La gioia di vivere e la sottile insidia della depressione

RAGUSA - 15/11/2013

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Per dubbi e consigli scrivete a sabridama@tiscali.it

Al via la nuova rubrica settimanale Psicologia e benessere da me curata. Sono Sabrina D’Amanti, psicologa e psicoterapeuta laureata in Psicologia all’Università di Palermo nel 1998 e poi specializzata in Analisi Transazionale a Roma all’Istituto Auximon. Per anni ho lavorato in varie scuole di Vittoria all’interno dell’equipe scolastica. In quel contesto mi sono occupata di disturbi degli apprendimenti e di problematiche comportamentali e relazionali di bambini di età compresa fra i 3 e i 15 anni. Dal 2001 al 2005 mi sono occupata di valutazione e diagnosi del disturbo di Alzheimer nel reparto di Neurologia dell’ospedale di Vittoria e svolgo la libera professione come psicoterapeuta in due studi privati a Ragusa e Vittoria. Mi occupo di terapia individuale, di coppia e familiare e di consulenza alle famiglie su situazioni problematiche riguardanti bambini e adolescenti.

Questo è il primo di tre articoli che svilupperanno il tema della «Gioia di vivere», così come in questo caso, anche gli argomenti successivi verranno sviluppati in più parti nel corso di più uscite. Per capire cosa sia la gioia di vivere occorre intanto aver chiaro cosa sia la gioia. A tal proposito può venirci in aiuto un’eloquente immagine, quella del bambino piccolo (6-9 mesi) che vedendo la madre avvicinarsi, sorride e sgambetta allegramente emettendo gridolini di felicità. Ciò che egli prova in quel momento è una piacevole sensazione fisica, accompagnata da una sensazione emotiva di benessere generata dall’avere accanto a sé ciò che desidera e di cui ha bisogno: le cure e le attenzioni di mamma. Simile è la sensazione che prova l’adulto, anche per lui la gioia corrisponde a un piacevole stato di eccitazione che produce una sensazione di benessere dovuto all’aver conseguito una meta, all’aver ricevuto un dono o semplicemente al godere di qualcosa che in lui produce piacere (un abbraccio, l’ascolto di un brano musicale, la vista di un tramonto).

In certi momenti della vita, a causa di particolari circostanze, la possibilità di provare gioia è temporaneamente ostacolata, è quel che accade quando si hanno problemi di salute, conflitti relazionali, lutti, problematiche gravi di vario genere. La possibilità di provare gioia però può essere compromessa anche in assenza di problemi reali, cioè da cause non visibili e di cui il soggetto stesso ignora la natura. Questo articolo e soprattutto il successivo rivolgono la propria attenzione proprio a questi disagi, ovvero a quelle condizioni di sofferenza interiore fatta di tormento, amarezza, abbattimento, tristezza la cui intensità può raggiungere livelli intollerabili. Si tratta di quel tormento che spesso viene chiamato «male di vivere», cioè quella condizione dell’animo che travolge, affligge, dilania, abbatte, lascia senza forze. Dolore trasversale a tante forme di sofferenza psichica, presente per eccellenza nelle depressioni. È quel male da cui molti cercano la fuga attraverso le droghe, l’alcol, il cibo, il gioco, finti rimedi da cui proviene solo altro tomento e disperazione. È un dolore grande che annulla la possibilità di poter apprezzare la vita e che anzi fa sentire questa stessa come un inutile peso, tanto da desiderare di perderla e di agire in modo che questo accada (guida spericolata, condotte pericolose quali abuso di alcol, fumo eccessivo, ecc). Nel prossimo numero vedremo quali fattori psicologici ostacolano la possibilità di provare gioia e all’opposto favoriscono un umore depresso.

Dott.ssa Sabrina D´Amanti psicologa e psicoterapeuta
cell. 393.4753696 mail sabridama@tiscali.it
Studio di psicoterapia a Ragusa e Vittoria

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