Personalità e social network


Nel mondo sono più di 800 milioni le persone che possiedono un “profilo” sui più popolari social network, come MySpace, Facebook, Twitter. In Italia il boom si è registrato nel 2010, quando Facebook raggiunse i 14 milioni di iscritti, sino a contare a fine 2011 più di 21 milioni di utenti attivi (Oss. Vincos, 2011). Con tali numeri i social network sono una delle invenzioni più influenti dell’ultimo decennio.

Le prime ricerche

Da quando nel 2003 Mark Zuckenberg ha messo online la prima bozza di quello che sarebbe diventato un fenomeno planetario, la vita quotidiana delle persone, la loro comunicazione e le loro interazioni sociali hanno cambiato aspetto. I “social media” sono delle piattaforme su cui gli utenti presentano se stessi al mondo, gestendo la propria rete sociale e la propria identità. La prima definizione degli elementi che contraddistinguono questi siti web, si deve a due giovani studiose nordamericane che introducono anche il termine Social Network Sites (SNS) (Boyd Ellison, 2007). Nella definizione di Boyd ed Ellison (2007), i SNS consentono agli utenti: 1) di creare un profilo pubblico o semi-pubblico, all’interno di un sistema chiuso; 2) di creare una lista di altri utenti con cui condividere un collegamento; 3) di consultare la propria lista di contatti e quella creata da altri all’interno del sistema.

Quello che differenzia questi nuovi media da chat, blog o forum è la possibilità di rendere visibili ed utilizzabili le proprie reti sociali. Facebook nasce proprio con lo scopo di mantenere una rete di contatti visibile, tra gli studenti che hanno condiviso la propria esperienza universitaria ad Harvard (Ellison et al., 2007).  I Social Media ci permettono di relazionarci ai nostri amici reali e di allargare la rete sociale anche a persone che non abbiamo mai incontrato, superando il vincolo del faccia a faccia.

Di fronte ad un incremento ed un impatto così significativo alcune domande sorgono spontanee: “Cosa spinge le persone ad iscriversi a Facebook?”; “Quanto c’è di realistico e quanto di idealistico nei profili di Facebook?”; “Questa grande quantità di informazioni ci dice qualcosa della vita reale e sul modo di essere delle persone?”; “Esistono ripercussioni negative a livello psicologico e comportamentale nella vita reale?”. Questa analisi ha come obiettivo quello di cercare risposte a questi legittimi interrogativi.

Se si digita il termine “Facebook” su Google Scholar, appaiono in pochissimi secondi 2.590.000 di articoli e citazioni che vi fanno riferimento; questo dimostra che l'interesse verso le “personalità virtuali”, i comportamenti dei nativi digitali e l'uso dei social network, si è diffuso in modo rapido, diventando sempre più oggetto di studio per differenti aree di ricerca (psicologia, marketing, informatica, ecc).

Le prime ricerche che abbiamo analizzato hanno cercato di spiegare quali sono le motivazioni che spingono così tante persone ad iscriversi a Facebook o ad altri SNS. La capacità di offrire opportunità molto diverse fra loro, sembra essere una delle prime spiegazioni del successo dei social network. Alcune ricerche che si sono basate sulla teoria dei bisogni di Maslow hanno dimostrato che i social network riescono ad aiutare i propri utenti a soddisfare gran parte di questi bisogni. Tra essi ci sono: i bisogni di sicurezza (es. in Facebook le persone con cui si comunica sono solo “amici” e non estranei), i bisogni associativi (con gli “amici” posso comunicare, condividere foto e scambiare opinioni), i bisogni di stima (si possono scegliere gli “amici” ma io a mia volta posso essere scelto da altri; per cui se tanti mi scelgono accresco la mia autostima) e i bisogni di autorealizzazione (posso raccontare come voglio me stesso e posso anche usare le mie competenze per aiutare qualcuno) (Riva, 2008).

Tutto il successo di Facebook però non si spiega solo con questa ipotesi. Secondo recenti ricerche condotte da alcuni psicologi dello IULM e della Cattolica di Milano (Cipresso et al., 2010; Mauri et al., 2010), i social network hanno la capacità di produrre delle “esperienze ottimali”, definite di “Flow” (Flusso), che sono in grado di rifornire una ricompensa intrinseca ai propri utenti. Secondo la teoria di Csikszentmihalyi (1988), il flow è quello stato in cui tutto si svolge in armonia con le nostre decisioni; è uno stato che presuppone passione, creatività e il pieno coinvolgimento delle migliori abilità della persona. L'esperienza ottimale che si vive dipende direttamente da chi la compie, non solo perché si diventa protagonisti di quello che si sta facendo ma, perché si è totalmente coinvolti nell'attività al punto che nient'altro può distrarre in quel momento. Nel Flow un individuo è in grado di accantonare qualunque altro pensiero e preoccupazione, per immedesimarsi totalmente nel compito, fino ad arrivare a perdere il senso del tempo e la comparsa temporanea delle necessità fisiche di base.

