Con la crisi italiani sempre più depressi

Con la crisi italiani sempre più depressi

La crisi economica affligge gli italiani contribuendo a peggiorarne la salute mentale. Lo rivela l’ultima indagine condotta dall’Istat dal titolo 'Tutela della salute e accesso alle cure' dalla quale emerge che la depressione colpisce 2,6 milioni di italiani, soprattutto donne di tutte le fasce di età, ed è il disturbo mentale maggiormente diffuso nel Belpaese.

Dal rapporto si evince che se il livello di salute fisica è rimasto praticamente invariato - il 7,3% degli over 14 riferisce di star male o molto male, contro il 7,4% del 2005 – la salute mentale, invece, ha subito un preoccupante peggioramento. L’indice che definisce il livello di salute mentale è calato di 1,6 punti rispetto al 2005.

I più colpiti da questa flessione sono i giovani con meno di 34 anni (- 2,7 punti) e gli adulti tra 45-54 anni (-2,6); ma anche la popolazione straniera presente in Italia non è immune da questo generale peggioramento della salute mentale, tra le donne immigrate il calo dell’indice può arrivare a 5,4 punti.

Tra le cause della depressione, gravi problemi economici, una grave malattia, eventi dolorosi, perdita del lavoro. Insomma la crisi incombe non solo sulle finanze dello Stato e dei cittadini ma ha immancabili ripercussioni sul benessere psicologico e sulla salute mentale.

E cosa dire dello stato di salute generale? L’Istat rileva che le patologie croniche più diffuse sono ipertensione (17,1%), artrosi/artrite (16,2%), malattie allergiche (13,7%), cefalea/emicrania ricorrente (10,8%).

Aumenta l’incidenza dei tumori maligni (+ 60%) e dell’Alzheimer e demenze senili, anche se questo dato può essere facilmente spiegato con il miglioramento delle tecniche diagnostiche e delle terapie attualmente disponibili che consentono un aumento del tasso di sopravvivenza.

Il rapporto, infine, evidenzia che "rimangono invariate le disuguaglianze sociali nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni all’accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio del Mezzogiorno rispetto a tutte le dimensioni considerate".

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