Allegri e la gestione del gruppo «Ecco il mio metodo di lavoro»

LEINI’ - Un’ora di lezione ai 200 tecnici associati alla sezione torinese dell’Assoallenatori (Aiac) a conclusione della stagione sportiva. Argomenti all’ordine del giorno: psicologia, alimentazione, rapporti con lo staff e i media, senza trascurare i metodi di allenamento. Massimiliano Allegri, per una sera, è diventato docente d’eccezione nel corso di un incontro organizzato con i colleghi locali, dal titolo: «Essere allenatori fuori dalla panchina». Il bilancio, alla fine dell’appuntamento, può dirsi positivo: i tecnici (non certo la stampa, rigorosamente esclusa dalla sala che ospitava l’evento) si sono mostrati molto soddisfatti dopo aver ascoltato Allegri nella veste non solo di allenatore vincente, ma pure di “esperto in psicologia e alimentazione”.

UNICITA’ - Nell’hotel che ospita la Juve alla vigilia delle partite casalinghe il tecnico dei campioni d’Italia ha intrattenuto i presenti spaziando tra vari argomenti. «E’ impossibile pensare che nel calcio ci si possa inventare qualcosa sul piano tecnico o tattico - ha detto Allegri -. L’unica rivoluzione degli ultimi anni è stata l’introduzione della regola sull’eliminazione del passaggio al portiere. E le partite sono diventate meno bloccate, meno noiose nell’ultimo quarto d’ora, quando il risultato poteva essere facilmente congelato. Ora non s’inventa più nulla, perché c’è talmente tanta velocità in più che tutto può accadere. Nella gestione della squadra, invece, si può fare ancora la differenza». Sul tema della gestione del gruppo, Allegri ha aggiunto: «Non è possibile governare una rosa intera seguendo un’unica metodologia di lavoro, poiché ogni giocatore va valutato singolarmente, nella sua diversità dagli altri. Va studiato e poi di conseguenza va adottato un determinato comportamento con lui, adeguato ai bisogni caratteriali. Ai tempi del Milan, per esempio, sbagliai nel non capire che mentre al mio arrivo c’erano tanti campioni in squadra, nell’ultima stagione con i rossoneri la gestione doveva essere diversa. E bisognava ricominciare da capo, come feci a Cagliari».

MANGIARE - Da qui discende l’importanza di studiare la psicologia dei singoli, alla quale poi va adeguata una particolare strategia anche a livello alimentare: «Non esiste un unico menu per tutti i giocatori. Ma ciascun profilo va studiato nei particolari: ogni calciatore ha un suo metabolismo e un fisico, per cui adottare una dieta identica per trenta persone diverse non è pensabile. In questo modo, assicurando un’alimentazione specifica per ogni singolo calciatore, si può arrivare anche a prevenire il 50% degli infortuni». Infine su quanto accade troppo spesso nei tornei giovanili: «Se lavori con i ragazzi, devi provare a insegnare loro qualcosa, piuttosto che allenarli. Un tecnico che sta vincendo 1-0 la partita non deve mai rivolgersi ai suoi piccoli giocatori dicendo loro: “Dai, andiamo a raddoppiare”. Vedo un’esasperazione eccessiva, per esempio nelle partite dei Pulcini. Bisogna, al contrario, stimolarli al divertimento, ad arrangiarsi». Già, l’ossessione del risultato è vietata, si tratti di elementi in età tenera, ma anche avanzata: pure sotto questo aspetto la Juve di Allegri, che senza tensioni eccessive si accosta alla finale di Champions, ha decisamente voltato pagina rispetto al passato.

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