Molto spesso nei racconti delle persone, per esempio di atleti, che sperimentano il flow vi sono espressioni del tipo: “Non mi sono reso conto dello scorrere delle ore e neanche che avevo saltato il pranzo”; “Ero talmente immerso in quel che facevo che il tempo è volato via”. Queste espressioni si possono benissimo sentire anche tra gli utenti di Facebook, chiunque abbia un profilo avrà almeno una volta provato questa sensazione. La motivazione a creare un profilo Facebook e ad utilizzarlo sistematicamente, se può nascere dalla curiosità, poi si mantiene grazie al piacere intrinseco, alla sensazione di coinvolgimento e all’assorbimento che gli utenti provano stando online.

Un’altra motivazione che spinge le persone ad iscriversi ad un Social Network, fa riferimento al bisogno personale di lasciare una traccia di sé. Tale bisogno è sempre stato una necessità insita in tutti gli esseri umani, di tutte le epoche storiche. Se in passato si usavano i ritratti, oggi si usano le pagine dei social network. Un tempo i ritratti davano un senso di eternità e ci fornivano molte informazioni del soggetto raffigurato (carattere, ambizioni, status sociale), così, oggi, i profili Facebook possono indicarci i tratti psicologici, gli interessi e molte altre informazioni dei loro possessori. Proprio per questo molte ricerche (Quercia et al., 2011; Gosling et al., 2011; Golbeck et al., 2011) che presenteremo hanno analizzato la personalità degli utenti, arrivando a comprendere che tutte le informazioni, le attività svolte online possono dirci qualcosa della personalità reale (offline) di ognuno, in quanto costruiscono una sorta di memoria storica delle proprie attività.

Recentemente anche Mark Zuckenberg sembra aver compreso la tendenza dei suoi utenti a voler lasciare un segno della loro storia e del loro passaggio nel mondo virtuale, per questo ha modificato il “look” di Facebook. La novità introdotta a Settembre 2011 si chiamata “Timeline”. Timeline è una sorta di “diario aperto” che permetterà alla bacheca degli utenti di conservare non solo gli ultimi aggiornamenti, ma attraverso l'impiego di nuovi controlli, permetterà di estrapolare i fatti e le notizie relative ad un determinato periodo. Il profilo diventa un vero e proprio diario in cui si sceglie la fotografia di copertina e dove tutti gli amici possono consultare un archivio suddiviso per anni per rivedere cosa si è scritto, pubblicato ecc. in un determinato periodo. Zuckenberg sostiene che: “Timeline è la storia della vostra vita” e grazie a questo strumento si potranno probabilmente aprire nuove possibili indagini sulla personalità degli utenti grazie alla loro “autobiografia”.

Personalità e social network

Nel processo di creazione di un profilo, i soggetti rivelano molto di se stessi, sia attraverso quello che condividono con la propria rete di amicizie (foto, interessi, link, …), sia attraverso quello che scrivono (descrizioni di sé, aggiornamenti di stato, …); ma quanto queste informazioni ci rivelano qualcosa riguardo i tratti di personalità dei soggetti? Se i profili online sapessero realmente prevedere e descrivere la personalità di un soggetto, i Social Network potrebbero diventare un’importante fonte di informazioni, che aiuterebbe a comprendere meglio il comportamento degli individui nel mondo reale (Golbeck, Robles Turner, 2011).

La personalità degli utenti è diventata oggetto di studio di molte ricerche: alcune hanno analizzato se esistono similitudini tra le personalità online e quelle offline (Back et al., 2010; Gosling et al., 2011), altre hanno osservato l’influenza che esercita la personalità sul modo di utilizzare il social network (tempo trascorso online, condivisione di foto, post, ecc.) (Quercia et al., 2011; Gosling et al., 2011). Nella maggior parte delle ricerche presenti in letteratura, le relazioni tra mondo reale, social network e personalità, sono state studiate utilizzando un test di personalità chiamato “Big Five”, formato da 132 item (Costa McCrae, 1992).

