Vivere da gemelli

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    E’ difficile capire per un singolo che cosa voglia dire nascere, essere e vivere da gemello.

    Ci si specchia nell’altro, si vive nella fusione perenne, sei scambiato per l’altro, sei considerato come una coppia di persone e raramente solo come un individuo separato. E questo è tanto più vero durante l’infanzia.

    Problemi di identità: non sai chi sei tu e non sai chi è l’altro.
    Tutte questioni che gli altri non si chiedono, perché si soffermano sull’alone di romanticismo e di mistero che circonda i gemelli, come la telepatia, l’alleanza e l’incredibile uguaglianza.
    Sin da bambini è posta molta attenzione sui gemelli, nel senso che vengono osservati continuamente dagli altri: ciò – secondo gli psicologi – genera un egocentrismo “duale”, ovvero quel tipico sentirsi speciale proprio del gemello ma sempre in rapporto all’altro, e che fa sentire onnipotente.
    Tuttavia, essere gemelli non è poi così “facile”.  Abbiamo fatto una chiacchierata con lo psicoterapeuta Roberto Pani, confrontando le testimonianze di gemelli omozigoti.
    Quanto è bello essere gemelli?” – domanda che si sentono spesso rivolgere i gemelli.
    “Molto” – è la risposta, o almeno così pare.

    -    Non c’è bisogno di guardarsi allo specchio perché ci si specchia già
    -    Non si sente il bisogno di avere degli amici perché sotto un certo aspetto il tuo amico del cuore è il tuo gemello (e durante l’adolescenza persino il desiderio di un fidanzato avviene con ritardo)
    -    Se hai un’angoscia la condividi con l’altro: non sei solo a “vivere” il tuo problema
    -    Se hai bisogno di affetto e consolazione – sia da bambino che da adulto - il tuo gemello c’è sempre (sempre se hai un buon rapporto con lui).
    -    Dentro ti te hai la consapevolezza che hai un alleato su cui contare
    Tutte queste esperienze positive generano l’illusione di non essere mai solo. E qui arriva il bello.
    Ci si illude di non essere mai soli
    I gemelli ritardano così l’esperienza di cercare l’altro, perché sono già completi nei loro bisogni, fino ad esserne quasi saturati.
    Non sperimentano mai la solitudine da bambini, per poi scoprire improvvisamente cos’è con tutte le sue difficoltà.  Da adulti, quando la vita porta inevitabilmente a separarsi e a fare le prime esperienze da soli, i gemelli cercano in maniera quasi ossessiva - nell’altro che vorrebbero incontrare - il gemello che non è più accanto a sé. E qui iniziano i problemi, proprio perché a un certo punto tu il gemello “deve” – e si sottolinea deve – camminare da solo, per sopravvivere.

    Problematicità dei gemelli
    A un certo punto della tua vita ti accorgi che il tuo alter ego è un “nemico” di te stesso, perché non ti consente alcuna libertà di individuare chi sei davvero: le tue scelte sono impossibili perché devi condividere tutto con l’altro, anche nelle esperienze di piacere e di godere la vita.
    Passata l’infanzia, cosa succede nei gemelli? Secondo il prof. Roberto Pani, i gemelli “non sanno cosa sia il piacere individualizzato, il piacere di scoprire la vita da solo, poiché tale esperienza è sempre stata condivisa con l’altro. Il piacere, se non è individualizzato, non può considerarsi tale.
    Arriva un momento – nell’adolescenza e nella prima giovinezza – in cui il gemello vuole essere riconosciuto come una persona singola, e non più come una coppia.

    Vuole conquistare il suo spazio e non più co-abitarlo sempre con l’altro.  

