LEGGE DELL’ATTRAZIONE TRA FILOSOFIA, PSICOLOGIA E …

MILANO, 21/04/2015 (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura) Il simile attrae simile. Pensiamo positivo e attireremo eventi positivi. Concentriamoci sui nostri desideri come già fossero realtà e piano piano si concretizzeranno. Amiamo incondizionatamente le persone, le cose, le situazioni e la forza dell’amore porterà esperienze belle e significative nella nostra vita. Non stanchiamoci mai di ringraziare per ogni cosa, anche se piccola, che la vita ci ha dato e altrettante cose belle arriveranno nei nostri giorni. Gioiamo di tutte le cose che già abbiamo e ne attireremo altre ancora più belle. Sono questi, detti piuttosto in sintesi, i principi della Legge dell’Attrazione, filosofia di vita che, come quella del pensiero positivo di Louise Hay con cui condivide in pratica gli stessi principi, afferma che siamo autori del nostro destino, che, in pratica le esperienze belle o brutte che ci capitano le attiriamo noi con i nostri atteggiamenti e pensieri. Per la Legge dell’Attrazione come per il pensiero positivo siamo i fautori del nostro destino. Vero, falso? Personalmente aderisco a questi principi, ci credo anche dopo un’esperienza che ho avuto di una malattia grave, un linfoma che mi era sopraggiunta a 19 anni. Fintanto che ero ribelle e negativa verso la vita, la malattia prosperava e si rigenerava e dovevo sottopormi a cure pesanti e dolorose. Ad un certo punto ho deciso di cambiare atteggiamento: dovevo combattere la malattia, la vita era un dono, avevo tante cose belle da fare e da vivere. Il mio atteggiamento verso la vita è cambiato, è diventato positivo e amorevole verso tutto quello che di bello avevo e ho deciso di combattere. Ebbene sono guarita in modo quasi miracoloso: ho dovuto sospendere le cure per un problema polmonare con il programma di riprenderle dopo un certo periodo perché non ero guarita. Ma le cellule killer si sono arrestate e la malattia è andata in recessione e non ho più dovuto fare le cure. Sono guarita. Ma non solo la mia esperienza mi ha portato ad aderire a queste filosofia. Studi filosofici, psicologici e sulla fisica quantistica hanno contribuito a cambiare il mio modo di pensare non senza mantenere un atteggiamento a volte critico verso alcuni principi.

L’OSSERVATORE in passato era visto come neutrale rispetto a ciò che osservata. Studi della fisica quantistica, ma anche in ambito psicologico e filosofico, rivelano invece che l’osservatore influisce sull’oggetto osservato e da questo viene a sua volta influenzato creando un circolo. Non si può separare l’osservatore da quello che osserva. E da qui si intuisce l’influenza che l’essere umano ha sulle cose. Ma cosa dice la fisica quantistica? “Sia la luce che le particelle che costituiscono gli atomi e cioè gli elementi fondamentali che compongono la materia (quindi noi stessi e la realtà a noi manifesta) sono costituite da minuscoli concentrati di energia detti QUANTI, che hanno una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare e come le particelle subatomiche che formano la materia, si manifestano soltanto all'atto dell'osservazione. Fino a quel momento, cioè fino a quando "qualcuno" non le osserva, esiste 'solo' il potenziale della particella sotto forma di un onda energetica, che contiene in se tutte le possibilità”. (http://www.quantistica.altervista.org/). E ancora .“All'atto dell'osservazione, una particella prende vita occupando una delle possibilità, solitamente quella che ci aspettiamo…All'atto dell'osservazione, una particella prende vita occupando una delle possibilità, solitamente quella che ci aspettiamo. L'aspetto sconvolgente ma anche illuminante di queste scoperte è che tutto l'universo e noi stessi siamo formati da particelle; le stesse particelle che esistono come materia quando le osserviamo ed esistono come onde di possibilità quando non le osserviamo”. Ma le scoperte innovative non finiscono qui. “Una lettura a trecentosessanta gradi della diseguaglianza di Bell (diseguaglianza che dimostra la possibilità di azioni a distanza) prova che l’universo non può più essere considerato una mera collezione di oggetti, ma una inseparabile rete di modelli di energia vibrante, nei quali nessun componente ha realtà indipendente dal tutto ((http://www.quantistica.altervista.org/). E inoltre ciò che l'osservatore farà in futuro definisce ciò che accade nel passato? Secondo il fisico John Archibald Wheeler (premio Wolf per la Fisica nel 1997) la risposta è affermativa, in quanto attraverso dei particolari esperimenti si può dimostrare che "Strumenti di registrazione che operano qui ed ora hanno un ruolo innegabile nel generare ciò che è accaduto" . (http://mcz06.wordpress.com/2007/06/27/la-rivoluzione-nascosta/)

La fisica quantistica quindi con le sue scoperte mette in risalto quanto la realtà non è qualcosa di esterno a noi, qualcosa di neutrale rispetto a noi. E’ al contrario “creata da noi”.