Il modello di Costa e McCrae individua cinque dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità di un individuo:

  1. Openness (Apertura metale – Chiusura mentale);
  2. Conscientiousness (Coscienziosità – Negligenza);
  3. Extraversion (Estroversione – Introversione);
  4. Agreeableness (Gradevolezza – Sgradevolezza);
  5. Neuroticism (Nevroticismo – Stabilità emotiva).

La teoria dei cinque fattori è sempre stata un punto di riferimento per i ricercatori che si occupano di personalità, ma il questionario Big Five non è sempre stato lo strumento più adatto ad essere utilizzato. In alcuni contesti, in cui il tempo a disposizione è poco, il Big Five è apparso troppo lungo ed impegnativo. Per cercare di superare questo limite, Gosling, Rentfrow e Swann nel 2003,  hanno creato due questionari che indagano le cinque dimensioni di personalità, composti rispettivamente da 5 items: “Five Item Personality Inventory” (FIPI); e da 10 item: “Ten Item Personality Inventory” (TIPI).

I ricercatori hanno valutato le caratteristiche psicometriche (attendibilità test-retest, validità discriminante e convergente) dei due test, confrontandoli con il Big Five Inventory. I risultati ottenuti mostrano che entrambi i test possiedono livelli adeguati di attendibilità e di validità; in particolare il Ten Item Personality Inventory (TIPI) sembra avere caratteristiche psicometriche migliori rispetto al Five Item Personality Inventory (FIPI). Nonostante il TIPI appaia un buon test sotto l’aspetto psicometrico, Gosling e collaboratori sostengono che abbia dei limiti, che bisogna tener presenti, e dei benefici che riguardano la fase di somministrazione e di interpretazione.

Un limite importante si evidenzia nella fase d’interpretazione del test. A causa della sua brevità  si può ottenere solo un quadro generale della personalità del soggetto, perdendo tutte le sfumature che caratterizzano un determinato soggetto. Il primo beneficio, invece, riguarda la possibilità di allargare il campo di studi del Big-Five a tutti quei contesti in cui è necessaria una valutazione breve. Infine, il TIPI  al suo interno non presenta items ridondanti, eliminando con essi anche il senso di frustrazione che il soggetto prova dovendo rispondere più volte a domande simili.

Nel panorama scientifico alcune ricerche hanno utilizzato una batteria di test nella quale è stato inserito anche il TIPI, per analizzare la relazione e le similitudini tra la personalità online e la personalità offline di un individuo (Back et al., 2010; Gosling et al., 2011). Nello specifico lo studio di Back e collaboratori (2010) ha cercato di comprendere se gli utenti, attraverso il loro profilo, tendono a mostrare agli altri la loro reale personalità o un Sé idealizzato. Tra coloro che si occupano di quest’argomento nel panorama scientifico è presente un dibattito: da una parte c’è chi sostiene l’ipotesi della “idealized virtual- identity” (Manago et al., 2008), secondo cui i soggetti mostrerebbero sui profili dei SNS caratteristiche idealizzate di sé; dall’altra parte troviamo coloro che sostengono l’ipotesi della “extended real-life” (Vazire Gosling, 2004; Ambady Skowronski, 2008), secondo cui i soggetti tendono a mostrare la loro personalità reale anche online.

Back e collaboratori nel loro studio hanno somministrato il TIPI e il NEO Five Factor Inventory ad un campione di 236 utenti, tra i 17 e i 22 anni, rilevando che i soggetti non utilizzano il proprio profilo per promuovere una identità virtuale e idealizzata; anzi, il profilo si rivela essere un buon mezzo per esprimere e comunicare la propria reale personalità. Questo studio contribuisce a sfatare il mito secondo cui il web è un luogo in cui non ci si può fidare di nessuno, in cui niente di quello che si vede è realistico. Allo stesso tempo anche la psicologa americana Katelyn McKenna ha mostrato come le persone sono più predisposte nei social network, ed in particolare in Facebook, a rivelare il proprio vero sé, più di quanto non lo siano nella vita reale. Anche gli studi di Quercia (2010) e di Gosling (2011) hanno avvalorato questa tesi rivelando che gli utenti definiti popolari (per il numero di contatti che possiedono) e con un alto livello d’estroversione nella vita reale, si rivelano tali anche su Facebook.

