Guida ai buoni propositi di inizio anno

Cenone, conto alla rovescia, spumante e buoni propositi. Secondo gli psicologi la metà di noi, attorno a capodanno, stila un elenco di ciò che cambierà nella sua vita.

 

A giugno però 6 su 10 hanno già mollato, e qualcuno non ricorda neppure che cosa si era ripromesso. Tanto che il 20% rifarà la lista identica l’anno seguente: fare più ginnastica, smettere di fumare, risparmiare, cambiare lavoro, fare più vacanze o migliorare le relazioni con gli altri...

 

Eppure, se affrontati nel modo giusto, i buoni propositi possono davvero aiutarci a migliorare. E l’inizio dell’anno, quando tutti si aspettano qualcosa di nuovo, è un buon momento per porsi degli obiettivi. Ma come mantenerli?

 

7 consigli per rendere efficaci i buoni propositi


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determinati. La prima regola è farsi un esame di coscienza, per capire quali sono davvero i cambiamenti che riteniamo importanti. «Spesso siamo spinti a porci obiettivi che gli altri considerano rilevanti, ma che in realtà non lo sono per noi» dice Angelica Moè, docente di Psicologia della motivazione e delle emozioni all’Università di Padova. «Questo tipo di spinta, che arriva dall’esterno e non da una convinzione reale, è però destinata a esaurirsi presto e non ci sostiene nei momenti di impegno e difficoltà che dobbiamo affrontare quando mettiamo in atto un cambiamento delle nostre abitudini e dei nostri stili di vita».

 

realisti. Il secondo consiglio è essere realistici. Porsi mete impossibili è una vera e propria buccia di banana. Non si può passare in un anno dalla taglia 56 alla 42, né trovare l’anima gemella e avere quattro figli. Si rischia quella che Janet Polivy, psicologa dell’Università di Toronto, ha definito “sindrome della falsa speranza”: un circolo vizioso di propositi, fallimenti e nuovi sforzi, nel tentativo di cambiare se stessi. Come sottolinea Polivy, è invece importante individuare gli obiettivi raggiungibili.

 

Precisi. Per raggiungerli, poi – ed è il terzo consiglio –, occorre essere precisi. Non basta dire “farò più sport”: bisogna vincolarsi con l’iscrizione a un corso in palestra, con giorni e orari definiti (vedi la gallery qui sopra).

 

Qualche anno fa, uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Psychology dallo psicologo americano John Norcoss, dell’Università di Scranton (Pennsylvania), ha stabilito che programmare nei dettagli le azioni da intraprendere per realizzare ciò che ci si propone a capodanno moltiplica per 10 le probabilità di essere ancora concentrati su quell’obiettivo sei mesi più tardi.

 

Inoltre, «se il proponimento è ambizioso, può essere utile scomporlo in desideri generici obiettivi più piccoli e valorizzarne il raggiungimento» riprende Moè. In questo modo non avremo l’impressione di dover scalare una montagna.

 

Evitare le tentazioni. John Norcross suggerisce inoltre di porre una grande cura nell’eliminare le tentazioni. Se volete davvero dimagrire, insomma, i cibi troppo calorici non dovranno più avere diritto di cittadinanza in casa vostra. E per dire addio alla sigaretta è meglio evitare i luoghi dove ci si ritrova a fumare.

 

Fisiologia delle tentazioni. Certo, lungo il percorso qualche scivolone capiterà a tutti. Anche perché le tentazioni ci saranno: resistervi non è sempre un gioco da ragazzi, né tutti ci riescono facilmente. Gli studi di neurofisiologia, del resto, lo confermano. Quando cerchiamo di resistere alle lusinghe dell’ozio, del cibo, di una sigaretta o di una vetrina, deve entrare in azione la capacità di ritardare una gratificazione immediata per avere una maggiore ricompensa futura. L’ippocampo ha in questo un ruolo importante. «Questa struttura, sede della memoria, è necessaria anche per immaginare le situazioni future con una ricchezza di dettagli che le rende attraenti » ha spiegato Mathias Pessiglione, che ha guidato uno studio dell’Institut du cerveau et de la moelle épinière di Parigi. Per questo, pazienti con danni all’ippocampo, come i malati di Alzheimer, hanno difficoltà a programmare obiettivi futuri.

 

Peraltro, di fronte a una tentazione, l’ippocampo risveglia anche il ricordo del piacere che ne deriva, e alla fine a farci decidere se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani è la corteccia. A “lottare” per aspettare è la sua porzione dorsolaterale prefrontale: uno studio del 2011 del Weill Cornell Medical College ha mostrato che le persone più capaci di resistere alle tentazioni, fin da bambini, mostrano una maggiore attivazione proprio in quest’area.

 

Non sempre riusciremo però a far prevalere i ragionamenti. Inevitabilmente, qualche volta, sarà la gratificazione immediata ad avere la meglio. «Per non scoraggiarsi di fronte a un fallimento bisogna apprezzare quanto di buono si è fatto fino ad allora» suggerisce Angelica Moè. Mai, invece, cadere nell’errore di considerare una caduta come la prova della propria incapacità: equivale a mettere la pietra tombale sul buon proposito. In qualche caso, è persino possibile trasformare un obiettivo di lungo periodo in una ricompensa quotidiana: è il caso dell’attività fisica. Secondo uno studio statunitense pubblicato su Journal of Sport Exercise Psychology, anche in piccole dosi lo sport scatena emozioni positive, che diventano un incoraggiamento a perseverare su quella strada. Inoltre, migliorando il tono dell’umore, l’attività fisica rende complessivamente più determinati.

 

Cara, mi aiuti? Gli psicologi statunitensi, che sui buoni propositi e la motivazione hanno scritto intere biblioteche, consigliano poi di darsi dei premi quando si ottiene un risultato. «I premi possono essere utili inizialmente, ma sono uno stimolo esterno e non incidono sulla nostra reale determinazione» obietta però Moè. «Si rischia di proseguire nei comportamenti virtuosi per un po’, soltanto per potersi premiare».

 

L’importante, invece, è crederci: Norcross ha visto che l’essere convinti di poter cambiare (atteggiamento che gli psicologi definiscono “senso di autoefficacia”) è determinante per mantenere i propositi fatti. L’ultima strategia consigliata è quella di condividere il nostro obiettivo con chi ci sta vicino. «Su questo sono d’accordo» conclude Angelica Moè. «Il supporto emotivo di chi ci vuol bene aiuta la motivazione ».

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