«Il tredicesimo apostolo» vince la scommessa del paranormale


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Bambini che levitano, loschi «men in black», ritratti animati in grado di spingere i loro soggetti alla morte, archivi segreti nel cuore del Vaticano e un bacio alla Uccelli di rovo tra un prete e una bella psicologa: Il tredicesimo apostolo, nuova fiction di Canale 5 a tema paranormale, ha infranto molte regole dello sceneggiato all'italiana. E ha vinto: 7 milioni di spettatori per uno share del 27%; Mettiamoci all'opera, la trasmissione di Rai1 condotta da Pupo, è arrivata seconda con solo il 12%. Cifre che andranno esaminate alla luce delle percentuali della settimana prossima, quando l'effetto novità sarà passato e davanti alla tv resteranno solo gli spettatori fidelizzati.
Resta un esordio importante, sintomo di un desiderio di novità che è stato nell'aria per tutta la scorsa stagione, provocando il flop di molte fiction storiche, comiche o familiari. Argomenti che hanno saturato il mercato e la pazienza degli italiani, sempre più catturati dall'offerta anglo-americana su Rai2 e sui canali del digitale terrestre (e ora, con Downton Abbey, su Rete 4).
Le prime due puntate de Il tredicesimo apostolo: Gemelli e Anatema, si sono rivelate di buona fattura, anche se spesso ingenue nella gestione degli snodi narrativi. L'elemento mistico-religioso è una furba concessione all'immaginario collettivo del pubblico tricolore, il «gancio» con cui attirarlo in una classica messinscena di storie del mistero auto concluse, unite da una sottotrama della quale sono offerti solo pochi frammenti per puntata. Claudio Gioè e Claudia Pandolfi si confermano bravi e simpatici, dando vita a personaggi in grado di sopportare l'onere della lunga serialità. Come spesso accade nei nostri prodotti il contributo del cast di supporto non è purtroppo altrettanto convincente.
La regia di Alexis Sweet è educata e adeguata, con una buona gestione dei colpi di scena, anche se le sequenze più concitate restano il punto debole della nostra settima arte. Chi fosse in cerca di elementi horror più pronunciati deve concedere alla produzione il merito di aver fatto digerire a Mediaset il primo vero prodotto italiano sul soprannaturale di prima serata andato in onda da decenni a oggi. Non è poco: X-Files e Fringe arriveranno col tempo, se si continua a battere questa strada.


Adamo Dagradi

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