Baby mamme per noia Non togliete ai figli la "fatica di vivere"

Lo psicologo Pellai e l'educazione sessuale: "Oggi i ragazzi sono protetti da tutto ciò che puo' creare dolore. E spessoa giscono senz aporsi el giuste domande e senza preparazione emotiva"

di Teresa Bettarello

Milano, 30 amrzo 2012 - E' ora nelle sale cinematografiche "17 ragazze", storia di 17 sedicenni, liceali in una cittadina che è un mortorio, che decidono di rimanere incinte. Per cambiare la loro vita, per noia, per avere qualcuno che le ami incondizionatamente.

Le due registe francesi, le sorelle Coulin, si sono ispirate a un fatto vero, accaduto nel 2008 negli Sati Uniti. Dove lo scorso anno si sono contate 800 mila baby mamme. E in Italia? Secondo Save The Children, sono più di 10 mila quelle entro i 19 anni, circa 2.500 le minorenni (l'82% italiane). E il numero cresce di anno in anno.

 

Motivazioni religiose a parte, quanto c'entra la mancanza di educazione sessuale in questi numeri? Quanto la premeditazione?

"Moltissimo entrambe - dice Alberto Pellai, medico psicoterapeuta dell'età evolutiva, scrittore ('E ora basta', 'Questa casa non è un albergo', Kowalski) -. Nelle famiglie italiane il sesso è ancora un tabù, non se ne parla. Anzi, è un tabù anche parlare della meraviglia dell'affettività, del primo bacio. Gli adulti sono bloccati come i loro genitori e in più sono pieni di ansie e paure. Allo stesso tempo, però, i figli sono immersi nell'ipersessaulità".

 

E la premeditazione?

"Due i fattori. Innanzi tutto, i meccanismi psicologici legati alla fase dell'adolescenza: affetti dalla sindrome del supereroe che può tutto, i ragazzi entrano nel territorio del rischio, del mettersi alla prova; sfide che sono in risonanza con la paura, inconscia, di non essere fertili. Poi c'è l'interiorità: più io, essere umano con bisogni di attaccamento e accudimento, in tali bisogni non ho trovato risposta, più nel mio vissuto mi sento ramingo; ecco allora il pensiero, conscio o inconscio, di passare da essere impotente a potente, agente, facendo un figlio. Il vantaggio psicologico quindi c'è e non è secondario, però mancano la competenza, la stabilizzazione dell'identità, l'equilibrio emotivo che servono per essere genitori."

 

Ma quarant'anni fa era normale diventare mamme prima dei vent'anni. Cosa è cambiato oggi?

"Che una volta le famiglie erano un villaggio reale nel quale alle ragazze era ben chiaro cosa significasse, in fatica fisica e mentale, fare figli, lo vedevano. Oggi spesso il figlio è unico, vive in un villaggio globale ma irreale, l'unico essere che ha visto crescere è se stesso, a parte il tamagotchi. E poi c'è la questione del senso di responsabilità".

 

Che non viene insegnato?

"I ragazzi sono protetti da tutto ciò che può creare dolore. Viene tolta loro la fatica di vivere, una volta non era così. In più, dal mondo degli adulti sono infiniti oggi gli stimoli che arrivano ai ragazzi per comportarsi come adulti: 'Just do it'! e loro agiscono senza aver avuto il tempo di porsi le domande giuste, senza la giusta preparazione emotiva".

 

Le stime indicano che il fenomeno delle baby mamme ha sempre meno connotazioni sociali.

"Perché le famiglie si sfaldano e gli adulti sono in crisi, latitano, fuggono a ogni livello sociale".

 

E' giusto che in Italia i genitori non possano decidere della gravidanza della figlia minorenne?

"Sì. Sebbene immatura, irresponsabile, è sempre una persona con una propria psicologia. E comunque, dietro alla decisione finale c'è quasi sempre un'intera famiglia. La sua presenza è fondamentale per il percorso di elaborazione, di adultizazzione psicolgica che deve seguire all'agito, ovvero alla gravidanza, anche se interrotta".

 

Capita spesso però che i maschietti si defilino...

"Anche qui, conta molto la reazione della famiglia. Come ho detto, la cosa peggiore che un genitore possa fare è sottrarre un figlio alle sue responsabilità e questa è La responsabilità! Piuttosto, si dovrebbe aiutare i due ragazzi nel lavoro di coppia, anche se non dovessero più stare insieme".

 

Prima di chiudere la telefonata, Pellai insiste sull'importanza di fare educazione affettiva ai ragazzi. Lui stesso opera nelle scuole (alberto.pellai@unimi.it). Per mamma e papà a corto di parole suggerisce di entrare nei gruppi di confronto genitoriale (info: www.impresafamiglia.it ). Quanto a "17 ragazze", aggiungiamo noi, portateci la prole over 14 a vederlo. Ma non solo quella femminile.

di Teresa Bettarello

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