Genitori che accompagnano i figli all’università. «Tolgono coraggio»

Code di genitori che aspettano i figli impegnati nel test di accesso a Medicina all’uscita dell’università Cattolica a Milano  (Fotogramma)Code di genitori che aspettano i figli impegnati nel test di accesso a Medicina all’uscita dell’università Cattolica a Milano  (Fotogramma)
Code di genitori che aspettano i figli impegnati nel test di accesso a Medicina all’uscita dell’università Cattolica a Milano (Fotogramma)

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Il futuro preoccupa moltissimo i genitori di oggi, al punto che si sentono eccessivamente coinvolti nella scelta universitaria dei figli e le loro buone intenzioni possono essere controproducenti. Ne parliamo con Elisabetta Camussi, professoressa di Psicologia sociale all’Università Bicocca di Milano, il primo ateneo italiano che da alcuni anni organizza incontri di orientamento per genitori. «L’aspetto iniziale su cui vale la pena soffermarsi è come i genitori possano aiutare i propri figli in una scelta importante come quella del percorso universitario: facendo decisamente un passo indietro, o, se proprio non riescono, almeno un passo di lato. Attraverso i dati raccolti dalla Rete dei Servizi di Orientamento di Ateneo – di cui sono la Presidente – abbiamo, da un quinquennio, constatato la crescente presenza dei genitori nelle azioni di Orientamento destinate agli studenti (Open Days, Primavera in Bicocca, Servizio di Consulenza Psicosociale, Servizio di Counselling psicologico, Laboratori di Orientamento, S.O.S. etc.). Si tratta di genitori interessati, curiosi, troppo spesso però presenti in funzione sostitutiva rispetto ai figli». Non è un fenomeno solo italiano. Recentemente, sulle più importanti testate giornalistiche inglesi e francesi è nato un dibattito sul ruolo intrusivo dei genitori contemporanei che, oltre a essere i finanziatori degli studi, vogliono essere anche protagonisti nelle scelte dei figli, perfino a partire dalla compilazione della lettera di autopresentazione per essere ammessi a un corso di laurea.

La ricerca sul ruolo genitoriale nella scelta degli studi e della vita

« Le attività di ricerca che stiamo realizzando in Ateneo mirano a studiare l’orientamento in un’ottica non solo individuale ma anche relazionale (come nel caso dei genitori e figli), con un’attenzione particolare a quegli aspetti classici della Psicologia Positiva che svolgono un ruolo centrale nella progettualità sul futuro: la Prospettiva temporale, la Speranza, l’Ottimismo, l’Adattabilità, la Resilienza e il Coraggio». L’ipotesi da cui i ricercatori della Bicocca sono partiti è che esista, a parità di condizioni socio-anagrafiche, una possibile correlazione tra i costrutti psicologici misurati nei genitori e il fatto che gli studenti riescano a fare scelte formative positivamente orientate al futuro, anche in condizioni d’incertezza e complessità. Infatti, i genitori che hanno punteggi alti nelle scale di valutazione che misurano queste dimensioni, influenzerebbero positivamente la capacità progettuale dei figli, supportando anche scelte non stereotipate e minoritarie, favorendo nei figli l’accettazione della complessità e la necessità di imparare a governarla. «L’ambito teorico nel quale ci muoviamo - dice ancora Elisabetta Camussi - è il modello del “Life Design” (vedi Mark Savickas)».

La sfida educativa della società e il ruolo del Coraggio

Su questo punto un grande supporto può venire anche dagli insegnanti e dal mondo adulto nel suo complesso, purché non si facciano prevalere certezze (in negativo) sul quel che sarà possibile o meno fare, atteggiamenti fatalistici o rassegnati, visioni che chiudono prospettive, invece di favorire l’apertura di nuovi modi di guardare la realtà. «Alcuni genitori che partecipano ai nostri progetti - dice Camussi -, alla legittima domanda “Ma quali sono oggi i lavori sicuri?”, danno la risposta “Fai Ingegneria o Medicina”, opzioni che riflettono una visione del mondo della formazione e del lavoro molto tradizionale (al punto che persino i corsi di laurea di queste ex Facoltà hanno denominazioni più articolate e trasversali). Non a caso, tra le dimensioni che vengono misurate negli adulti, una delle più interessanti, per l’influenza positiva che può avere sugli studenti, sembra essere il Coraggio, da intendersi non come singolo atto di eroismo, ma come capacità di far fronte quotidianamente alle avversità senza farsi distruggere da esse, e insieme di compiere scelte non conformiste e speranzose nel perseguire i propri obiettivi e progetti».