    Vuole assaporare il piacere di esplorare in maniera individuale, esperienze che sono sconosciute per molto tempo (dai 0 ai 6-7 anni). Alcuni gemelli confessano di ricordarsi il periodo infantile come un periodo durante il quale si sentivano un tutt’uno con l’altro, senza riuscire a “dis-tinguersi”.
    Come fa a godere (della vita) se non conquista la libertà? Ecco che il gemello deve imparare a conquistare la sua libertà.

    La consapevolezza della condivisione continua con l’altro (il gemello non ha mai niente tutto per sé) può portare dolore ma anche sana crescita" - prosegue lo psicoterapeuta.

    Ricerca della propria identità
    Il punto diventa appropriarsi di se stessi.
    “L’ego sintonia se da un lato può apparire come sicurezza non contestabile, rassicurante per l’eternità, dall’altro rappresenta l’impossibilità di appropriarsi di sensazioni personali, di giudizi, di impressioni, di capacità di valore, di caratteristiche che facciano sentire di vivere una vita propria” – prosegue Pani.

    Competizione e Ambivalenza
    Così comincia un tentativo di differenziarsi e ci si scontra con la competitività e con sentimenti “ostili”
    Si tratta di un’ostilità che deriva dall’ambivalenza:  da un lato c’è l’eterno amore giurato (“sono il tuo gemello e in quanto tale ti amerò per sempre”) e dall’altro lato c’è il bisogno (e poi desiderio) di appropriarsi di se stesso (ho bisogno di camminare con le mie gambe ed evitare di essere assorbito dalla coppia che non mi dà spazio).

    Dipendenza
    “Dal punto di vista strettamente psichico il “gemellaggio” è un po’ come 2 oggetti che sono calamitati l’uno verso l’altro" - sostiene lo psicologo clinico.
    Non a caso spesso i gemelli si compensano: laddove uno è timido l’altro è estroverso, laddove uno è vivace l’altro è pacato.
    E’ come se si trattasse di un unico organismo, in cui c’è uno scambio di ruoli continuo: il gemello protettivo e il gemello fragile, il gemello determinato e quello pigro. Ruoli che possono però cristalizzarsi

    Cosa si può fare per differenziarsi?
    Il contesto familiare può favorire la differenziazione e ottimizzare le caratteristiche che accomunano, ma anche quelle che sono proprie di uno dei 2 gemelli, e che consentono quindi l’individuazione di se stessi.
    E’ importante valorizzare le qualità positive dell’uno e contemporaneamente sottolineare il talento dell’altro per un altro aspetto.
    "A un certo punto - testimonia Roberta, gemella omozigote - saranno i gemelli stessi a differenziarsi da soli."

    Qual è il rapporto che i gemelli instaurano con gli altri?
    Le aspirazioni sentimentali rispecchiano spesso il primo riconoscimento delle primissime fasi della vita. Se il gemello dunque si è sempre visto negli occhi dell’altro, cercherà sempre in futuro un “partner” che somigli il più possibile al suo gemello. In fondo egli è nato in coppia! E conosce l’esperienza della coppia e non del sentirsi unico individuo.

    Non è infrequente che gli amici o i partner dei gemelli da adulti somiglino caratterialmente al gemello “mancante”. Alessandra confessa: "se si potessero fondere tutte le mie amicizie in una sola persona, verrebbe “sintetizzata” la mia gemella."


    Ma alla fine i gemelli ce la fanno?
    "Certo, rassicura Pani - Grazie alla loro esperienza gemellare attingono a capacità di introspezione, fondamentali per comprendere se stessi e gli altri. Grazie alla loro esperienza antitetica di fusione e individuazione di se stessi acquisiscono quell’arricchimento personale, che consentirà loro di distinguersi e di vivere una vita propria.

    Imparando prima degli altri a condividere, apprendono subito la generosità, utile a comprendere il difficile amore per il diverso.

    Il processo evolutivo può incontrare qualche difficoltà rispetto a chi è nato “solo”, esperienza non sempre compreso da tutti. Ma è proprio ciò che rende l’esperienza gemellare unica e bellissima.

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