«Dio apre le porte della Chiesa, noi non possiamo chiuderle!»

(©Ansa) Il calore del Papa argentino

Papa Francesco lo ha detto a Santa Marta. «Quello che fa lo Spirito Santo nel cuore delle persone, i cristiani con psicologia di dottori della legge distruggono»

Domenico Agasso jr

Roma

 

«“Ma tu non puoi, no, tu non puoi. Tu hai sbagliato qui e non puoi. Se vuoi venire, vieni alla Messa domenica, ma rimani lì, ma non fare di più”. E quello che fa lo Spirito Santo nel cuore delle persone, i cristiani con psicologia di dottori della legge distruggono». È la - tipica - situazione denunciata da papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta, sintetizzata da Radio Vaticana. Essere misericordiosi e non chiudere le porte di Dio, è l’appello lanciato nella predica del Pontefice.

 

Non si possono chiudere le porte della Chiesa, perché la Chiesa è la casa del Signore che accoglie tutti. Torna dunque a parlare di misericordia il Pontefice pochi giorni dopo avere annunciato il Giubileo straordinario della misericordia, che inizierà l’8 dicembre e terminerà il 20 novembre 2016. E ne ha parlato anche nel tweet lanciato oggi da @Pontifex:  «Lasciamo che Dio  ci riempia della sua bontà e misericordia».

 

Papa Bergoglio nella Messa ha affrontato il tema del paradosso tra Gesù che apre le porte a chiunque Lo cerchi, soprattutto se lontano da Lui, e i cristiani che spesso a chi bussa alla porta della Chiesa gliela chiudono in faccia.

Il Pontefice ha preso spunto dall’acqua, di cui parlano le Letture liturgiche di oggi: «L’acqua che risana», l’ha definita Jorge Mario Bergoglio, commentando la descrizione del profeta Ezechiele sul rivolo emerso dalla soglia del tempio, il quale diviene all’esterno un torrente impetuoso e nelle cui acque piene di pesci chiunque potrà risanarsi. E poi l’acqua della piscina di Betzatà, descritta nel Vangelo odierno, nelle cui vicinanze giace da 38 anni un paralitico depresso – e per Francesco anche «pigro» – che non è mai riuscito a immergersi quando le acque si muovono: in altre parole, non ha mai trovato il modo di guarire, o perlomeno di cercare la guarigione. Cristo invece gliela dà, la guarigione, esortandolo «ad andare avanti»; ma questo scatena la reazione critica dei dottori della legge perché l’«operazione- guarigione» è avvenuta di sabato.

 

E questa «storia», ha denunciato Francesco, capita «tante volte» anche oggi: «Un uomo - una donna - che si sente malato nell’anima, triste, che ha fatto tanti sbagli nella vita, a un certo momento sente che le acque si muovono, c’è lo Spirito Santo che muove qualcosa, o sente una parola o… “Ah, io vorrei andare!”… E prende coraggio e va. E quante volte oggi nelle comunità cristiane trova le porte chiuse: “Ma tu non puoi, no, tu non puoi. Tu hai sbagliato qui e non puoi. Se vuoi venire, vieni alla Messa domenica, ma rimani lì, ma non fare di più”. E quello che fa lo Spirito Santo nel cuore delle persone, i cristiani con psicologia di dottori della legge distruggono».

Il Papa ha aggiunto: «A me fa dispiacere questo», ribadendo: la Chiesa ha sempre le porte aperte. «È la casa di Gesù e Gesù accoglie – ha continuato - Ma non solo accoglie, va a trovare la gente come è andato a trovare questo. E se la gente è ferita, cosa fa Gesù? La rimprovera perché è ferita? No, viene e la porta sulle spalle. E questa si chiama misericordia. E quando Dio rimprovera il suo popolo – “Misericordia voglio, non sacrificio!” - parla di questo».

 

«Tu chi sei – ha sottolineato – che chiudi la porta del tuo cuore a un uomo, a una donna che ha voglia di migliorare, di rientrare nel popolo di Dio, perché lo Spirito Santo ha agitato il suo cuore?».

 

In conclusione, Francesco ha espresso l’auspicio che la Quaresima aiuti a non commettere l’errore di chi disprezza l’amore di Cristo verso il paralitico solo perché contrario alla legge: «Chiediamo oggi al Signore nella Messa per noi, per ognuno di noi e per tutta la Chiesa, una conversione verso Gesù, una conversione a Gesù, una conversione alla misericordia di Gesù. E così la Legge sarà pienamente compiuta, perché la Legge è amare Dio e il prossimo, come noi stessi».

 

Open all references in tabs: [1 - 3]

Leave a Reply