Eternit, malati e abbandonati

L'attesa della lettura della sentenza del processo Eternit all'interno del tribunale di Torino.

L'attesa della lettura della sentenza del processo Eternit all'interno del tribunale di Torino.

Oltre al danno, la doppia beffa. I familiari delle vittime dell’Eternit di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria) rischiano di non ricevere nessun risarcimento perché i vertici dell'azienda, condannati per le morti legate all’amianto, si rifiutano di versare il denaro. Ma si trovano a vivere anche un altro trauma: la brusca interruzione del sostegno psicologico che avrebbe dovuto aiutarli a superare il dramma.
Oltre alle 1.600 persone decedute negli oltre 80 anni di attività della fabbrica, infatti, l’amianto ha lasciato a Casale Monferrato gravi conseguenze psicologiche nei malati e nei loro familiari, oltre che nei parenti delle vittime.
Disagi che avrebbero dovuto essere monitorati e curati da un progetto della Regione Piemonte che è stato troncato a metà, senza alcuna motivazione.
DISTURBI POST-TRAUMATICI. Nel 2006, Antonella Granieri, membro associato della Società psicoanalitica italiana e professore associato di Psicologia clinica all’Università degli Studi di Torino, cominciò una ricerca per individuare e descrivere possibili aspetti psicopatologici, eventualmente ricorrenti, in persone affette da mesotelioma e nei loro familiari: «I test scientifici utilizzati», ricorda Granieri, «permisero di rilevare la presenza di disturbi da personalità peculiari, alcune anche tipiche del disturbo post-traumatico da stress, sia nei familiari delle vittime sia nelle persone ammalate».
L'IMPORTANZA DEL SOSTEGNO. La ricerca si concluse nel 2008 e i risultati fecero pensare che la comunità casalese avesse trovato «un adattamento ambientale» adeguato, una sorta di meccanismo che permetteva di superare il dolore. Che, però, doveva essere supportato da un adeguato sostegno terapeutico.
Nacque così, nel 2010, il progetto Un intervento psicologico nella comunità casalese colpita da mesotelioma, ideato dalla professoressa Granieri e approvato dalla Regione Piemonte, dall’Azienda sanitaria di Alessandria e dal Comune di Casale Monferrato. «Il biennio indicato per la sperimentazione era il 2010-2012», spiega la professoressa, «perché la durata biennale di un progetto in ambito clinico è condizione necessaria per la valutazione dei risultati ottenuti attraverso test scientifici che possano quantificare l’efficacia dell’intervento».

Il picco di decessi per amianto è previsto nel 2020 ma malati e parenti sono lasciati soli 

Parenti delle vittime assistono alla lettura della sentenza Eternit, il 13 febbraio 2012.

Parenti delle vittime assistono alla lettura della sentenza Eternit, il 13 febbraio 2012.

Il primo anno del progetto si è svolto con cadenza settimanale: la mattina era attivo un punto informativo d’ascolto presso la struttura ospedaliera locale mentre la sera si teneva il Gruppo multifamiliare rivolto a persone malate, familiari, medici, operatori del settore e a tutti i cittadini casalesi presso l’Istituto Sacro Cuore di Casale: «Inoltre, a cadenza mensile, presso l’Azienda sanitaria ospedaliera “Santo Spirito” si teneva un gruppo corporeo condotto da uno specialista in psicosomatica rivolto a medici e persone assistite».
Al giro di boa, però, il progetto si è arenato per il taglio dei fondi: «Il finanziamento per il secondo anno è stato sospeso», ricorda la professoressa che sottolinea come i motivi dello stop non siano mai stai chiariti.
IL CAMBIAMENTO POLITICO. Bisogna ricordare che nel marzo 2010 Roberto Cota fu eletto presidente della Regione: nella nuova giunta Caterina Ferrero prese il posto di Eleonora Artesio, sostenitrice del progetto, presso l’assessorato alla Sanità. E, nel valzer delle nomine, Mario Pasino divenne commissario straordinario dell’Asl alessandrina al posto del direttore generale Gianpaolo Zanetta.
«Il commissario straordinario non ci ha mai ricevuti nonostante le ripetute richieste di appuntamento», racconta Granieri, «e il nuovo assessore Caterina Ferrero non ha avuto il tempo materiale per occuparsi della questione perché è stata costretta alle dimissioni in seguito a uno scandalo nella sanità piemontese».
L'ARRESTO DI FERRERO. Ferrero è stata arrestata il 15 giugno 2011 perché, come si legge nell’ordine di custodia cautelare, «agiva per motivazioni politiche personali e non per l’interesse della pubblica amministrazione».
Così, il sostegno psicologico è venuto meno: nel Paese che ha subito più di 1.600 morti a causa dell’Eternit e che ogni anno registra 50 nuovi casi di tumore legato all’amianto con il picco di decessi previsto per il 2020, i malati, i loro familiari e quelli delle vittime sono stati lasciati soli a combattere con i fantasmi della mente.
SCONFORTO QUOTIDIANO. «I principali tratti emersi riguardano difficoltà a livello emozionale», spiega Granieri, «le persone di Casale coinvolte vivono con un senso costante di scoraggiamento, sconforto e demoralizzazione associato alla paura di poter fallire nella propria vita».
I familiari convivono con un alto livello di paura ma trovano difficoltà ad allontanarsi dai luoghi noti e a cogliere la disponibilità degli altri, spesso percepiti come estranei.
Il trauma subito dall’intera comunità si è convogliato soprattutto in una forte richiesta di giustizia che ha avuto nella condanna Eternit il punto più alto. Ma una sentenza non basta per trovare poi la forza di andare avanti.

Venerdì, 15 Giugno 2012

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