Violenza sulle donne: cosa scatta nella mente dell’uomo?

Cosa scatta nella testa di colui che abusa della propria “amata” e cosa nella psicologia della vittima, che si sente costretta a dover restare col proprio violentatore? Alcuni recenti studi psicologici hanno provato a darci delle risposte

25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne

25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne

Si celebra oggi la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Una data scelta nel 1999 dall’Onu, che quattordici anni fa proclamò ufficialmente il 25 novembre come giornata dedicata a tutte quelle donne che subiscono violenze, ma che non hanno il coraggio di chiedere aiuto.

LA CRISI CAUSA IL FEMMINICIDIO – Nonostante negli ultimi anni siano state numerosissime le iniziative per evitare che il fenomeno del femminicidio si diffondesse, come ogni giorno ci mostrano quotidiani e telegiornali, si è assistito a un preoccupante incremento dei casi di violenza sulle donne. Vittima di uomini gelosi, il gentil sesso è oggigiorno al centro della cronaca di violenza fisica e sessuale, omicidi, persecuzioni e stalking. Crisi economica e femminicidio vanno di pari passo. Ebbene sì, anche la crisi economica è causa diretta e movente di questo incremento. Lo avreste mai detto? Eppure c’è un dato preoccupante, ma allo stesso tempo molto triste, che lo conferma: alcune ricerche rivelano che due donne sue tre restano insieme al proprio compagno “abusatore” anche per ragioni (sicurezze) economiche.

COSA SCATTA NELLA PSICHE DI CHI ABUSA E DI CHI SUBISCE – Nonostante abbiamo oltrepassato da più di un decennio il “moderno” 2000 e siano stati raggiunti gli obiettivi verso la creazione di uguaglianza dei sessi, è realistico affermare che viviamo ancora in una società alquanto arretrata, patriarcale. Viviamo in una realtà in cui non si ci si è ancora distaccati dalla mentalità che gli uomini devono essere più forti e potenti delle donne. Questa è una delle principali motivazioni che scatena nell’uomo un istinto violento, giustificato “perché maschio”. Ma cosa scatta veramente nella testa di colui che abusa della propria “amata” e cosa nella psicologia della vittima, che si sente costretta a dover restare col proprio violentatore? Alcuni recenti studi psicologici hanno provato a darci delle risposte: ci sono due fattori emotivi che contribuiscono alla violenza domestica. Il primo riguarda un processo distruttivo di pensiero, che chi abusa prova sia verso se stesso che verso la propria partner. Si tratta di pensieri del tipo: «Se tu non la controlli, non sei un vero uomo» o: «Se ti comporti così è colpa sua, è lei che ti sta facendo impazzire». L’altro meccanismo mentale è quello che scatta nella psiche di entrambi i partner e comporta una pericolosa illusione della coppia indicata come un “legame di fantasia”.


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Violenza sulle donne: cosa scatta nella mente dello stupratore?

Violenza sulle donne: cosa scatta nella mente dello stupratore?

LA PSICOLOGIA DI COPPIA  – Con la convinzione di avere un legame indissolubile, nella coppia si vive una quotidianità basata su una “verità”, secondo la quale è la persona amata l’unica responsabile della propria felicità. Dunque, questo legame fantasioso incoraggia l’atteggiamento anche persecutorio che si può instaurare a supporto dell’idea che uno dei partner deve avere il controllo sull’altro. È per questo che chi ci è dentro tende a giustificare la propria ira verso la partner. Si entra, così, in un vortice dal quale è difficilissimo uscirne, sopratutto nel momento in cui si sta attraversando una fase malsana del rapporto, diventato ormai ostile o pericoloso. Ed è proprio in questa fase che il rapporto fa “soffrire di meno” se sono entrambi i partner ad abusare l’un dell’altro: non si vedono come individui separati che si stanno danneggiando, ma complici del loro male.

NON RESTARE IN SILENZIO – Uscire dal tunnel, è sì difficile, ma non impossibile: basta trovare il coraggio, che è stato donato a tutti noi, di parlare. Non restare in silenzio, per far del bene a se stessi e al proprio compagno. Evitare di colpevolizzarsi, cercare aiuto in un’altra persona, a partire da un amico, da un famigliare o chiunque ispiri fiducia, è di vitale importanza perché la degenerazione è graduale. Prima che sia troppo tardi.

Se avvertite già i primi campanelli d’allarme siete ancora in grado di evitare il peggio: maltrattamenti o stupri. Fate attenzione e cercate di riconoscere un possibile pericolo fin dall’inizio, per evitare che ci si ritrovi difronte ad una tragedia senza volerlo.

Parlate per voi stesse, per loro e per tutti noi, per dire STOP AL FEMMINICIDIO. Parola di una testimone di violenza domestica.

Sonia Carrera

@soniasakura89

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