Troll e internet: i ricercatori ne indagano la psicologia

Il termine troll originariamente serviva ad indicare una specie di creature mitologiche endemiche delle foreste nord trolleuropee, particolarmente aggressive e pericolose, che i romanzi fantasy come “I signore degli anelli” hanno reso molto popolari fra gli appassionati del genere.
Da quando internet esiste, anche il senso comune di troll ha mutato la sua accezione: nel web i troll sono individui che prendono di mira intere comunità (spesso forum) o bersagli isolati e ne turbano la quiete con messaggi ripetuti, fastidiosi e polemici. Il troll più “raffinato” non ha bisogno di ricorrere ad insulti per suscitare l’ira delle sue vittime – anche perché altrimenti verrebbe bannato e additato come troll – quindi preferisce far sfoggio di argomentazioni ben strutturate volte a schernire le ferme convinzioni degli altri utenti. Terreno fertile per i troll sono le discussioni più delicate e che suscitano l’indignazione del gruppo: eutanasia, aborto, animalismo, olocausto, politica, pedofilia, religione, morte etc etc.

Il troll scrive per puro sadismo e per disturbare, non è mai mosso da una reale motivazione. Secondo gli psicologi dell’università di Manitoba, quest soggetti sono afflitti da reali e preoccupanti problemi di personalità, identificati nelle tetrade oscura: narcisismo, psicopatia e machiavellismo.

Erin buckels e i suoi colleghi hanno sottoposto a due test specifici un gruppo di utenti medi di internet, per indagare sulle loro abitudini in rete.
Molti dei soggetti hanno gli atteggiamenti tipici del troll ma ignorano di esserlo. Solamente un 5,6% degli intervistati ha affermato di godere “trollando” e infastidendo gli altri. I troll si esprimono meglio pubblicando commenti nei forum e nei social, buttandosi a gamba tesa nelle discussioni dove la sensibilità rende le persone più vulnerabili. Sono privi di qualsiasi ideale e vivono internet come mezzo per primeggiare e distinguersi dalla massa.
Secondo quanto emerso da questa ricerca, il troll è un soggetto potenzialmente a rischio, che a lungo andare può anche finire col persuadersi per davvero delle sue tesi strampalate e trascorrere tantissimo tempo inutile su internet, divenendo così la principale vittima della propria psiche.

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