Un dolcetto per consolarsi

L'abitudine può essere positiva secondo un nuovo studio

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Consolarsi con un dolcetto? Quello che sembrava un vizio da fuggire come la peste si rivela in realtà un gesto dagli effetti positivi. Almeno è ciò che pensano alcuni ricercatori del Dipartimento di psicologia dell'Università della California di Los Angeles, che hanno pubblicato su Appetite i dettagli di una sperimentazione sull'argomento.
Gli scienziati californiani hanno analizzato i dati relativi a 2.379 donne fra i 18 e i 19 anni che facevano parte di un vasto studio osservazionale. I test psicologici previsti dal trial intendevano verificare il tipo di reazione delle persone ai momenti di forte stress emotivo e l'abitudine delle ragazze di ricorrere al cosiddetto “comfort food”, quella categoria di cibi che può aiutare a trovare consolazione dalle preoccupazioni.
I dati indicano che la percezione dello stress derivata da situazioni critiche era inferiore nelle donne che avevano fatto ricorso al comfort food. Lo stesso effetto, tuttavia, non risultava in chi era affetto da depressione.
Maria Grazia Strepparava, docente di psicologia clinica presso la Scuola di Medicina di Milano-Bicocca, commenta intervistata dal Corriere della Sera: “uno studio interessante perché suggerisce un’interpretazione positiva di un comportamento spesso giudicato negativo. Secondo alcune ricerche certi alimenti ricchi di zuccheri e grassi possono agire come un 'tampone' sui sistemi che gestiscono la risposta allo stress, abbassando la percezione del disagio. Ed è plausibile che gli alimenti possano non avere lo stesso impatto positivo in condizioni di vera depressione quando si sperimenta una riduzione della capacità di percepire come piacevole la vita, cibo compreso. Questi dati vanno però interpretati con cautela per la grande complessità di questo tipo di ricerche, i cui risultati sono stati, in altri casi, diversi. Inoltre, essendo il campione solo di donne, resta aperto l’interrogativo se anche nei maschi il comfort food agisca nello stesso modo”.
La morale che scaturisce dagli esiti dello studio, comunque, impone di pensare al ruolo consolatorio del cibo come fattore occasionale. È bene perciò tenere a mente la necessità di affrontare i disagi e i problemi che la vita ci pone di fronte senza dover ogni volta ricorrere al cibo come soluzione.
http://www.italiasalute.it/Psicologia.asp

Andrea Piccoli
08/10/2015

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