Seewald rivela di non aver mai visto prima il Papa così stremato e abbattuto, al punto che solo raccogliendo le sue ultime forze riuscì a terminare il terzo volume su Gesù
«Non potrei dire che io sia caduto in qualche sorta di disperazione o dolore universale. Mi è semplicemente incomprensibile. Anche se vedo la persona, non posso capire che cosa ci si possa aspettare. Non riesco a penetrare in questa psicologia». Lo ha detto Benedetto XVI a proposito di Paolo Gabriele – il maggiordomo accusato di aver sottratto e divulgato le carte dalla scrivania della segreteria papale – in una conversazione di circa dieci settimane fa con il suo biografo Peter Seewald, pubblicata adesso sul magazine tedesco Focus. Il Pontefice dice anche di non essere stato «né spaesato né stanco» dopo Vatileaks. E aggiunge che era importate venisse «garantita l’indipendenza della giustizia, che un monarca non dicesse, adesso prendo io le cose in mano».
Alla domanda su cosa ci fosse da aspettarsi dal suo pontificato invece il Papa rispose «Da me? Non molto. Io sono un uomo anziano le mie forze diminuiscono. Credo che possa anche bastare quel che ho fatto». Seewald rivela di non aver mai visto prima il Papa così stremato e abbattuto, al punto che solo raccogliendo le sue ultime forze riuscì a terminare il terzo volume su Gesù. «Questo è il mio ultimo libro», confessò in un’occasione Benedetto XVI.
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