Essere Donna nel Duemila

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    "Com'è dura essere donna oggi (ma forse anche ieri)!" Alzi la mano chi di noi non l'ha pensato almeno una volta nella vita. Pensiero subito ricacciato dal senso di colpa che ci porta a dire"il bello di essere donna", una contraddizione che affaccia alla mente quando immaginiamo la presunta vita facile degli uomini. Già, gli uomini. Eppure molti competono tra loro, spesso inconsciamente, per ottenere il successo sociale, una posizione di potere o semplicemente il denaro. "Tutto ciò sembra fare molta presa sulle donne che ne rimangono affascinate - sostiene il Prof. Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna - Naturalmente non tutte", si appresta a precisare.

    Nella segretezza di uno studio di psicoanalisi, non è difficile immaginare come le storie femminili più vere emergano con realismo, comprese quelle più difficili e inconfessabili, ma anche quelle di ordinaria quotidianità. Dal basso (o dall'alto) di un lettino psicoanalitico, che ha accolto centinaia di donne di tutte le generazioni nell'arco di 30 anni di ascolto attento e professionale, il Prof. Pani ipotizza "che quelle donne che amano l’uomo di potere, intravvedano in lui, senza rendersene conto, un'attrazione di carattere edipico, tra le diverse ragioni psicologiche e pratiche" che compongono il mistero del fascino suscitato dal potere.

    Secondo tale teoria, le donne idealizzerebbero il proprio genitore-padre, cercando di essere da lui prescelte rispetto alla madre-moglie.

    Ma il punto è come fanno queste donne a conquistare? Come agiscono al fine di piacere agli uomini? Già, che fatica essere donne: accanto a quella di dover essere belle, buone e dolci, c'è quella di dover conquistare gli uomini. Ma come? "Cercando di essere e apparire sempre più giovani … è la mia ironica risposta! - prosegue Pani - Certamente, lo fanno in parte per se stesse e in parte per l’uomo, ma vediamo allora quanto costa per una donna in termini di tempo e fatica il rimanere giovane e l’essere sempre al top".

    Tutte le donne che lavorano hanno poco tempo da dedicare a se stesse. Sia single che in coppia. Tra i compiti si annovera quello di mandare avanti la casa, curarsi e farsi belle per restare giovani. Sotto i trent’anni l’impegno costa meno tempo e denaro. Si hanno più energie, maggiore tenuta del corpo. Poi però occorre prendersi cura dei propri capelli, controllare la naturalezza del colore e all'occorrenza camuffare quelli bianchi, occorre controllare l’elasticità della pelle, le potenziali rughe, curare le mani e le unghie, smalto o non smalto, e non ignorare del tutto il pedicure.

    Occorre tempo per andare in giro per negozi, (shopping non compulsivo), scegliere vestiti, calze, scarpe e borsette, e tutti gli accessori. E ancora: i cosmetici, senza contare il tempo richiesto dal make up, e l’epilazione che riguarda piccole parti del corpo fino ad essere praticamente totale.

    Che dire della palestra? O degli esercizi per mantenersi in forma o recuperare quella perduta? Si tratta di costi concreti, e soprattutto di tempo. Non dimentichiamo la dieta, ovvero un corretto regime alimentare, che diventa più importante con il crescere dell’età.
    Abitudini di vita o imperativi categorici imposti da una società mediatica sempre più competitiva?

    "A cinquant’anni la donna che desidera essere ancora attraente (giustamente), deve usare tutto ciò che esiste in commercio per apparire più giovane e competere con donne realmente più giovani - continua Pani - Se una donna se lo può permettere, anche il chirurgo estetico sembra un buon investimento, per alcune di loro.

    Per una donna che ha famiglia la situazione è ancora più complicata ed impegnativa: i lavori domestici possono diminuire grazie ad un aiuto, ma nel complesso aumentano, perché si deve provvedere alla gestione della casa e alla cura di altre persone, come marito e figli. E tuttavia "il desiderio e la necessità, in qualche caso, di competere con donne più giovani non si ferma nemmeno in questo caso."

    Naturalmente la donna perfetta non esiste anche se alcune mirano a esserlo. Esse non sanno rinunciare ad alcun compito, vivendo in tal modo una vita d’inferno. "Forse sono state le loro madri o alcune amiche ad avergli inculcato il mito della perfezione - prosegue Pani - sempre con l’intento di essere preferite e scelte dall’uomo. E ripeto, spesso è un'aspirazione non espressamente manifesta e chiara nemmeno a se stesse. Si mantiene così questa illusione di dover essere perfette e al contempo prescelte, dalla quale non si riesce più a uscire".

    Se a tutto ciò si aggiunge l’incomprensione dei compagni, la condizione femminile quotidiana si complica: molti uomini non si accorgono degli sforzi della loro moglie per mantenersi giovane e bella, notando più spesso i difetti che la sua bellezza. Non sanno valorizzarla né riconoscere tutto il lavoro che c’è dietro cotanta fatica. E la frustrazione delle donne aumenta.
     
    Ma quante donne vivono veramente per se stesse e gioiscono autenticamente per qualcosa che non sia diverso dall'essere scelte dall’altro?

    "In tutto il mio discorso ho dato per scontato che molte donne riescono a instaurare un rapporto con un uomo di autentico interscambio, condividendo con lui tutto ciò che c’è di bello e sensato. La maggior parte delle donne, invece, segue inconsciamente ancora la teoria darwiniana secondo la quale il senso della sopravvivenza sta nell’essere conquistate dall’uomo più forte del branco, il quale arcaicamente, garantirebbe la prosecuzione della specie. Su quest’ultima aspirazione, tornando ai nostri giorni, si osserva che alcuni uomini che ostentano tanto potere e fascino, non mantengono ciò che promettono con il loro aspetto o comportamento di successo". E questa delusione accade dolorosamente alle donne normali.

    Sembrerebbe un'invettiva contro la dipendenza femminile dagli uomini e dai canoni, inscritti nel DNA sociale, e invece è una difesa e una empatica partecipazione alle difficoltà di essere donna oggi da parte di uno psicoanalista che ascolta tutti i giorni decine di pazienti sul lettino. Escludendo la retorica dell'8 marzo e della festa delle donne.

    Ringraziamo il Professor Roberto Pani, docente di Psicologica Clinica a Bologna per la sua gentile testimonianza

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    Se la tematica femminile ti affascina, leggi il libro Non è un Paese per donne, Racconti di straordinaria normalità, Mondadori, 2011. Una miscellanea di scritti dai toni molteplici - comici, drammatici, ironici, teneri, surreali - che fotografano la condizione della donna nell'Italia del Duemila. Su Bol.it a prezzo scontato e con una prefazione di Miriam Mafai.

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