Una nuova rubrica: "I percorsi della mente" la psicologia dello sport …

Si parla tanto di “prestazioni”, “stato di forma muscolare”, “alimentazione”, “migliorie tecnologiche dei mezzi meccanici”, “condizioni ambientali”... ma raramente si prende in considerazione un altro aspetto fondamentale per la performance, la “condizione psicologica”. Solo sporadicamente si parla di quest’argomento e, quando lo si fa, solo sommariamente e con pochi fondamenti scientifici. Quante volte c’è capitato di sentir dire di un atleta “ha una gran gamba ma non c’è con la testa!” Di per sé il concetto non è sbagliato ma cosa c’è a monte di quest’affermazione? La condizione psicologica è di certo una componente fondamentale per ottenere buone prestazioni, soprattutto in sport come il ciclismo dove la sofferenza psico-fisica è estrema, ma come si può ottimizzarla?

Come affrontare e gestire i disagi psicologici conseguenti ad infortuni, sconfitte, cali di forma e come motivare un atleta per ottenere il massimo da ciò che il suo fisico potrebbe esprimere? Il “motore” di un atleta è un complesso meccanismo organico, il tutto gestito da una “centralina”, il cervello. Facciamo un esempio. Se avessimo una vettura da formula 1, perfettamente messa a punto, con tanti cavalli sotto il cofano, ottimi pneumatici, scocca e sospensioni, ci aspetteremmo grandi prestazioni. Ma, se a gestire tutti quei complessi parametri abbiamo una centralina che non coordina e non ottimizza le varie funzioni, il risultato sarebbe deludente. La stessa cosa avviene per gli atleti. Tanto impegno e sforzo in estenuanti allenamenti, sacrifici a tavola, vita morigerata, rinunce e quant’altro ma alla fine il risultato non viene. Da cosa può dipendere? Certamente madre natura ha dotato ciascuno di un “motore”, che è sfruttato al 100% solo dagli atleti di alto livello e in condizioni particolari. Oltre alle doti fisiche però serve anche la “centralina”, in altre parole, il cervello per coordinare e ottimizzare tutti i componenti del nostro organismo, al fine di ottenere il massimo da ognuno di essi. E qui emerge la differenza tra un buon atleta e un “campione”: A parità di “motore” ciò che li distingue è la “centralina”, che se ben gestita ne permette prestazioni al massimo delle capacità.

Bene, dopo questa premessa vorremmo sapere tutti come ottimizzare l’aspetto psicologico. Il mental trainer (termine sicuramente generico) è una figura presente da anni nel panorama sportivo, ma consultato quasi esclusivamente da atleti di altissimo livello e non in tutte le discipline sportive. In Italia, salvo rare eccezioni, l’aspetto mentale è trascurato e questo è un grandissimo errore. Quanti durante l’allenamento si sentono dei “leoni” e poi una volta schierati in griglia, percorsi i primi chilometri di gara, “salta tutto” e si trascinano al traguardo senza avere espresso appieno il proprio potenziale? Per capire i meccanismi che stanno dietro a tutto questo, e molto altro ancora, abbiamo voluto coinvolgere una professionista, non una qualsiasi ma una persona che l’ambiente delle gare lo frequenta assiduamente pur non praticando la mtb. Stiamo parlando di Claudia Maffi, giovane e promettente psicologa, laureata in "Scienze e tecniche psicologiche" presso L'Università Cattolica del sacro Cuore di Brescia nel 2010, con una laurea magistrale in "Psicologia degli interventi clinici nei contesti sociali" conseguita sempre presso l'Università Cattolica di Brescia nel 2012 con 110 e lode. Claudia attualmente sta frequentando un corso in "Psicologia giuridica in ambito civile" a Brescia, presso l'istituto di psicoterapia psicoanalitica e a breve s’iscriverà a una scuola di psicoterapia, per diventare psicoterapeuta. Come dicevamo, nonostante Claudia non pratichi la mtb attribuisce molta importanza al movimento fisico e, soprattutto, riconosce l’estrema importanza di “usare la propria mente anche quando si è in sella”. A questo punto vi chiederete come faccia Claudia a conoscere l’ambiente della mountain bike agonistica? Ebbene, per chi non lo sapesse, Claudia è la compagna di Juri Ragnoli, ex campione italiano marathon, titolo ottenuto nel 2012, e sicuramente uno dei più forti e promettenti giovani del panorama nazionale.

Con lei introdurremo e approfondiremo questi argomenti, cercando di sviscerarli a fondo ed interagendo con i lettori che potranno porre le loro domande e curiosità in proposito.

Dopo questa presentazione, sperando di aver suscitato il vostro interesse, lasciamo la parola a Claudia Maffi che, con la sua passione e competenza, ci guiderà tra i meandri della mente umana per farci conoscere i meccanismi mentali che penalizzano le prestazioni fisiche e, allo stesso modo, come possano invece favorire la performance. Augurandole buon lavoro, la ringraziamo per il tragitto che ci farà percorrere e, ne siamo certi, sarà un’occasione importante per conoscerci meglio.

Per chi vorrà porre delle domande a Claudia Maffi, ecco la mail: percorsi.mente@solobike.it 

(Aldo Zanardi)

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