IL CORPO COME MAPPA DELLA PSICHE.

E’ possibile leggere il carattere e la psicologia di una persona dal suo aspetto fisico? E ciò che si propone la psicomorfologia, che spiega come la chirurgia plastica 'eumorfica' permetta di modificare gli aspetti fisici non 'integrati' e far collimare l'immagine reale del corpo con quella mentale. Ne parla un libro.

Il cambiamento corporeo può innescare una metamorfosi interiore, ossia la chirurgia plastica "eumorfica" può risolvere i conflitti interiori tramite il cambiamento delle forme esteriori. E' ciò che sostiene il libro "Metamorfosi in chirurgia plastica" (Tecniche nuove) f irmato da Paolo Morselli Professore di chirurgia plastica all'Università di Bologna e dallo psicoterapeuta francese Orwin AvalonIl volto, ma anche il corpo, nelle sue forme sarebbero quindi dei propri "specchi dell'anima" svelano di noi molto a chi sa leggere e interpretare. Un linguaggio silenzioso che può esprimere malesseri profondi. Si tratta di una raffinata evoluzione dell'antico concetto di "complesso" che spiega come la ricerca e la modificazione corporea sia un bisogno tutt'altro che voluttuario. Già nel 1926 Suzanne Noel scriveva i risvolti della propria attività clinica in “LaChirurgie Esthetique: son role sociale”.

“La psicomorfologia però” sottolinea Morselli “un un metodo di interpretazione del disagio e non rappresenta una etichetta né un giudizio sulle caratteristiche delle persone. Abbiamo compreso infatti come molte ferite dell'anima si riflettano sul corpo e su esso vengano fissate. Nel corpo possono essere riconosciute, comprese e integrate, il corpo con la sua morfologia ci racconta e evidenzia i nostri punti forti, le nostre potenzialità e le nostre debolezze,conoscendo i quali possiamo guarire dalle sofferenze somatospichiche”. Durante il colloquio clinico il Professor Morselli cerca innanzitutto l'origine del rifiuto di certe parti del corpo: le ferite dell'infanzia infatti possono avere un importante risvolto psicosomatico e modificare la parte del corpo che provoca sofferenza permette di "far pace" e raggiungere il benessere psicologico. Il paziente si accetta e ritiene che il mondo lo accetti ritrovando una forma di benevolenza nei propri confronti. Le basi della disciplina affondano nella notte dei tempi: anche per gli antichi il volto è lo specchio perfetto della psiche. In tutto ciò si inserisce la cultura, nelle varie epoche si interviene artificialmente sull'aspetto per adeguarsi a canoni desiderabili: dalla compressione del seno in Grecia, all'amputazione del seno destro delle amazzoni, agli anelli per allungare il collo delle donne Padaung in Birmania, alle perforazioni intenzionali nasi e orecchie sino a tatuaggi e piercing delle nostre latitudini che assumono nel tempo significati diversi. La bellezza quindi può essere interpretata come la visione di qualcosa che determina una "emozione di piacere".

 

La Psicomorfologia permette quindi di ottenere informazioni importanti sul paziente: nel 1914 viene formulata la "legge di dilatazione e ritrazione” secondo la quale lo Stato del corpo e i suoi cambiamenti corrispondono ad un "movimento psichico". L'espansione corrisponde a crescita, sviluppo, ambiente favorevole, mentre la conservazione si esprime con una forma allungata del viso, che corrisponde ad attitudini psichiche della vita adulta e anziana. Applicando questi concetti alla chirurgia plastica dilatare un viso significa ringiovanirlo.

Le rughe ad esempio rappresentano una ritrazione e sono spesso la risposta al dolore e a traumi subiti: rughe premature e pronunciate denotano una vulnerabilità emotiva che viene riproposta ogni giorno dall'immagine riflessa nello specchio

 

 

 

 

 

 

Profonde rughe naso labiali denotano un sentimento di solitudine, quelle tra le sopracciglia si formano per uno sforzo costante di mantenere l'attenzione e il controllo. Straordinariamente affascinante è la lettura del seno molto piccolo che la psichico morfologia attribuisce ad un quadro positivo nei confronti della femminilità della figlia o in una difficile identificazione con una madre poco femminile o poco accogliente. È chiaro poi c'è il volto è un sistema ampio in cui piani si presentano contemporaneamente: si può avere naso e bocca grande (dilatazione dei recettori affettivi) ma una fronte piccola, ritratta.

