Matrimoni bianchi: tabù e disagi delle coppie senza sesso

Con la consulenza del professor Emmanuele A. Jannini, Andrologo e docente di Endocrinologia e Sessuologia presso l’Università dell’Aquila

 

Si fa sempre un gran parlare di matrimoni, anche perché gli argomenti non mancano: dalle difficoltà economiche che fanno registrare la diminuzione delle cerimonie, alle numerose “mine” sempre pronte a insidiarlo. L’ultimo a sostenere l’indissolubilità del sacro vincolo è stato Papa Francesco ribadendo come, a partire dalla promessa di amarsi e onorarsi per ogni giorno della vita, per portare avanti la famiglia siano poi fondamentali tre parole: permesso, grazie e scusa. Sono davvero sufficienti questi tre principi per smussare i disagi che  facilmente s’insinuano tra i partner? O magari sono altre le questioni a tormentare i rapporti? Ad esempio, tra le cause che portano i coniugi a prendere le rispettive distanze, c’è anche quella che riguarda i matrimoni bianchi, come rivela un’ultima indagine svolta dal Censis. Il fenomeno pare essere in costante aumento: sarebbero addirittura 20mila, in Italia, i matrimoni non consumati, a fronte di un 20% di separazioni seguite dalla mancanza di rapporti sessuali all’interno della coppia. Il problema è nella reticenza a parlarne, punto dolente su cui pone l'accento il professor Emmanuele A. Jannini, Andrologo e docente di Endocrinologia e Sessuologia presso l’Università dell’Aquila, ritenendo sia proprio la difficoltà ad affrontare un tema così intimo il vero nocciolo della questione.

 

La nascita del tabù

Spesso, da un malessere non subito chiarito con la sana intenzione di eliminarlo sul nascere, si generano silenzi da cui è sempre più difficile uscire. Anzi, sono questi stessi a dar l’avvio a un “muro” che, seppur immaginario, man mano s’innalza rende la divisione tra i partner ben più netta, profonda, e reale. Si potrebbe andare avanti così per anni, e la rinuncia ai rapporti fisici diventa una tappa obbligata nella vita dei coniugi se a mancare è il coraggio di presentarsi davanti al medico, ritenendo la faccenda difficilmente risolvibile. In questa condizione, si rimane schiacciati dalla vergogna che obbliga a un silenzio da cui si è strappati unicamente per la pressione sociale subita dall’esterno. È il caso dell’infertilità che spinge le coppie a rivelare, finalmente, la loro condizione sessuale a un professionista. Solo quando motivati dalla decisione di avere un bambino, richiesta pressante anche da parte di parenti e amici, e per il timore che questi possano scoprire la loro frustrazione, i partner richiedono un parere specialistico. Mai, però, per denunciare una condizione disfunzionale.

 

Le cause dei matrimoni bianchi

Il fenomeno, legato al concetto di “non consumazione” del matrimonio, è multifattoriale, determinato da cause molto diverse tra loro: da quelle psicologiche (poco più frequenti nei giovani, e che interessano soprattutto gli abitanti delle grandi metropoli dove lo stress e il cosiddetto mal di città raggiungono picchi altissimi proiettandosi nella vita sociale; ma che trovano terreno fertile anche nei disagi esistenziali dovuto al super lavoro o alla mancanza dello stesso), a quelle maggiormente legate agli aspetti organici e medici (che vanno dalle patologie cardio-vascolari, a tutte le malattie endocrine, a molte urologiche e a qualcuna neurologica, come ad esempio la sclerosi multipla che può avere come sintomo di esordio proprio la disfunzione erettile). Tra le componenti prettamente femminili, la principale è da ricondurre al vaginismo, e quindi al timore della penetrazione; le maschili sono legati fondamentalmente alla disfunzione erettile, e a una forma così disperata di eiaculazione precoce da non permettere la stessa penetrazione.

 

Come rimediare alla crisi

Il primo passo è prendere coscienza del problema e lasciarsi aiutare da uno specialista. In questa fase, però, entra in gioco un riserbo talmente difficile da vincere e così ben noto agli esperti da esser ritenuto spesso argomento di studi, l’ultimo dei quali è stato pubblicato recentemente sul Journal of Sexual Medicine (massima rivista scientifica americana di settore). Proprio da questo è emerso che la maggioranza dei maschi europei (presi a campione da Spagna, Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna), non è solito frequentare studi medici. La spiegazione, dimostrano i dati del professor Jannini, risiede proprio nel tipo di cura loro proposta “I prodotti presenti in commercio nel 2011 (data della rilevazione), aumentano il disagio provato dal soggetto che si vergogna ad assumere medicine fortemente connotate e facilmente identificabili”, precisa Jannini. Senza considerare la componente di timidezza che subentra al momento dell’acquisto della famosa pillola blu. Ciò spiega la richiesta di trattamenti capaci di rispettare un aspetto fondamentale della sessualità maschile: la discrezione. Risponde a questa esigenza un farmaco (Levitra orosolubile, detto anche “mentina dell’amore”) rivoluzionario perché non riconoscibile come medicinale (assomiglia a una caramella), si può assumere nella più totale discrezione, ed è "comodo" perché si scioglie in bocca senza bisogno di acqua. Accanto alla terapia farmacologica, una regolare attività fisica, per favorire una maggior soddisfazione di sé utile a vivere il rapporto fisico e la nudità con maggior piacere, e l’abolizione dei classici “nemici del letto”, droghe, fumo e alcol, possono contribuire ad allentare le tensioni, con effetti benefici sulle prestazioni sessuali. 

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