Il Big Five nella letteratura nazionale ed internazionale è sempre stato lo strumento principe per le ricerche sull’influenza che la personalità esercita sull’uso dei SNS e sui comportamenti online degli utenti. Dalle molte ricerche sul tema è emerso che i soggetti con un alto livello di Nevroticismo tendono ad utilizzare Internet per evitare la solitudine (Butt Philips, 2008), fornendo informazioni personali accurate nel proprio profilo (Amichai- Hamburger, Wainpel e Fox, 2002). Utenti con alti livelli di Estroversione (Extraversion) sembrano legati ad una maggiore facilità nell’uso dei social network, ad una percezione positiva per quello che riguarda l’utilità e le opportunità che creano questi siti (Acar Polonsky, 2008; Scrammel et al., 2009; Selfhout et al., 2010) e ad una loro maggiore appartenenza a gruppi (Ross et al., 2011); mentre bassi livelli di estroversione (quindi alti livelli di introversione) appaiono legati ad un uso dei social network per il solo scopo di comunicare (Amichai- Hamburger, Wainpel e Fox, 2002).

Un lavoro di Selfhout e collaboratori (2011) mostra che gli individui con alti livelli di Amabilità selezionano gli amici, scegliendo quelli più simili a loro per amabilità, estroversione e apertura mentale. Infine l’Apertura mentale sembra associarsi all’interesse verso i nuovi mezzi di comunicazione e quindi, ad un loro maggiore utilizzo (Butt Philips, 2008), mentre elevati livelli di Coscienziosità sono in relazione ad uno scarso uso dei social network e ad un maggior controllo verso tutto ciò che viene pubblicato o condiviso sul proprio profilo.

Da queste analisi sembra che i comportamenti sui Social Network siano un chiaro indizio di quella che è la personalità degli utenti: il modo in cui una persona si mostra può fornire parecchie informazioni. Ci sono ancora molti aspetti che andrebbero analizzati e approfonditi ulteriormente  che riguardano il numero degli amici e la densità della rete sociale. In particolare capire le relazioni tra personalità, legami relazionali forti e di fiducia potrebbero aiutare a capire come meglio presentare informazioni socialmente rilevanti agli utenti.

Facebook vs Twitter

Facebook e Twitter sono i social network più popolari, nonostante siano nati per scopi diversi. Non ci sono ancora molti studi che hanno analizzato la personalità degli utenti di Twitter, ma sicuramente anche questo social network diventerà un campo di indagine molto fertile. In effetti, Twitter potrebbe diventare un ottimo strumento in particolare per il marketing.

Prima di presentare una delle prime ricerche che ha provato ad analizzare e classificare la personalità degli utenti di Twitter, è importante capire cosa differenzia questi due grandi social network. Twitter è un “micro-blogging” sul quale gli utenti spediscono e leggono messaggi (tweets) che al massimo possono essere formati da 140 caratteri. Questi messaggi possono essere generali, cioè condivisi da tutti gli utenti presenti sulla rete, oppure individuali, cioè diretti ad uno specifico ricevente. Ogni utente può “seguire” altri utenti (follower) e in questo modo potrà leggere tutti i tweet in tempo reale che questi decideranno di inviare.

Ci sono alcune grandi differenze tra Facebook e Twitter:

  1. Timeline vs Real Time: Facebook innanzitutto guarda al passato, Twitter al presente; con la Timeline, Facebook è diventato ancora più personale, fatto di ricordi, fotografie e luoghi in cui si è stati; Twitter invece vive solo nel presente e i Tweet sopravvivono per un tempo limitato, solo per assolvere la loro funzione informativa;
  2. i follower non sono amici, sono persone con cui si hanno in comune degli interessi, ma possono anche essere dei perfetti sconosciuti o personaggi della TV; su Facebook invece se si vuole seguire quello che condivide un altro utente, è necessario prima diventare “amici”;
  3. Twitter è definito un “news media”: informale, immediato, perfetto per dare una notizia e creare un passaparola; Facebook è più lento, si presta di più a commemorazioni, risate e pianti fra amici;
  4. la privacy è molto importante in Facebook, mentre Twitter è pubblico, aperto e trasparente, il luogo ideale per chi si occupa di business, per chi vuole essere sempre aggiornato e per chi vuole creare nuovi contatti professionali.

Una delle più recenti ricerche, che ha avuto come oggetto di studio Twitter, è stata effettuata da Quercia e collaboratori (2011). I ricercatori hanno analizzato la relazione tra i tratti di personalità ricavati dal Big Five e le tipologie di utenti presenti su Twitter, suddividendoli in quattro gruppi: Listeners (coloro che seguono altri utenti), Popular (coloro che sono seguiti da altri), Highly-read (coloro che sono spesso inseriti nelle liste altrui) e due tipi di Influentials.