Ma non solo la fisica quantistica sostiene questo. Heinz von Foerster, scienziato statunitense che ha combinato fisica e filosofia, ha sostenuto che l'osservatore è colui che ordina e organizza un mondo costruito dalla sua esperienza: egli è al tempo stesso il costruttore e l'ordinatore della realtà, colui che stabilisce un ordine tra i tanti possibili; non un ordine qualsiasi, bensì quello a lui più utile e funzionale alle proprie attività. Anche Gregory Bateson (Grantchester, 9 maggio 1904 – San Francisco, 4 luglio 1980, antropologo, sociologo e psicologo britannico,) è sulla stessa linea d’onda. In un passo del suo libro Verso un’ecologia della mente sostiene che «Nella storia naturale dell’essere umano, ontologia ed epistemologia non possono essere separate. Le sue convinzioni (di solito inconsce) sul mondo che lo circonda (cioè, le sue premesse ontologiche) determineranno il suo modo di vederlo (cioè, le sue premesse epistemologiche) e di agirvi, e questo suo modo di percepire e di agire (cioè le sue premesse epistemologiche) determinerà le sue convinzioni sulla natura del mondo (cioè, le sue premesse ontologiche). L’uomo vivente è quindi imprigionato in una trama di premesse epistemologiche e ontologiche”. Ma non basta. C’è chi sostiene che percepiamo con il nostro corpo. Maurice Merleau-Ponty, (docente universitario di filosofia-Rochefort-sur-Mer 1908 - Parigi 1961) è insieme a Sartre (da cui si distacca per divergenze politiche) il principale esponente dell'esistenzialismo francese. Sostiene che l’origine dell’oggetto è nel cuore stesso della nostra esperienza. In Fenomenologia della percezione scrive “Quando percepisco un oggetto, non potrei sapere che ciascuno dei suoi profili rappresenta l’oggetto visto da qui o da lì, se non avessi coscienza del mio corpo come sempre identico attraverso le fasi del mio movimento. La cosa e il mondo mi sono dati insieme alle parti del mio corpo, in virtù di una connessione vivente. Le qualità sensibili della cosa, come per esempio il colore, si offrono alla percezione con una fisionomia motoria, pertanto sono in un certo montaggio con il mio corpo, in virtù del quale io mi adatto al mondo. Come diceva Goethe nella sua teoria dei colori, il verde è un colore riposante, il blu sembra cedere al nostro sguardo, il rosso sprofonda nell’occhio; oppure il rosso lacera, il giallo è pungente, come afferma un malato. Il colore, prima di essere una qualità dell’oggetto, si annuncia all’esperienza come un certo atteggiamento del corpo che gli si confà e in virtù di cui esso si costituisce in quanto rosso, blu, verde…” E cosa pensa della realtà Karl Weick Edward (31 Ottobre 1936 , teorico organizzativo americano che è noto per introdurre i concetti di " loose coupling "," consapevolezza"e" creazione di senso "in studi organizzativi )? “La realtà non ha un senso in sé, ma ha sempre e soltanto il senso che le persone le attribuiscono e dunque oggetto di studio non possono che essere i processi cognitivi, le mappe causali, attraverso cui i soggetti conferiscono senso ai loro flussi di esperienza”. (http://sensemaking.wikispaces.com/sensemaking)

E se il mondo fosse un fatto di narrazione? Gianfranco Cecchin (Nogarole Vicentino, 22 agosto 1932 – presso Brescia, 2 febbraio 2004) che è stato uno psichiatra e psicoterapeuta italiano, fondatore insieme a Mara Selvini Palazzoli, Luigi Boscolo e Giuliana Prata - del movimento di terapia familiare sistemica oggi noto in gran parte del mondo come "Milan Approach" sostiene che “il mondo è come viene raccontato non più perché il racconto lo rappresenta in modo corretto ma perché la retorica del narrato lo costruisce continuamente e continuamente opera in connessione con altre narrative negoziando in permanenza l’emerger del reale.” (Idee perfette. Hybris delle prigioni della mente - Gianfranco Cecchin , Tiziano Apolloni) . Alla filosofia della Legge dell’Attrazione’è chi ci crede chi no. Delle cose però sono abbastanza intuitive. UN ATTEGGIAMENTO POSITIVO PUO’ INFLUIRE IN MODO PIUTTOSTO DETERMINANTE SULLA NOSTRA VITA. Come sono diverse le vite di chi vede il bicchiere mezzo pieno e di chi lo vede mezzo vuoto. Ma come tutte le teorie ha dei punti critici. Sembra tutto sia possibile ma in realtà se è vero che possiamo ottenere le cose che desideriamo è anche vero che bisogna darsi molto da fare. Il pensiero positivo è la benzina ma ci vuole poi molta volontà e fatica. La teoria poi non prende molto in considerazione il fatto che siamo esseri complessi, compositi. Le parti di noi che ci compongono non sempre sono integrate anzi spesso sono in contrasto tra loro e stridono convivendo una accanto all’altra. E’ un mito da sfatare la personalità integrata, ovvero molte parti sono in armonia ma molte no. A volte vogliamo una cosa e il suo contrario allo stesso tempo, ad esempio succede spesso in amore: quando una persona non fa per noi spesso ne siamo comunque innamorati e siamo combattuti se lasciare perdere o no. Vogliamo lasciar perdere da un lato e continuare dall’altro. Vogliamo una cosa e il suo contrario quindi. Ma non basta. Viene detto di non pensare alle emozioni negative. E’ vero l’obiettivo è cercare d’essere positivi le emozioni negative non vanno rimosse ma elaborate. La rabbia, l’insoddisfazione il dolore fanno parte di noi. Sinceramente credo che la nostra vita sia un fatto di interpretazione e narrazione. Credo sia possibile per ciascuno di noi narrare la propria storia secondo quanto desidera e non esiste una giusta narrazione in assoluto esiste qualcosa di giusto per ognuno di noi. E’ possibile riscrivere la nostra storia. Il mio lavoro con i pazienti è cercare di capire i punti critici del loro dolore e del loro disorientamento e cercarli di vedere da altre angolature. Ci sono tante verità, tanti modi diversi di leggere una stessa realtà. E’possibile cambiare punto di vista e modo in cui si legge l’evento. E riscriverlo è possibile. Serena Fuart

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