Perdere il posto di lavoro: un decalogo per ripartire

Quando ci si trova senza lavoro da un giorno all’altro, riuscire ad affrontarne le conseguenze e ritrovare la forza per ripartire non è semplice. Abbiamo incontrato il professore Pier Giovanni Bresciani, presidente della Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione (SIPLO) ci spiega come affrontare questo momento, sicuramente molto duro, ma che può aprire scenari nuovi e insperati.

Dinnanzi a un evento traumatico di questo tipo, non ci si trova solo a fare i conti con il venir meno di una fonte di sostentamento, ma anche con quelli che sono i suoi risvolti psicologici e sociali, di gran lunga più “devastanti”. Si tratta di una vera e propria “tempesta” emotiva, capace di gettarci in preda all’impotenza e alla frustrazione. Destabilizza la nostra vita, ne travolge le certezze e mette in discussione noi stessi e quelli che sono i nostri progetti.

Un’esperienza traumatica non facile da accettare certo, ma che se saputa gestire può trasformarsi in un’occasione per reinventarsi, per rivedere i nostri obiettivi e le nostre priorità, per scorgere nuove risorse e nuove opportunità e per riuscire magari a ricollocarci di nuovo nel mondo del lavoro, sempre più mobile e in mutamento.

  “Il senso di fallimento e di sconforto generale che si accompagna alla perdita del lavoro- spiega il prof. Bresciani - può condurre a un progressivo vissuto di impotenza e a una sorta di abbattimento generale, per cui diventa difficile sforzarsi di agire o anche solo pensare di dover reagire ‘in qualche modo’. Come ha osservato già molto tempo fa il sociologo Lazarsfeld, il rischio è di un atteggiamento apatico che impedisce alle persone coinvolte di utilizzare le opportunità e le risorse che ha a disposizione”.

 

Dopo la perdita del posto di lavoro, cosa può scattare nell’animo umano?

L’esperienza della disoccupazione (soprattutto se p involontaria, inaspettata e subìta) provoca, generalmente, emozioni e sentimenti di grande intensità e di segno ‘negativo’, che sono il risultato di un ‘lavoro cognitivo’, in genere inconsapevole, che le persone fanno in relazione a sé stesse, giungendo ad attribuirsi la responsabilità principale, se non esclusiva, di ciò che è loro accaduto: possono così manifestarsi comportamenti riferibili a scarsa fiducia in sé stessi, ansia e anche angoscia, senso di colpa, vergogna.
Tali emozioni e pensieri negativi vanno comunque interpretati all’interno di un sistema di vita e di relazioni che è diverso per ciascuno. Ogni esperienza va inserita nel flusso degli accadimenti personali e professionali che costruiscono una storia di vita: di fronte a un’esperienza particolarmente stressante come la perdita del lavoro, occorre sempre chiedersi come ci si è arrivati e con quali risorse e condizioni di vita si deve ‘fare i conti’.  

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