"Era scomparsa bloccando gli esami". Ricercatrice indagata

Macerata, 6 settembre 2013 - Un’inchiesta della magistratura sulla ricercatrice e docente Cristina Curtolo, e un’altra sulla mancata segnalazione della situazione alla Procura. Ad aprirle è stato il procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio, sulla base degli articoli pubblicati dal quotidiano lo scorso giugno.

All’epoca, infatti, alcuni studenti segnalarono i "numerosi e ingiustificati disagi causati dalla docente di psicologia clinica della facoltà di Servizi sociali". I ragazzi dissero che, nel gennaio del 2010, la professoressa era improvvisamente scomparsa, impedendo ad alcuni universitari di sostenere gli esami e laurearsi a marzo, come progettato, e ad altri di conoscere i risultati della prova scritta sostenuta con lei. A settembre del 2011, la docente riapparve e le vennero affidati due insegnamenti, ma anche in quel caso, in una sessione estiva, a sorpresa non si presentò.

Infine, gli ultimi appelli si erano risolti con una raffica di bocciature e di esami invalidati, che a qualcuno impedirono di discutere in tempo la tesi di laurea. Dopo la segnalazione degli studenti, l’Università fece sapere che la docente era stata censurata a marzo, per non aver inserito, malgrado i ripetuti solleciti, i programmi e i dati relativi al Diploma Supplement, che consente il riconoscimento dei titoli di studio all’estero.

Dopo aver letto queste notizie, il procuratore capo Giovanni Giorgio ha aperto due fascicoli di indagine. Il primo vede come indagata la professoressa Curtolo, per il reato di turbamento di pubblico servizio, per aver ostacolato lo svolgimento degli esami da parte degli universitari.

Il secondo fascicolo invece riguarda proprio l’Università, che pur conoscendo la situazione della docente, non avrebbe segnalato nulla alla Procura. La magistratura ora sta chiarendo cosa sia capitato alla professoressa in quei periodi di assenza ingiustificata, e come sia stato possibile che, malgrado quegli episodi, l’ateneo le abbia rinnovato i contratti. Infine, la Procura vuole approfondire anche la questione della mancata comunicazione del problema: un difetto di comunicazione che, nel nostro ordinamento penale, potrebbe integrare un reato di omissione di rapporto.

Paola Pagnanelli

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