I ricercatori hanno reclutato i soggetti per il loro campione, grazie ad un’applicazione inserita su Facebook, chiamata “MyPersonality”. “MyPersonality” è oggi anche diventata una app per iphone, ipod touch e ipad. In questa applicazione ogni persona può compilare un test psicologico (il Big Five), che aiuta a conoscere se stessi e gli altri in modo rapido. Alla fine del test, infatti, viene elaborato immediatamente attraverso un grafico il proprio profilo di personalità. Per quanto riguarda la app che può essere scaricata da iTunes, ogni persona può anche confrontare i suoi risultati con quelli del proprio/a ragazzo/a o dei suoi amici, per osservare quanta somiglianza esista tra loro. Inoltre l’applicazione da l’opportunità ad ognuno di descrivere altre persone per sapere come si vedono gli altri, oppure sapere come gli altri vedono te, chiedendo loro di descriverti. Per quanto riguarda l’applicazione di Facebook, una volta che hanno compilato il test, verrà elaborato un profilo di personalità che potrà essere condiviso sulla propria bacheca e, se si possiede, sulla propria pagina Twitter. Accedendo alla compilazione del questionario su Facebook, si acconsente la consultazione delle proprie informazioni personali, presenti nel proprio profilo.

Grazie a questa possibilità, Quercia e collaboratori considerarono i risultati delle persone che sul profilo Facebook dichiaravano di possedere anche un account Twitter. Riuscirono a reclutare in questo modo 335 soggetti, per il 52% donne e per il 48% uomini. Analizzarono le relazioni presenti tra i tratti di personalità elaborati dalla compilazione del test e le caratteristiche delle cinque tipologie di utenti di Twitter.

Questo studio ha fornito tre importanti risultati:

  1. Esistono somiglianze e differenze significative tra le differenti tipologie di utenti di Twitter. Tutte e cinque (listeners, popular, highky-read e influential) appaiono emotivamente stabili (bassi livelli di Nevroticismo): tra loro molti utenti possiedono alti livelli di estroversione. In particolare le tipologie “Listeners” e “Popular” sembrano avere alti livelli di Estroversione che permette loro di comunicare e mantenere relazioni con i propri amici in modo più sistematico, a differenza di coloro che mostrano livelli alti di Nevroticismo, che non provano soddisfazione e supporto sociale dall’utilizzo dei Social Network. Gli utenti “Highly-read” possiedono livelli elevati di Apertura mentale che si associa generalmente ad elevata immaginazione e spontaneità. Gli utenti “Influentials” sono inclini ad avere tratti di estroversione combinati a caratteristiche di  ambizione e persistenza, che derivano da elevati livelli di Coscienziosità.
  2. È emerso che gli utenti di Twitter sono più anziani, rispetto a quelli di Facebook. Questo può essere accentuato dal fatto che Twitter è un canale molto più usato per fini professionali.
  3. Le caratteristiche di personalità possono essere facilmente ed efficacemente previste dalle informazioni personali presenti nel proprio account. Questo potrebbe essere una scoperta interessante, in particolare per il marketing. Esiste una relazione fra strategie di marketing e personalità del consumatore (Odekerken-Schroder e al., 2003; Whelan Davies, 2006): per questo su Twitter un’azienda potrebbe per esempio selezionare gli annunci o le pubblicità a cui la tipologia di utenza a cui sono indirizzati i propri prodotti appare più recettiva.

L’insieme delle informazioni che riguardano gli utenti, il loro modo di presentarsi, gli aggiornamenti di stato, il numero di amici, il loro grado di popolarità, i gruppi a cui appartengono sono sicuramente una risorsa importante per comprendere la personalità delle persone che ogni giorno trascorrono parte del loro tempo nel mondo di Facebook. Per alcuni ricercatori, un nuovo obiettivo sembra essere quello di riuscire ad elaborare profili di personalità solo attraverso le informazioni ricavabili dagli account (Golbeck et al., 2011), senza più avvalersi di test. Per fare questo si possono utilizzare alcuni software di analisi linguistica (es. Linguistic Inquiry and Word Count) che possono aiutarci a prevedere i tratti di personalità, analizzando quello che le persone scrivono online (Pennebaker, 1999; Mairesse e al., 2007; Golbeck e al, 2011), oppure sviluppando analisi statistiche e algoritmi ad hoc (Golbeck, 2011).

