E DI UN GRUPPO DI IMPRENDITORI

mondo del lavoro

27 Agosto 2012


Sos imprenditori e Terraferma, due progetti per aiutare i datori di lavoro e dare nuovi sbocchi alla professione di psicologo

di Susanna Bagnoli

Avreste mai pensato che anche gli imprenditori vanno dagli psicologi? E già: in tempi di crisi come questi, non sembra certo una novità, ma sicuramente dà un po’ da pensare. Sia perché ci si aspetterebbe che ad andare da un terapeuta sia il lavoratore anziché il datore di lavoro (ma è anche questo uno stereotipo) che soprattutto perché – e questa è sicuramente una nota positiva – per gli psicologi si prospettano nuovi sbocchi.

Qui vi raccontiamo due esperienze di sostegno psicologico, quella nata per iniziativa della Cna di Pisa, la confederazione nazionale degli artigiani e della piccole e media impresa, che da maggio ha attivato il numero di telefono Sos Imprenditori e quella della rete degli psicologi- psicoterapeuti di Terraferma, con professionisti sparsi per tutta Italia e attiva da febbraio su iniziativa di  Imprese che Resistono.

 

L'IDEA DI DUE VENTINOVENNI
Ventinove anni entrambe, sul campo da uno, dopo una laurea quinquennale, un tirocinio, un esame di Stato per iscriversi all’albo. Si confrontano da aprile con le chiamate quotidiane di imprenditori, giovani e meno giovani, in cerca di un aiuto. Sono Alice Salvetti e Elisa Bini, professioniste pisane. L’esperienza dell’Sos Imprenditori è iniziata su loro proposta, «mio padre è artigiano ed è iscritto alla Cna», racconta Ellisa, «non abbiamo fatto altro che, in una fase dura per molti e di fronte a un bisogno di ascoltomolto forte, farci avanti con un progetto di sostegno che ci pareva utile. È stato accolto e così è nato l’Sos imprenditori».

Solo durante il primo mese di attività sono arrivate una trentina di richieste di consulenza psicologica. «Oggi la nostra professione non è più pensabile solo e soltanto nei termini del ‘dopo la laurea mi specializzo, apro uno studio e sono a posto’», raccontano Elisa e Alice, « lo psicologo, per inserirsi, deve capire e anticipare il bisogno d’aiuto che c’è o che sta per presentarsi in questa fase storica e sociale e proporsi lui per primo con iniziative specifiche di sostegno».

Ad aver bisogno, in questa fase, sono in prevalenza uomini, dai 30 ai 50 anni, se chiamano per raccontarsi sono fiumi in piena e sono allo stremo. «Abbiamo a che fare con persone che sono disperate, non sanno più come affrontate i pagamenti che devono sostenere, hanno problemi legali e non sanno a chi rivolgersi, sono in stato confusionale e questo si ripercuote anche sul loro stato fisico», raccontano le due psicologhe, «a volte, invece, a chiamare sono i familiari degli imprenditori. Anche loro hanno bisogno di sfogarsi e chiedono aiuto su come supportare il proprio familiare».

La prima forma di supporto consiste nel capire come andare oltre il primo contatto. « Un risultato lo si ottiene se riusciamo a far passare la persona dallo smarrimento alle scelte del tipo se è il caso di chiudere l’azienda o se invece c’è ancora la possibilità di andare avanti con percorsi di investimento o riqualificazione».

 

E DI UN GRUPPO DI IMPRENDITORI
Il progetto Terraferma nasce per volontà di un gruppo di imprenditori riuniti nella sigla ‘Imprese che resistono’.

Laura Sanna, psicologa di 34 anni, è una delle ideatrici del progetto, che è diventato una rete di circa 40 professionisti, psicoterapeuti, dislocati in tutta Italia. «Sono stata coinvolta dal coordinatore che è Massimo Mazzucchelli e da febbraio abbiamo dato vita alla rete», racconta, «forniamo ascolto e supporto telefonico gratuito a piccoli imprenditori e lavoratori in difficoltà; se ce n’è bisogno siamo disponibili a strutturare un percorso personale, faccia a faccia, con lo psicologo più vicino sul territorio. A quel punto il servizio è a pagamento ma con tariffe adeguate alla disponibilità di chi ci chiama».

Sanna ha una specializzazione in psicoterapia e si è sempre occupata di psicologia in ambito clinico. «La nostra è una professione sottovalutata ma sta anche a noi proporci un po’di più con progetti calati nella realtà che ci circonda», dice, «c’è molto da fare, soprattutto ci vorrebbe molta più consapevolezza dell’importanza che ha l’ascolto del proprio dolore». I professionisti di Terraferma si confrontano con chiamate di persone che vivono un fallimento totale, individuale oltre che della propria impresa. «Per una persona che ha fatto per una vita intera l’imprenditore e oggi si trova magari a dover chiudere l’azienda, si tratta di una caduta dell’identità personale. Molti si sentono in colpa verso i loro dipendenti, a cui talvolta tengono nascosto fino all’ultimo lo stato di crisi dell’azienda, e verso i loro familiari», racconta.

La rete continuerà le sue attività fino a quando le chiamate andranno avanti: «per ora siamo intorno alla ventina di contatti al mese, purtroppo la maggior parte delle chiamate non si tramuta in un percorso terapeutico», spiega Sanna, «le persone fanno fatica a passare dal contatto a voce a quello diretto in studio».

Però alzano il telefono e sanno che dall’altra parte c’è chi è in grado di dare aiuto.

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