Venerdì 17: il bisogno di essere superstiziosi

    • venerdi 17

    Venerdì 17 è considerato per antonomasia il giorno più sfortunato in assoluto. Pare che tale credenza superstiziosa sia antichissima e affondi le sue radici nell’antica Grecia. Trova inoltre un riferimento funesto nell’Antico Testamento, si rafforza nei secoli seguenti per giungere indiscussa (o quasi) fino ai nostri giorni.

    E’ solo una credenza, è vero, però invita a compiere gesti scaramantici anche da parte di persone che si dichiarano non superstiziosi, e probabilmente a non prendere appuntamenti. Tutti in fondo, un po’ ci crediamo e speriamo che venerdì 17 non porti alcuna sventura.

    Abbiamo rivolto alcune domande sulla superstizione allo psicoanalista Roberto Pani, docente di Psicologia clinica all’Università di Bologna che proprio sulla superstizione ha dedicato i suoi ultimi studi. Indaghiamo quindi sulla sua origine psicologica.

    Cos’è la superstizione dal punto di vista psicologico?

    La superstizione indica la tendenza a dare una spiegazione a fenomeni oggettivamente inspiegabili.
    E’ una sorta di tentativo di manipolare le cause e il futuro con fantasie e credenze che hanno l’obiettivo di colmare il vuoto creato dalla ragione. In altra termini, laddove la ragione esplicativa non arriva a spiegare i fenomeni, riconducendoli a cause oggettive, ci pensa la credenza superstiziosa.
    La superstizione è un comportamento - oserei dire - vecchio come l’uomo, il quale spera di acquisire il potere di far verificare un evento, allo scopo di condizionare la vita futura alla luce della sfortuna o della fortuna.

    Qual è la ragione psicologica della superstizione?
    Le persone non accettano, anche per ragioni culturali specifiche, che il mondo sia com’era descritto da Democrito nel V secolo A.C., basato cioè sull'atomismo. Secondo questa teoria, gli eventi accadevano a causa dell’incontro casuale degli atomi.

    Un altro dei motivo che spiega la superstizione, dal punto di vista psicologico, è il fatto che la gente non accetta che il mondo sia dominato dalla Ragione (la ratio in senso illuministico), cioè dal tecnicismo o dalla scienza deterministica, (causa ed effetto). La gente spera di poter manipolare gli avvenimenti della realtà esterna in modo fatalistico.

    Entrando nel mondo interiore delle persona è come se dicessero a se stessi: Ci deve essere un margine all’interno del quale ci sia spazio per sognare e modificare gli eventi. Bisogna incantare la realtà troppo pragmatica e “matematicizzata”.

    Come si manifesta la superstizione?

    Ecco allora che amuleti, cornetti rossi e totem vari diventano strumenti per  rituali, scongiuri e portafortuna. Si pensi all’evitare di attraversare la strada se un gatto nero ha preceduto il nostro percorso; pensare che ci accadrà qualche sventura se si è rotto uno specchio; toccare ferro se passa un carro funebre; non prendere appuntamenti venerdì 17, e così via.

    Quali risultati, professore, ha ricavato nei suoi studi?

    Su un campione di 1000 persone alle quali abbiamo somministrato un questionario da noi preparato (Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna ndr), con interviste al Sud, Centro e Nord Italia, divise al 50% tra donne e uomini di tute le età, il 90% dichiara di non essere superstizioso, ma sembra che si vergogni di ammetterlo.
    In realtà, molte persone ammettono poi di seguire rituali ossessivi e compulsivi senza rendersene conto: ciò indica un atteggiamento superstizioso.

    E’ emerso che in caso di attraversamento da parte di un gatto nero, una donna cambia strada, l’uomo invece prosegue.  La volta dopo sarà l’uomo a cambiare strada di fronte a un gatto nero. Con questo dato, risultante dalle interviste, voglio dire che la percentuale di atteggiamento superstizioso è equamente distribuita tra i sessi.
    Si è notato lo stesso rapporto sui segni zodiacali. Sono più usati dalle donne che, in buona parte, ne seguono attentamente le istruzioni. Gli uomini sembrano indifferenti, e invece, ad un’analisi più approfondita, risultano anch’essi abbastanza sensibili.

    Vi sono poi i casi di persone disperate - anche a causa di malattie gravi o inguaribili - che si rivolgo ai cosiddetti maghi della televisione che con laute cifre promettono di guarire e di fare miracoli.

    Gli italiani sono più propensi alla superstizione di altri popoli?

    Tutti i popoli lo sono, ma i dati dicono che i popoli latini in fatto di superstizione superano di circa il 30% gli abitanti dei Paesi nordici.

    Che differenza c’è tra Superstizione e Religione?

    Molto grande. La Religione, com’è noto, proibisce la Superstizione, ma vorrei indicare il fatto che il religioso sottolinea la sottomissione narcisistica e la devozione verso la divinità e diminuisce il proprio potere manipolativo, dettato da una fantasia magica e fatalistica. Il superstizioso invece ha un intenso bisogno proprio di questo potere.
    Il bisogno della superstizione consiste nel sentire che il mondo potrebbe cambiare in base a quel che manca a lui. E' da qui si attuano dei riti scaramantici che tentino di manipolare il corso degli eventi.

    Suggerisce di prendere appuntamenti venerdì 17?

    Assolutamente sì, è solo una falsa credenza.

    Si ringrazia la collaborazione del professore Roberto Pani, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista, autore del libro, insieme a Samanta Sagliaschi,Sette e superstizione: un bisogno compulsivo di dipendenza, Utet, disponibile su Bol.it a prezzo scontato.

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