Conclusioni

Da questa analisi emerge che i social network rappresentano sicuramente un mondo affascinante e pieno di spunti per tutti coloro che si occupano dell’individuo e del suo comportamento. L’unione di più saperi può senza dubbio aiutare a comprendere meglio tutti i cambiamenti dell’individuo e della società, oltre alle potenzialità che questi strumenti possiedono e i lati oscuri che nascondono. Prima di concludere, non possiamo tralasciare un aspetto importante: se è vero che i social media possono essere delle nuove opportunità per molti aspetti e in molti settori, dobbiamo anche essere consapevoli che sono in grado di creare anche nuovi problemi. Tra gli aspetti negativi dei social network si possono anche nascondere una serie di comportamenti disfunzionali, come ad esempio il cambiamento di identità, i comportamenti aggressivi (stalking), la violazione e l’abuso di informazioni (ladri di identità).

Una caratteristica dei social network è quella di creare un contesto in cui il mondo reale si fonde con il mondo virtuale, un ambiente in cui le persone possono gestire la propria identità sociale e la propria rete di contatti. Riva (2008) sostiene che questo ambiente porta la persona a creare una “identità fluida”, che è allo stesso tempo flessibile e precaria, mutevole e incerta. Per un soggetto adulto può essere un vantaggio possedere un’identità di questo tipo, mentre per un adolescente che sta cercando ancora di costruirne una propria, questo può diventare un problema. In particolare, il processo di costruzione dell’identità potrebbe essere rallentato e si potrebbe sostituire la stabilità del futuro con un eterno presente, privo di certezze e di legami.

Non vi è dubbio che le relazioni sociali abbiano subito un forte cambiamento con l’avvento dei social media. Il concetto di “amicizia” nel mondo virtuale è totalmente diverso da quello che si ha nel mondo reale. Nella vita reale l’amicizia tra due persone possiede una dimensione di intimità, in cui si rivelano aspetti personali all’altro, perché di esso si ha fiducia. Questa dimensione privata si perde nei social network: l’amicizia diventa una relazione pubblica e superficiale. Spesso si diventa “amici” di persone che nemmeno si conoscono, solo per fare aumentare il numero dei propri contatti, così sentendosi importanti. In questo modo viene meno la relazione mediata dal corpo, una comunicazione faccia a faccia, un punto di riferimento importante nel processo di apprendimento e comprensione delle emozioni, rischiando così di cadere in un “analfabetismo affettivo”, con effetti che possono ripercuotersi anche sul comportamento, andando dal disinteresse emotivo alla psicopatia (Riva, 2008).

Non ci sono ancora ricerche dirette a valutare queste problematiche attraverso i social network, ma si ritiene che per quanto riguarda la psicologia e in particolare la psicopatologia forense, bisognerà iniziare a considerare anche queste fonti di informazioni. Mai come oggi e ancor più nel futuro un profilo Facebook, che sta puntando a diventare sempre più una specie di “diario segreto”, potrà essere uno strumento di cui gli psicologi e non solo potranno e dovranno avvalersi.

Facebook è una sorta di biglietto da visita, un elemento che sembra diventato essenziale come lo è diventato il cellulare. In ogni momento le persone sentono la necessità di condividere quello che stanno facendo, quello che pensano, far sapere dove e con chi sono. Su Facebook ci si può sfogare, si può piangere e ridere, si possono scrivere cose che nella vita reale non si riescono a dire perché in rete non ci sono limiti di tempo, di spazio, di pensiero... Se, come le ricerche hanno dimostrato, si è “più veri” online, non si può trascurare un account Facebook se si lavora con e per l’individuo.

Twitter diventerà sempre di più un mezzo di comunicazione privilegiato per quelle aziende che vogliono comunicare in modo efficace ai propri clienti. La condivisione di collegamenti e di prodotti è un’attività molto diffusa sui social network; il ruolo del consumatore si sta trasformando, da consumatore passivo (es. spettatore televisivo) a “SpettAutore” che crea o modifica contenuti esistenti secondo i propri bisogni, divenendo un “CommentAutore” che discute dei prodotti e che condivide le proprie riflessioni con gli amici (Riva, 2008). E' anche per questo che Twitter è oggi lo strumento preferito da giornalisti, personaggi televisivi e uomini d'azienda.

Dr.ssa Samantha Bernardi
Psicologa, perfezionata in psicopatologia forense

Dr. Ambrogio Pennati
Medico psichiatra, Psicoterapeuta
Perfezionato in psicopatologia forense
RD Director, FreeDataLabs, Milano
http://www.freedatalabs.com

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