Il risveglio della coscienza

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Scienziati finlandesi riescono a fotografare la sede cerebrale della coscienza.

-Matteo Tamborrino – 6 Aprile 2012 – “La coscienza è una suocera le cui visite non finiscono mai”. Così si pronunciava Henry Louis Mencken. “Coscienza” è, oggi, uno dei termini maggiormente polisemici all’interno dei nostri dizionari. Investe infatti disparati campi della conoscenza (quello filosofico e psicologico in primis); da un punto di vista strettamente neurologico, la coscienza (dal latino cum + scire, ossia “sapere con”, “conoscere insieme”) è lo stato vigilante della mente umana, fase contrapposta al coma.

Al di là delle diverse congetture costruite dagli antichi nell’ambito dell’aspra dialettica mente-corpo, per darsi ragione di cosa effettivamente fosse questa coscienza, oggi la psicologia la indica come una funzione, propria dell'Uomo, capace di apportare conoscenza. Quando la consapevolezza di un fenomeno esterno si radica nella nostra intimità, allora quel dato entra a far parte della coscienza.  Secondo la medicina, essa (intesa in senso più concreto, per quanto sia possibile) si “assopirebbe” durante il sonno, il coma e l’anestesia.

Alcuni neuroscienziati finlandesi sono recentemente riusciti a “fotografare” il risveglio della coscienza, a seguito di un’anestesia generale: le immagini, ottenute con una scansione del cervello, mettono parzialmente in luce la “sede del nostro sé”, o almeno la sua parte più primitiva. Secondo quanto riferito su “The Journal of Neuroscience”, le aree neurali coinvolte nella coscienza sarebbero poste in settori piuttosto profondi del cervello e farebbero dunque parte dei circuiti neurali più arcaici, contrariamente a quanto si riteneva.

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