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CRONACA Psicologo dei consumi e della comunicazione, viveva da anni a Milano ma era ancora molto legato a Trieste

25.7.2012 | 17.46 – È precipitato per 150 metri lungo il costone del Monte Legnone, in provincia di Lecco. È morto così il triestino Enzo Marigonda, noto docente dell’Università di Trieste nelle Facoltà di Scienze della Formazione e di Psicologia. L’incidente è avvenuto martedì della scorsa settimana ma la notizia si è diffusa a Trieste solo nelle ultime ore. Il sessantanovenne, che era di origine istriana ma che viveva da lungo tempo a Milano, è morto sul colpo dopo il tremendo volo, che non gli ha lasciato scampo. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo si trovava in Valsassina in compagnia di un amico e stava scendendo dalla vetta attraverso il sentiero che corre sulla cresta del monte, quando è caduto. Il passaggio da cui è scivolato non è particolarmente impegnativo ma comunque a strapiombo e con alcuni punti esposti.

Molto probabile quindi che sia bastata una distrazione o anche un piccolo malore a far perdere l’equilibrio al docente. Sembra che l’uomo fosse un amante delle passeggiate in montagna e che quindi, da esperto, fosse ben equipaggiato per la camminata in quota. Ricordiamo che il Legnone con i suoi 2.609 metri è la montagna più alta delle Prealpi italiane.

L’allarme è stato dato dalla persona che era con lui, che è dovuta scendere a valle per poter avvisare i soccorsi con il cellulare, data l’assenza di campo nella zona dell’incidente. Pare però che l’uomo nella discesa abbia perso il senso dell’orientamento, forse anche a causa del panico per ciò a cui aveva assistito, e quindi in un primo momento ha indicato il versante sbagliato della montagna ai soccorritori. Per recuperare la salma è stato necessario l’intervento dell’elicottero.

Enzo Marigonda era uno psicologo dei consumi e della comunicazione e aveva alle spalle una formazione filosofica e psicologica. Si era formato come ricercatore di marketing all’interno di aziende di prestigio mondiale, tra cui il Gruppo Unilever, Nestlé e Mondadori. Era consulente di molte agenzie di pubblicità e istituti di ricerche, tra cui la Doxa e la triestina Swg. Come psicologo e ricercatore qualitativo, si è occupato di un ampio ventaglio di settori e problemi, dalla pubblicità ai prodotti di largo consumo, dai beni strumentali ai media, dalla telefonia ai prodotti farmaceutici, dalla ricerca sociale all’editoria.

Negli ultimi anni si stava specializzando nel campo delle ricerche qualitative online, sviluppando strumenti metodologici originali, operanti sul sito www.consumervoice.it. Nella sua lunga carriera ha pubblicato numerosi articoli e brevi saggi su argomenti quali consumi, produzione editoriale, comunicazione pubblicitaria, TV, diritti dei soggetti deboli, moda e letteratura popolare.

Una morte, la sua, che lascia nello sconforto i tanti studenti che l’hanno avuto come docente e i tanti amici e colleghi che aveva a Trieste. Tra questi il Professor Paolo Cendon, Professore Ordinario di Diritto Privato all’Università di Trieste. Insieme a lui Marigonda collaborava nella redazione di alcuni saggi per la rivista giuridica on line Persona e Danno, curata dallo stesso Cendon.

Proprio dalle pagine del sito, il giurista ricorda il collega e amico con un intervento dal titolo “Enzo Marigonda non è più (sara’ sempre) dei nostri”: «Caro Enzo, non ci sei più, e in un certo senso è vero che sei morto, ma tantissime cose di te ci sono ancora e resteranno vive a lungo, in me e in tutti quanti, soprattutto in quelli che ti hanno voluto bene, che sono almeno la metà di quelli che ti hanno conosciuto e ammirato. Scontroso, in apparenza, ma sempre gentile, felpato. Nome breve e cognome lungo, mano calda e asciutta da stringere. Testardo, bel viso regolare, naso piccolo, occhi allegri di tamarindo. Spesso un po’ a disagio, timido, voce seria e profonda, delicato, esitante».

E poi conclude: «Scivolando su quella cengia in cresta, con la roccia friabile che ti avrà tradito, precipitando giù verso il vuoto, iniziando il tuo ultimo volo, ti sarà passata alla moviola (pare succeda) tutta quanta la lunga collezione: i noir americani, l’ostinazione del vecchio padre morto nel recente incendio a Trieste, le giacche attillate, il dedalo triestino dei negozietti intorno all’Ospedale, gli occhi rapiti di qualche studente in prima fila, la bora, il senso della vita ancora da trovare, la cognizione del male, la tesi di laurea, la pace del tuo studio in zona Garibaldi, lo stinco di maiale, gli e-book da scrivere, qualche segreto, i fumetti da ragazzo, la jota, le fidanzate lontane mai del tutto disamorate».

 

Ilaria Bagaccin

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