Vietato vietare?



Meglio proibire o consigliare? Spesso ce lo chiediamo, in relazione alle diverse situazioni, dall’educazione dei figli, a tutto ciò che concerne la salute, dal comportamento da tenere in automobile alla salvaguardia del pianeta. Una risposta univoca, ovviamente, non c’è. Ma abbiamo sentito un team di studiosi e ricercatori per aiutarci a destreggiarci nelle varie situazioni, in base alla loro esperienza e all’esito di indagini e ricerche.


DIVIETI SULLE STRADE

Sulla strada qual è il metodo più efficace per garantire la sicurezza di automobilisti e pedoni?
"Se si tratta di codice della strada non ci sono dubbi. Il divieto è d’obbligo" afferma Manuela Bina, psicologa del Traffico e collaboratrice, come docente e ricercatore, presso le Università di Torino e della Valle d’Aosta. "Un esempio? Le cinture di sicurezza. Quando in Italia il loro utilizzo era solo caldeggiato le indossava solo il 10, 20% della popolazione. Dal 1989 anno in cui è entrato in vigore il divieto i dati sono esattamente invertiti: il 90% di noi appena sale in automobile lega, con un comportamento quasi automatico, la cintura di sicurezza, come emerge dal recentissimo report europeo finanziato dalla stessa UE".

Ma come mai siamo diventati così bravi e diligenti?
Perché abbiamo paura. Temiamo di essere scoperti quando non rispettiamo le norme e, quindi, di ricevere una sanzione o attraverso una multa in denaro o perché vediamo sottrarci i punti della patente. E tanto più sappiamo che esiste la possibilità di incappare in un controllo, tanto più diventiamo attenti e scrupolosi nel seguire le norme. Molti sono gli studi a cura di psicologi internazionali del traffico su questo argomento, come quello del 1997 dell’Uppsala University dal titolo, non a caso: “The role of the perceived risk of detection”.

DIVIETI NEL QUOTIDIANO

Vietato vietare?Nei nostri comportamenti quotidiani oltre al potere della sanzione, conta anche l’esempio?
Robert Cialdini, psicologo e docente di Marketing presso l’Arizona State University, autore de “Le armi della persuasione” (ed.Giunti), ha condotto di recente due studi a riguardo. Risultato? L’esempio conta, eccome. Il primo esperimento aveva il fine di incentivare il risparmio energetico, permettendo il confronto tra bollette dell’energia elettrica tra vicini di casa con abitazioni simili. Lanciato dal Sacramento Municipal Utility District, lo studio ha funzionato benissimo: presi i consumi di 35mila abitazioni, a ogni bolletta è stato allegato un grafico con le proprie prestazioni comparate con la media di 100 vicini. Venivano mostrati anche i consumi dei 20 migliori vicini al cui risultato era stata affiancata una faccina sorridente (e una triste agli spreconi). Dopo sei mesi di esperimento, le famiglie che avevano ricevuto la bolletta con la comparazione avevano ridotto i propri consumi del 2% in più rispetto a coloro che continuavano a ricevere bollette tradizionali. Insomma l’emulazione funziona, imitare i più bravi e talentuosi ci viene spontaneo. È un po’ la cosiddetta “legge traino”, caldeggiata da sempre dalle insegnanti sin dalle scuole elementari: i bravi trascinano la classe.
Simile, il curioso studio su “clienti e asciugamani” condotto da Cialdini e la sua équipe in alcuni hotel americani. Se veniva sostituito il cartello “riusare gli asciugamani aiuta a non sprecare risorse naturali” con una nuova scritta: “tre quarti degli ospiti di questo albergo usa l’asciugamano per più di una volta”, il numero dei clienti che non chiedevano nuove salviette passava dal 30% al 44% che diventava addirittura il 50% con un terzo cartello ancora più specifico: “tre ospiti di questa stanza su quattro hanno riutilizzato i medesimi asciugamani”.

DIVIETI E FIGLI

Nei confronti dei figli vincono i divieti o i consigli?

