Vaticano/ Pedofilia, operativo il centro per la protezione dei minori

È già operativo il Centro per la protezione dei minori costituito nell'ambito della collaborazione tra l'Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma (Italia), il Dipartimento di psichiatria e psicoterapia per il bambino e l'adolescente dell'ospedale universitario di Ulm (Germania), e l'arcidiocesi di Monaco e Frisinga (Germania). È il frutto del Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento" chiusosi ieri alla Pontificia Università Gregoriana. A presentarlo è stato lo psichiatra e supervisore del progetto, Hubert Liebhardt, e il responsabile Hans Zollner, vicepresidente accademico della Gregoriana.

L'obiettivo cardine del Centro sarà quello essere un punto globale di e-learning con risorse accademiche per le professioni pastorali in modo da sviluppare una risposta all'abuso sessuale su minori, tenendo conto degli aspetti multi linguistici e interculturali. Il programma di formazione è di 30 ore, in quattro lingue (inglese, spagnolo, italiano, tedesco). I partner vengono da tutto il mondo: Argentina, Ecuador, Germania, Ghana, India, Indonesia, Italia e Kenya. Collaboreranno dai loro paesi per reclutare partecipanti, certificare e valutare il programma di formazione.

A far parte del Centro sono psicologi, sviluppatori di materiale pedagogico, antropologi, teologi ed esperti multilingue. Tra i principali finanziatori la Diocesi di Monaco e Frisinga, di cui Joseph Ratzinger fu Arcivescovo dal 1977 al 1981. Il programma prevede, per la formazione a distanza, sei moduli per 26 unità formative totali. Offre consulenze legali, esercizi di autoriflessione, prospettive teologiche e pastorali, e così via.

La soddisfazione tra i partecipanti è stata molto alta, malgrado le polemiche di ieri sollevate dalla Conferenza Episcolpale Irlandese che ha riaffermato con un comunicato stampa il suo sostegno - psicologico, morale, economico - alle vittime degli abusi, smentendo così le dichiarazioni della baronessa Sheila Hollins che aveva accusato: "In Irlanda si dice che pochissime vittime hanno avuto aiuti terapeutici o un qualche supporto". Ed ha aggiunto: "Si ritiene che pochissimi abbiano ricevuto delle scuse e quasi nessuno dei risarcimenti. Ma per la mia esperienza la mancanza d'ammissione di colpevolezza o una richiesta di scuse è di solito la più grossa barriera alla guarigione".

Antonino D'Anna

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