’A.S.P.I.C.
L'attività professionale si è sempre svolta su due versanti: quello organizzativo-consulenziale e quello clinico . Collabora con una prestigiosa società di cacciatori di teste nell’ambito delle risorse umane dove svolge attività di valutazione e di selezione, curando in particolare la tematica della valutazione e dell’inserimento professionale/lavorativo di giovani neolaureati.  Tiene seminari su tematiche inerenti le risorse umane presso alcune prestigiose università italiane. 
Inoltre svolge la libera professione come psicoterapeuta, si occupa in particolare di tematiche che riguardano la coppia, la famiglia,  la sessualità e il benessere individuale. Ha maturato una rilevante esperienza clinica lavorando presso istituti sanitari e società di sessuologia.
www.marcosalerno.com

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