Lui ha 50 anni, lei 20: psicologia dell’amore “privato”

Può una tardoadolescente essere attratta da un uomo molto più grande? Certo che può. E per ragioni tutt’altro che semplici da capire e spiegare. Il tema, affascinante e delicato, è stato affrontato dalla scrittrice Giulia Gennaro nel romanzo “Amore privato” (MdS Editore, 2015, 246 pagine), incentrato sulla tormentata relazione tra una ventenne e un uomo di 30 anni più grande.


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Lui frequenta altre donne, dice di non amarla e non è neanche bello. Ma la giovane, sensuale e intelligente, perde comunque la testa, avviando un gioco al massacro che la vedrà vittima ma anche carnefice. «Quella di una ragazza molto giovane per un uomo maturo è un’attrazione mossa da un Edipo non risolto – spiega Adelia Lucattini, psichiatra psicoterapeuta e psicoanalista, autrice del libro
“Il dolore dell’analista. Dolore psichico e metodo psicoanalitico”
(Astrolabio-Ubaldini, 2015, 252 pp.) – la ragazza che prova questo sentimento non è riuscita a superare felicemente o naturalmente l’innamoramento per il padre (perché egli era assente, perché il rapporto è stato carente, povero o qualche volta violento) e decide di viverselo spostandolo su un uomo estraneo alla famiglia».

Spesso, spiega Adelia Lucattini, questo processo avviene attraverso l’innamoramento per il fratello di un’amica, per il cugino, il compagno di classe o per il figlio di amici di famiglia. Ma se alla ragazza accade di incontrare un uomo più o meno dell’età del padre e che può somigliargli o incarnare la forma idealizzata di un genitore irraggiungibile, amato ma non stimato, stimato ma non amabile, ecco che si può creare quell’“aggancio” per cui l’adulto diventa un sostituto della figura paterna. «Tutto questo, naturalmente – precisa l’esperta – senza che la ragazza ne abbia consapevolezza o coscienza. Certe volte queste relazioni iniziano come incontri occasionali in cui scatta una scintilla e si instaura un’immediata e inspiegabile attrazione. Altre volte l’incontro avviene all’interno di una cornice di studio o di lavoro, cresce lentamente e alla fine si consolida. Uscirne, in questi casi, può essere difficile».

Il padre idealizzato e amato, raffinato mentore, amico colto e affascinate, l’uomo desiderato, può insomma rivelarsi, col tempo, una persona diversa da quella immaginata, sognata, non vista per quello che è. Ma quando arriva la coscienza può già essere troppo tardi. «Il bisogno di vivere una relazione, di non vedersi portato via “di nuovo” il grande amore – continua Lucattini – può spingere la ragazza ad adattarsi alle condizioni che l’uomo le pone, “conditio sine qua non” per non essere lasciata. Le richieste crescenti diventano un “dovere senza amore” dove possesso, violenza, sopraffazione possono prendere il posto di carezze, cure, insegnamenti e attenzioni».

Il ricatto può essere anche perverso e sottile e sempre s’incastra con un bisogno profondo della ragazza, usato dall’amante per i propri fini narcisistici, egoistici o per il proprio piacere. Cadere in queste situazioni è umano: quante donne possono dire di aver fatto una tale esperienza anche solo per un breve periodo della vita? «Ma restarci intrappolate – aggiunge la psichiatra – è un fatto legato a nodi profondi non risolti, a traumi non elaborati, a perdite non accettate o a sofferenze allontanate con forza che tornano indietro come un boomerang, e legano».

Il persecutore esterno, spiega l’esperta, spesso altro non è se non l’attore cui viene inconsciamente chiesto di impersonare nella realtà colui che fa vivere i fantasmi interni, le antiche persecuzioni, la solitudine spietata e alienante, trasformando i “mostri”" che popolano il buio temuto da bambina in un mostro in carne e ossa che domina sadicamente la vita reale.

«Uscire da questa situazione è possibile – conclude Lucattini – attraverso il tempo, l’incontro felice con persone “di cuore”, trasparenti, oneste e sincere, e con la costruzione di un rapporto sano, positivo e gratuito con un altro uomo, che appoggi il proprio sguardo con affetto e tenda la mano per aiutare a intraprendere una nuova strada. Una buona relazione, un rapporto “sano” permette dunque di uscire da dinamiche che, soprattutto nei giovanissimi, arrestano il processo di miglioramento di sé e la possibilità che ognuno ha di affrontare i propri fantasmi e trovare finalmente il “vero amore”. Il proprio, il suo».

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