Costa/ Il video choc: "E’ tutto ok", l’equipaggio tranquillizzava …

"Dobbiamo fare un annuncio a nome del comandate. Tornate in cabina, o se lo desiderate, restate nei saloni. Appena finito il problema elettrico al generatore, sarà tutto a posto. Se volete rimanere qui va bene, ma io vi chiedo gentilmente di tornare in camera e stare tranquilli". Così spiega una responsabile dell'equipaggio ai passeggeri che si strappano i salvagente e si accalcono sul ponte in cerca di scialuppe. Mancano pochi minuti alle 22.58, quando poi viene dato l'ordine di abbandonare la nave. Da giorni impazza la polemica sui soccorsi e sul ritardo nel dare l'allarme, ma ora un video amatoriale (rilanciato da Rainews24) testimonia con drammaticità ancora maggiore quello che è successo a bordo della Concordia.

 

 

 

 "Il personale di bordo ha reagito trattando i passeggeri come farebbe un genitore nei confronti del figlio impaurito", spiega ad Affaritaliani.it lo psicologo Fabio Sbattella, docente all'Università Cattolica di Milano, responsabile dell'Unità di ricerca in Psicologia delle Emergenze e presidente dell'Associazione Psicologi per i Popoli, riconosciuta per intervenire in situazioni di grave emergenza come la tragedia all'Isola del Giglio.

Professore, cosa è successo a bordo della Concordia durante i soccorsi?

"In casi di emergenza il problema di chi è in pericolo è cercare di raccogliere velocemente informazioni, ma molto probabile che queste si ottengano solo in modo parziale e contraddittorio. La folla sulla nave ha ricevuto indicazioni insufficienti e diverse da quello che suggeriva loro la percezione dei fatti. Come i genitori hanno cercato di rassicurare i figli spaventati, così l'equipaggio ha voluto proteggere i passeggeri. Scorrettamete si pensa che in caso di pericolo gli adulti e potenziali vittime regrediscano a una fase infantile. Quindi si cerca di negare loro la realtà, omettendo invece informazioni importanti".

Il comandante che ruolo dovrebbe avere in queste situazioni?

"Si sta facendo molta mitologia degli eroi e supereroi in questa vicenda. Ma dobbiamo prendere contatto con le persone vere, "umane". Questo comporta avere dei limiti, ovviamente. A chi è nella dirigenza, inoltre, è richiesto di saper gestire sia l'ordinario -  e in questo caso stiamo parlando di una comunità di 4mila persone, praticamente un aeroporto - sia lo straordinario. Sono processi psichici però molto diversi e non sempre un dirigente è abile allo stesso modo in entrambe le situazioni. Senza contare che dopo tante ore di lavoro la lucidità non è sempre ai massimi livelli".

Qual è la strategia migliore, allora, in queste situazioni?

"L'esperienza militare mercantile e navale dice che è importante avere dei protocolli, a cui affidarsi per evitare il panico, anche da parte dei dirigenti. Però queste procedure vanno verificate e devono essere conosciute al momento della messa in atto. L'inchiesta verificherà cosa sia successo a bordo della Concordia da questo punto di vista".

Che rischi ci sono ora per i sopravvissuti?

"Tutti in questi giorni si stanno concentrando sulla psicologia del comandante. Bisognerebbe invece pensare alle potenzialità di trauma per i passeggeri. Chi ha vissuto l'incidente, ora non dorme la notte e ha tremori, nei prossimi giorni potrebbe peggiorare. Oltre alle vittime e ai dispersi, bisogna prendersi cura di chi ha visto la morte in faccia".

Maria Carla Rota

Leave a Reply