Uomini che stuprano le donne

La mappa della misoginia elaborata dall'Associazione Vox.

La mappa della misoginia elaborata dall’Associazione Vox.

È stata tracciata la prima mappa degli haters italiani, la prima piantina dell’odio a filo di byte, dell’insulto via tastiera contro le donne ma anche contro i disabili, gli omosessuali, gli immigrati e gli ebrei.
Insomma una mappa dell’intolleranza realizzata dall’Associazione Vox analizzando 2 milioni di tweet  scritti nel nostro Paese tra gennaio e agosto 2014.
Un lavoro certosino e assai scientifico: conta infatti sulla collaborazione del dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, del dipartimento di Diritto pubblico dell’Università  di Milano e della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma, con la supervisione di Vittorio Lingiardi, docente di psicologia dinamica. Che hanno tracciato tutti quei cinguettii contenenti parole sensibili, geocalizzandoli grazie all’ausilio di Open StreetMap.

IN CAMPANIA IL MAGGIOR NUMERO DI MISOGINI
Così sono stati analizzati l’odio razziale, l’omofobia, l’odio contro le donne, contro i diversamente abili e l’antisemitismo. E il gruppo più bersagliato è risultato essere quello delle donne.
Gli haters più misogini vivono in Campania. La regione ha infatti il primato degli insulti contro le donne insieme con Lombardia, Puglia e Abruzzo. «Vacca, troia, zoccola, puttana», sono invece gli epiteti più utilizzati.

L’HASHTAG DEI PREGIUDIZI SULLO STUPRO
Ma attenzione. Il fenomeno, purtroppo, non è solo italiano. Su Twitter è comparso l’hashtag #itaintrape che in italiano suonerebbe come #nonsitrattadistupro. Che è molto rilanciato nei paesi anglosassoni.
È una sorta di sfogatoio in cui uomini di ogni età dicono la loro sulla violenza sessuale alle donne. Spesso schermati dall’anonimato di account fake, descrivono in 140 parole le situazioni per cui un atto sessuale con una donna non consenziente non equivale a uno stupro, sciorinando una serie di luoghi comuni che una giornalista del Guardian si è presa la briga di analizzare e riassumere in un articolo anche questo, per fortuna, molto condiviso in rete.
Vi si leggono scuse come la banalissima «se l’è cercata» o l’assurda credenza per cui «una donna brutta non può certo lamentarsi se viene violentata». L’hashatag si è trasformato così in una cloaca di luoghi comuni, cattiverie e pregiudizi contro le donne.

Su Twitter  comparso lhashtag #itaintrape che in italiano suonerebbe come #nonsitrattadistupro.

Su Twitter è comparso l’hashtag #itaintrape che in italiano suonerebbe come #nonsitrattadistupro.

LetteraDonna.it ha chiesto a Marinella Cozzolino, psicoterapeuta, sessuologa e presidente dell’Aisc, l’Associazione Italiana Sessuologia Clinica, di commentare i cinque pregiudizi più diffusi sull’argomento.
«Partiamo subito col dire che questi non sono falsi miti ma pensieri distorti, cattiverie gratuite che nulla hanno a che fare con la realtà. Si tratta di pensieri arcaici, quelli che dovremmo sradicare dalle coscienze e dalle consapevolezze dei nostri figli», commenta la dottoressa.
1. IN FONDO SE L’È CERCATA
«Chi pronuncia un’affermazione del genere ritiene che le donne siano seduttrici affamate alla ricerca di conquiste facili. Da queste idee nasce ed emerge una paura profonda, la paura del mostro o dell’estraneo. Dire che la donna se l’è cercata significa darle potere in una situazione in cui potere non ha, significa razionalizzare e immaginare che cambiando il suo atteggiamento la donna potrebbe scegliere se essere violentata oppure no. Sappiamo che non è così».
2. SE NON RICORDA NULLA, NON C’È STATO ABUSO
«Esattamente il contrario: spesso, se una donna non ricorda nulla di un atto sessuale significa che ha dovuto rimuovere, per sopravvivere, un trauma fortissimo. La rimozione stessa indica la profondità della ferita, non la sua assenza».
3. SE SI VESTE TROPPO SCOLLATA, VUOL DIRE CHE CI STA
«Falso. Se non fosse stata scollata sarebbe stata aggredita comunque. Chi afferma queste assurdità non conosce la personalità dei violentatori che, appunto, sono soggetti violenti: la violenza sessuale molto spesso risponde a un impulso, impellente e non gestito, che esploderebbe anche dinanzi a un soggetto non attraente».
4. ALLE DONNE PIACE ESSERE TRATTATE CON VIOLENZA
«A nessuna donna piace la violenza. A molte piace, di contro, sentire la forza della passione del partner: si tratta di due cose profondamente diverse».
5. SE UNA È BRUTTA È IMPOSSIBILE CHE VENGA VIOLENTATA
«Anche questo non è vero: chi sente il bisogno di violentare, distruggere e annientare una donna, non bada al nasino all’insù e neanche alle minigonne. L’aspetto esteriore non ha alcun peso nella scelta della vittima».

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