Un ‘gioco’ contro il mobbing

Oggi prende il via su estense.com una rubrica intitolata “Il rosso e il blu” che si propone di affrontare temi inerenti la psicologia del lavoro, la psicologia sociale e la comunicazione interpersonale. Temi di grande attualità sollecitati dalla grave crisi sociale ed economica di questi ultimi anni che ha creato un profondo disagio, anche nell’equilibrio psicologico nelle persone, accentuando le difficoltà che esse hanno nel vivere in relazione con colleghi e responsabili dei loro luoghi di lavoro. Questo stato di disagio, che si manifesta, sovente, con conflitti, malumori e perdita di motivazione al lavoro dà origine a stati d’ansia, di insofferenza verso certi rapporti con i colleghi e i capi e con l’aumento esponenziale di malattie psicosomatiche e prolungati periodi di assenza dal lavoro.

Viste le numerose richieste di aiuto che sempre più spesso giungono da persone che si sentono “mobbizzate”, si è deciso di supportare coloro che, individualmente, desiderano intraprendere un percorso di affiancamento con lo psicologo del lavoro al fine di comprendere, affrontare e possibilmente, contenere il disagio relazionale.

L’azione di coaching proposta dallo psicologo in supporto di quanti stanno vivendo una situazione di disagio professionale e relazionale, prende lo spunto da un’esercitazione (appunto “Il rosso e il blu” che, abitualmente, viene proposta nei seminari e corsi di formazione, individuali e di gruppo) che ha l’obiettivo di affrontare, in una simulazione d’aula, temi quali la fiducia, la collaborazione, la comunicazione e la negoziazione tra due o più persone. L’esercitazione consiste nella suddivisione dei partecipanti in due gruppi (uno A e l’altro B) che vengono ospitati in stanze separate senza, quindi, nessuna senza possibilità di comunicare direttamente tra loro.

La prova prevede che i gruppi giochino l’uno con l’altro avendo, ogni gruppo, l’obiettivo di ottenere il maggior punteggio positivo e vince il gruppo che otterrà il massimo risultato positivo. Durante la partita i due gruppi hanno la possibilità, utilizzando due loro negoziatori di definire una strategia condivisa che consenta a entrambi di centrare l’obiettivo assegnato. Il messaggio per i partecipanti ai due gruppi è chiaro e trasparente ma, nonostante ciò abbiamo potuto verificare che i gruppi raggiungono di rado l’obiettivo loro assegnato. Perché ciò accade? Perché sovente tra i membri dei due gruppi si scatenano conflitti ingiustificati. In dettaglio, quali dinamiche si scatenano che impediscono ai due gruppi di vincere la gara? Vediamole in sintesi:

  1. Quando si divide un insieme di persone in due gruppi separati (anche se abitualmente amiche tra di loro), si sviluppa immediatamente un senso di fittizia appartenenza che porta a individuare l’altro gruppo come “loro” o “gli altri” e quindi come nemici, nonostante un attimo prima si considerassero tutti amici.

  2. Le regole del gioco, chiaramente spiegate ad inizio del gioco, vengono spesso dimenticate e la voglia di vincere e quindi la competitività, prendo il sopravvento. Infatti quando, nel prosieguo dell’esercitazione diventa evidente che nessuno dei due gruppi potrà più raggiungere l’obiettivo dato (ottenere il maggiore punteggio positivo), allora emerge il cinismo e il desiderio di trascinare nel baratro anche i membri dell’altro gruppo.

  3. Nonostante la squadra avversaria sia composta da colleghi (a volte di amici), anziché stemperare i conflitti spinge i partecipanti di un gruppo a ricercare i punti di debolezza degli avversari per sconfiggerli ed umiliarli e massimizzando così il loro risultato.

  4. Dopo che i portavoce dei gruppi si sono incontrati e hanno definito una strategia comune per ottenere un risultato positivo, sovente gli altri membri del gruppo li smentiscono, imponendo giocate non concordate nel tentativo di vincere barando. Vien da sé che qualora i membri dei due gruppi impongano strategie non conformi agli accordi i risultati non potranno che essere negativi per entrambi i gruppi, accentuando così il conflitto e scaricando la colpa sugli altri.

Quella appena descritta è la metafora di quanto avviene realmente nei rapporti individuali o di gruppo nei quali, come ci insegna l’esperienza, la mancanza di collaborazione, tra persone che hanno gli stessi problemi e abbisognerebbero di soluzioni condivise, li porta ad entrare in conflitto al fine di salvaguardare l’interesse particolare e personale a danno di quello altrui.

Gli esempi di conflitti interpersonali e all’interno delle organizzazioni lavorative non mancano di certo e i danni da essi compiuti sono, a volte, assai gravi. Per questo motivo, nei prossimi articoli di questa rubrica affronteremo e cercheremo di illustrare il più chiaramente possibile, i temi connessi al Mobbing, al Bossing e al Burnout: il primo riguardante pressioni e aggressioni psicologiche su una persona allo scopo di isolarla e minare la sua autostima, il secondo riguardante le pressioni e le aggressioni psicologiche esercitate da un superiore gerarchico e il terzo relativo al disagio psicologico vissuto da coloro che esercitano professioni di aiuto, in situazioni fortemente stressanti.

Se i temi che affronteremo saranno di vostro interesse potremo approfondirli attraverso confronti o organizzando forum a più voci ai quali invitare altri specialisti di settore.

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