"Il divieto si fonda sul principio della potestas, dal latino, letteralmente “potestà” e cioè del diritto da parte dei genitori di stabilire limiti e confini, indispensabili per la crescita sana di un bambino" spiega Luigi Anolli, professore di Psicologia della Comunicazione e psicologia della Cultura presso l’Università Milano-Bicocca. "Sono i famosi paletti oltre i quali non si può andare. Sono necessari per l’equilibrio psicologico dei nostri figli. L’importante è che i divieti non vengano imposti in maniera dittatoriale, ma illustrati e spiegati”.
“È la persuasione l’arma vincente" afferma Francesco Colucci, professore di Psicologia Sociale presso la facoltà di Psicologia alla Bicocca. "Altrimenti il rischio è quello dell’effetto boomerang. Me lo proibisci, allora lo faccio. Atteggiamento di sfida, tipico soprattutto degli adolescenti. E ancora di più di quegli adolescenti che vivono situazioni di disagio e che infrangono non solo i divieti, ma anche i loro simboli”. Avete presente i cartelli di divieto deturpati da scritte oppure con un simbolo di divieto che sovrasta il divieto stesso? Il messaggio è chiaro: “vietato vietare”.
“Per i bambini non ci sono dubbi" prosegue Alessandro Amadori, psicologo, e direttore del centro di ricerca Coesis, "i divieti sono indispensabili purché ben illustrati e spiegati, i bambini sono infatti ben più intelligenti di quanto crediamo e quindi propensi ad accettare una norma se compresa. Per gli adolescenti invece il discorso cambia. Per evitare l’effetto boomerang, quasi certo, di fronte ai teenager, è importante mediare. Come? Se per esempio nostro figlio sedicenne volesse rincasare alle due di notte non ha senso bandire un coprifuoco, è meglio chiedergli di essere reperibile telefonicamente. Perché dovremmo proibire ad un adolescente di fare l’adolescente? Un divieto perentorio non ha altro significato che quello di comunicare: ti vieto di essere un adolescente”. E per gli adulti? “Dipende molto dal loro temperamento. Non è vero che per ognuno di noi è così importante la libertà, ci sono persone che amano essere controllate, guidate e per loro i divieti funzionano, decisamente meglio dei consigli, che sono, invece, sicuramente più adatti a personalità il cui valore principe è la propria libertà individuale”.

DIVIETI E SALUTE

Funzionano le campagne prescrittive sulla salute?
“Funzionano tanto più sono motivati" spiega Anolli, "come esemplificano le numerose campagne condotte contro il fumo che hanno avuto successo perché ben argomentate e dettagliate: fanno percepire il rischio di ammalarsi di cancro o di malattie cardiovascolari. Diverso il caso delle droghe leggere, dove il divieto sembra più una questione ideologica, priva di una spiegazione chiara ed efficace dei rischi effettivi per la salute”.
Uno studio realizzato da un gruppo di scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Guttmacher Institute di New York, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Lancet”, ha stabilito che i tassi di abortività sono pressoché identici nei paesi dove l’aborto è consentito dalla legge e in quelli dove invece è considerato illegale. Dunque, il divieto influenza scarsamente la scelta delle donne che anzi, possono incappare in situazioni pericolose, laddove l’interruzione volontaria di gravidanza è illegale: in questi casi l’aborto è responsabile a livello mondiale del 13% dei decessi durante la gravidanza.

STRANI DIVIETI NEL MONDO

Stilata dal sito oddee.com, la lista dei divieti ideati dai governi del mondo, è veramente bizzarra e ha quasi dell’inverosimile. Il primato, a dir poco curioso, spetta all’Australia dove è vietato girare film porno con donne con il seno piccolo. L’Australian Classification Board, l’autorità australiana che vigila sulle pellicole cinematografiche, ha censurato infatti numerosi film a luci rosse semplicemente perché le protagoniste avevano seni troppo piccoli e il rischio era quindi quello di identificarle come minorenni. Ma l’originalità regna sovrana anche in Cina dove, dal 2000 è vietato vendere console per videogame (quasi tutte prodotte in Cina, per altro). La norma messa a punto dal Partito Comunista voleva evitare che i giovani perdessero troppo tempo nel gioco. E sempre in Cina non si possono coltivare gelsomini perché rappresentano il simbolo della rivoluzione tunisina e quindi potrebbero aizzare le folle. Nei paesi musulmani, onde evitare la dilagante moda americana, sono vietate le mode che richiamino in qualche modo l’Occidente. Così in Iran sono proibiti tagli di capelli stravaganti, mentre in Arabia Saudita non si può festeggiare San Valentino, perché ritenuto immorale e contro l’eticità imposta dal Corano. In Danimarca, in compenso, non si può dare il nome che si vuole al proprio figlio, ma bisogna sceglierlo tra i 24mila approvati dalla Monarchia.

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