Una psicologia dell’azione nella terapia del trauma infantile

Come è cambiato il concetto di trauma? Dalle ricerche internazionali sul trauma e sull’attaccamento emerge che i due fenomeni sono strettamente in relazione tra loro: il modo con cui il cervello e le persone reagiscono ad un trauma sembra essere collegato al tipo di legame di attaccamento che hanno sviluppato durante l’infanzia. 

 

Anna Freud, antesignana nello studio del trauma infantile, preoccupata dalla confusione e dall’abuso del termine “trauma”, scriveva (nel 1967): «Ogni volta che sarò tentata di definire “traumatico” un avvenimento nella vita di un bambino o di un adulto, mi porrò qualche ulteriore domanda. Penso che l’episodio sia stato perturbante? Che sia stato determinante nell’alterare il corso dello sviluppo successivo? Che sia stato patogeno? Oppure, nel senso stretto del termine sconvolgente, distruttivo, causa di disgregazione interna per avere interrotto il funzionamento dell’Io e la mediazione dell’Io?».  

 

Il campo d’azione della psicoanalisi privilegia la psiche dell’individuo, lavorando con i ricordi rimossi, i sogni, le fantasie inconsce del paziente. Tuttavia anche il corpo può essere importante per la comprensione dello sviluppo della personalità e diventare fonte primaria d’azione terapeutica, particolarmente nel trattamento delle conseguenze di esperienze traumatiche. I movimenti corporei possono rivelare, forse meglio e più di tante parole, l’eredità del trauma e delle dinamiche, precoci o dimenticate, con le figure di attaccamento. Il trauma lascia tracce non solo sotto forma di ricordi, ma anche come aspettative inconsce, schemi d’azione, sensazioni e movimenti. 

 

A tale approccio terapeutico si ispira la dottoressa americana Pat Ogden, ideatrice della psicoterapia sensomotoria e fondatrice del Sensorimotor Psychotherapy Institute. La Ogden, già conosciuta in Italia per interventi a congressi e seminari sulla psicoterapia sensomotoria, sarà presente al congresso “Attaccamento e Trauma 2015”, organizzato dall’Istituto di Scienze Cognitive (25-26-27 settembre 2015, Roma), con la relazione “Sequenze di movimento e sviluppo della personalità: una psicologia dell’azione”.  

 

Si parte dal presupposto che la maggior parte del comportamento umano è guidato dalla memoria procedurale che si riflette in risposte automatiche e pattern d’azione appresi. Le sequenze di movimento, come, ad esempio, il protendersi o sferrare un colpo dinanzi a un disagio interiore, sono apprese nel contesto del trauma e delle relazioni di attaccamento. Nel caso in cui tali azioni vengono eseguite ripetutamente in risposta a determinati stimoli, diventano reazioni automatiche e durevoli, quasi del tutto al di fuori o appena al limite della consapevolezza.  

 

Il terapeuta osserva attentamente alcuni aspetti, in particolare gesti, movimenti e posture che possono riflettere e mantenere l’impatto negativo che trauma e fallimento dell’attaccamento hanno sulla realtà attuale del paziente. Difatti tali schemi di movimento, che si attivano prontamente e automaticamente, impediscono la risposta flessibile ed adattiva alle situazioni del momento presente. L’obiettivo finale è quello di orientare il paziente verso una più efficace e consapevole relazionalità mediante una rimodulazione delle tendenze procedurali del corpo. 

 

Per informazioni: Istituto di Scienze Cognitive
 

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