 

 

 

 

 

 

Oppure un volto dilatato frontalmente, ma ritratto di profilo che determina il conflitto tra bisogno di fusione e affermazione di sé (sotto).

 

 

 

 

 

 

Un altro esempio è la dilatazione estrema che mostrano le persone obese come mettessero tra sé e il mondo una barriera (il grasso) per proteggersi dalle aggressioni psichiche. Nella valutazione del volto altri due concetti fondanti sono quelli di atonia, tipico dei neonati con pelle e muscoli pieni ma rilassati, rispetto alla tonicità che indica attività, vivacità, azione.  Un viso atonico in un ragazzo o in un adulto indica passività, ozio, un atteggiamento infantile spesso creativo. Il nostro volto, inoltre, non è mai perfettamente simmetrico e le differenze tra i due lati possono dirci molto. Il lato destro é quello più attivo e il sinistro quello ricettivo, così che la simmetria dovrebbe significare uno stato di equilibrio, mentre la dismetria descriverebbe un conflitto. In questo senso le persone con un volto fortemente asimmetrico hanno bisogno di più l'energia per mantenere l'equilibrio interiore. Anche lo studio del profilo fornisce indicazioni interessanti: la parte sinistra rappresenta quella femminile e la relazione con la madre, mentre la destra rappresenta la spada, l'azione e la componente maschile. Già chiedendo al soggetto quale lato preferisca è possibile ottenere informazioni sugli schermi affettivi e relazionali. Sul nostro volto sono poi distribuiti i recettori con il mondo esterno: occhi, naso e bocca rappresentano alcuni dei sensi più importanti, lo studio della loro 'apertura' o 'chiusura' ci racconta dell'atteggiamento del soggetto nei confronti dell'esistenza . La loro grandezza e forma molto ci può dire di un carattere per fare un esempio, un setto nasale deviato non solo è antiestetico, ma essendo il naso il simbolo dell' affettività, operare può servire a raddrizzare qualcosa di "storto" anche nei rapporti con gli altri. Il naso, al centro del viso, è l'accesso principale del piano affettivo, il naso molto piccolo può dilatare una affettività infantile, che richiede attenzione; un naso adunco, poco femminile, se è corretto può portare ad una affettività più dolce e meno aggressiva. La bocca e le labbra grandi prominenti denotano una donna-bambina, che desidera essere conquistata, mentre le labbra molto sottili sono segno di chiusura, repressione della passione, della vita istintiva ma anche della comunicazione. “La qualità della terapia” spiega Morselli “dipende dalla relazione che si instaura nel rapporto medico paziente. Determinate è comprendere i bisogni profondi del paziente e l' analisi Psicomorfologica ci aiuta a studiare i limiti e gli eccessi del paziente. Viene introdotta una nuova classificazione che riguarda le Dismorfopatie , soggettive e obbiettive che permette di indirizzare il paziente in interventi di chirurgia plastica in associazione con assistenza terapeutica o di indirizzare nei casi più severi in un percorso psicoterapeutico. Nel libro vengono anche presentate metodiche utili a valutare le Aspettative del paziente rispetto all’intervento chirurgico e altre tecniche al fine di individuare aspettative irreali e fantasiose che porterebbero il paziente in uno stato di sofferenza. Il quadro del volto è la struttura ossea, solida, la quale si inseriscono le parti molli del volto. Studiarlo permette di comprendere le forze profonde dell'essere e lo studio di tutti questi elementi permette una interpretazione globale e complessa.

“Metamorfosi in chirurgia plastica” è un testo rivoluzionario corredato da numerosi casi clinici e che propone un'analisi che ripercorre le forme fisiche alla luce delle fasi evolutive identificate da Freud.

JRM

Paolo Morselli – Orwin Avalon  METAMORFOSI IN CHIRUGIA PLASTICA

ISBN 978-88 – 481-2453-9

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