Dalla teoria alla realtà

Il contesto italiano (disoccupazione giovanile molto alta, poco riconoscimento del merito e corruzione) mette alla prova anche gli ottimisti più allenati. Come affrontare questa situazione? «In realtà - spiega Camussi - l’approccio con cui da 5 anni lavoriamo attivamente con i gruppi di genitori sta proprio nel considerare le dimensioni della Psicologia Positiva non come “tratti di nascita” per fortunati, quanto come variabili incrementabili attraverso percorsi formativi e di confronto, con i quali imparare effettivamente a essere più fiduciosi nel futuro, ottimisti (non in senso irrealistico) e soprattutto coraggiosi, evitando di trasferire sui figli paure e disillusioni, e insieme aiutandoli a considerare gli eventuali sbagli o fallimenti come parte inevitabile e costruttiva dell’esperienza di vita. Per supportare nei figli le loro capacità progettuali, bisogna indurli a un cambiamento di prospettiva: immaginarsi al termine dei percorsi formativi, identificare potenzialità e limiti delle diverse scelte, provare a declinare su di sé a lungo termine e senza banalizzazioni le identità professionali auspicate».

Gli incontri di orientamento per genitori dell’Università Bicocca

Per quanto riguarda in particolare l’Ateneo di Milano-Bicocca, la scelta di intervenire con una serie di incontri formativi specificamente dedicati al ruolo genitoriale nella scelta – tra questi l’Open Day per i genitori, giunto al quinto anno di edizione – è nata all’interno della Commissione Orientamento di Ateneo, guidata dal Prorettore Loredana Garlati, che riunisce i delegati di ciascun Dipartimento. «Nel 2012 - racconta Camussi - siamo stati il primo ateneo in Italia a considerare la presenza dei genitori all’Università come il segnale non trascurabile (e tanto meno da irridere, come diversi hanno fatto) di un importante cambiamento sociale in corso, che deve essere affrontato come tema di ricerca sociologica, anche in una prospettiva di confronto internazionale». Periodiche esternazioni (non ultima quella del Ministro Poletti) e dati comparativi europei (dati OCSE, tra quelli recenti) trovano infatti facile eco in un più generale atteggiamento fatalista e disfattista. «Invece - puntualizza Camussi -, bisogna dire che la laurea continua a essere il principale predittore di ingresso e permanenza nel mercato del lavoro (vedi dati AlmaLaurea); che fare l’università significa anche diventare cittadini europei; che per percentuale di laureati siamo tra gli ultimi, mentre tutte le altre nazioni, che già partivano da percentuali di laureati molto più alte, vedono le immatricolazioni e le lauree in continua crescita, nonostante (o forse proprio a causa) della recessione. Bisogna ribadire che non esiste la scelta giusta in assoluto, ma che occorre impegnarsi e, attraverso l’esperienza universitaria, imparare a sviluppare quelle risorse che saranno fondamentali nel contesto professionale, cioè saper gestire la complessità e adattarsi velocemente al cambiamento, cercando di governarlo». Infine, chiediamo alla professoressa Camussi quale riscontro è emerso dai precedenti incontri. «Alla fine, tanti volti stupiti del fatto che fossero stati ribaditi valori concreti: non si è più abituati a sentir parlare di rispetto, coraggio, responsabilità, autonomia e scelte non conformiste». L’iniziativa per i genitori di quest’anno si intitola «Costruire futuro: genitori e figli tra difficoltà e speranze» e si svolgerà sabato 27 febbraio 2016 dalle ore 9,30 presso l’Auditorium dell’Università Bicocca.

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