Violenze alle donne, nel 94% dei casi a colpire partner, ex o …

In occasione della Festa della Donna sono stati resi noti i dati relativi all'attività dello Sportello Dafne contro la violenza di genere. I dati sono stati illustrati dalla dottoressa Mary Russo, responsabile dello Sportello nonché Direttore del Programma di Psicologia dell'Ausl di Rimini. Nel corso del 2011 sono state 284 le donne che si sono rivolte agli Sportelli Dafne del territorio provinciale (dato pressochè in linea con quello del 2010).

Di queste 168 sono state poi prese in carico e sono stati predisposti percorsi ad hoc, in rete, per consentir loro di uscire dalla situazione di violenza. Ben 116 di questi casi sono stati "intercettati" dalla rete ospedaliera del territorio, e più precisamente 107 dai Pronto Soccorso e 9 dalla Ginecologia (questi ultimi erano casi di violenza sessuale).

Di questi casi, 163 erano casi di violenza fisica e psicologica (il 57,4 per cento del totale); 20 i casi di violenza psicologica; 13 casi di violenza sessuale e psicologica, 11 i casi di stalking e violenza psicologica, mentre restano molto numerosi, ben 77, i casi di violenza combinata: fisica, sessuale, stalking, economica e psicologica. Trentasette delle donne che hanno subito violenza (il 22 per cento) erano in stato interessante. Rispetto alla nazionalità, le italiane restano la maggioranza (il 57 per cento); le straniere sono in maggioranza regolari: 71. Le straniere vengono da 22 paesi, ma prevalentemente dai paesi dell'Est Europeo. Il 57 per cento delle donne che hanno fatto ricorso a Dafne ha figli: 96.

Per quanto attiene alle 168 donne prese in carico, il 57,5 per cento ha reddito inesistente o insufficiente. Però il 53 per cento delle donne ha un titolo di studio (75 il diploma di scuola media superiore e 14 la laurea), ed un ulteriore 36 per cento (61) ha comunque il diploma di scuola media inferiore. E ad ogni modo tutti i dati, nazionali, internazionali e anche locali, convengono sul fatto che la violenza contro le donne sia trasversale per ciò che riguarda la nazionalità e la classe sociale. Trova conferma anche il fatto che l'agente della violenza è, nella maggior parte dei casi, dentro le "mura domestiche": in 158 casi (il 94 per cento) si tratta del marito o del partner, o di ex marito o ex partner, si aggiungono violenze da parte di figli o altri parenti (5 casi), datore di lavoro (1), amici o conoscenti (2) ed estranei (2).

Nel corso della conferenza stampa la dottoressa Russo si è inoltre concentrata sulla violenza alle donne in gravidanza: "Il fatto che le donne in gravidanza siano più protette delle altre, in virtù di questo loro stato, è un luogo comune. Al contrario, la violenza in queste situazioni distrugge l'aspettativa di famiglia e di figlio che queste donne si erano fatte. Violenza che sovente, nel 2011 in 14 casi, porta anche alla perdita del figlio, per cause naturali o perché le donne, a quel punto, decidono di interrompere la gravidanza. Non mancano circostanze contrarie: in 4 casi le donne erano rimaste incinta e l'uomo voleva convincerle a rinunciare alla gravidanza e per questo faceva loro violenza: le abbiamo aiutate noi, tramite gli appositi servizi, a portare a termine la gravidanza".

Altro aspetto è quello della scolarità: "Le donne non riescono a spendere il loro potenziale formativo nel mondo del lavoro. Sono significativi anche i casi di violenza economica e psicologica nei confronti delle donne, tesa a farle sentire inutili. Noi crediamo che al nord vi siano più denunce di violenze, di sicuro perché le donne sono più emancipate (il 46 per cento delle donne che si rivolgono al servizio poi fanno denuncia), ma anche per il fatto che le donne del nord, più acculturate fanno più paura, e a volte l'uomo è impaurito, appunto, dal fatto che la donna sia emancipata".

Da due anni a questa parte nell'ambito del progetto ci si sta occupando anche dell'agente della violenza, con l'obiettivo, il progetto è ancora nella fase dello studio di fattibilità, di aprire un servizio per gli uomini al fine di limitare il ricorso alla violenza da parte loro. A quanto emerge anche dai dati 2011 (119 i casi che si sono potuti prendere in esame), l'uomo violento ha età media di 45 anni, è occupato (nel 69 per cento dei casi), e sia la professione sia il livello formativo e culturale sono molto trasversali. Un terzo degli uomini violenti ha a sua volta subito violenza.

In pressoché tutte le situazioni l'uso della violenza da parte dell'uomo deriva da un bisogno di esprimere il proprio controllo sulla relazione. Come nella storia di Maria (il nome è di fantasia) di cui la dottoressa Russo ha letto una testimonianza: "Mi diceva che amava solo me, che voleva solo me. E all'inizio mi pareva che fosse tutto bellissimo. Poi ha cominciato a togliermi pezzi di me. Amavo la musica, e non potevo più ascoltare musica perché lo disturbavo. Ha voluto che cambiassi anche il mio modo di vestire". Poi si è arrivati al controllo economico: "voleva i soldi del mio stipendio, e io glie li davo volentieri, perché volevo aiutarlo". Fino ad arrivare al punto in cui tutto questo non bastava più, e si è sprigionata la violenza.

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La "Rete Dafne" contempla i Pronto Soccorso, i vari servizi sanitari dell'A.USL, ma anche le Forze dell'Ordine e gli Enti Locali. Lo sportello Dafne, infatti, ha sede proprio presso la Casa delle Donne del Comune, ed è raggiungibile, telefonicamente, al recapito 0541.704407.

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