Tre uomini e una pecora: Stephan Elliott regola i conti col matrimonio – CVG


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L’unione matrimoniale e le sue molteplici derivate di contenuto e forma che ci rendono una psicologia umana e sociale a ‘doppio strato’ tra apparenza e realtà, vengono scandagliate da Stephan Elliott con una sottile e sana dose di ironia e ‘cattiveria’ nel suo ultimo film.  A Few Best Man (titolo come al solito storpiato nell’acerrima traduzione italiana “Tre uomini e una pecora”), presentato Fuori Concorso alla vetrina del Festival Internazionale del Film di Roma ed. VI, è una personale rielaborazione di ciò che ad Elliott appare un vero e proprio incubo (sia artistico che esistenziale): il matrimonio. Il regista australiano irriverente (Scherzi Maligni, 1993) e provocatorio (Priscilla, la regina del Deserto, 1994), confida alla stampa: ”Molto tempo prima del film Priscilla, ero un vero pioniere dei ‘filmini da matrimonio’. Durante l’adolescenza avevo un mio piccolo business parallelo che consisteva nel girare filmini ai matrimoni. Avete idea di quante volte mi sia capitato di riprendere una madre della sposa ubriaca intenta a ballare YMCA? All’età di ventitré anni ho giurato a me stesso che non avrei mai più messo piede ad un matrimonio. Compreso il mio. Dopo Priscilla, tutto quello che mi veniva offerto da Hollywood erano maledetti film sui matrimoni. Il solo modo per farmi affrontare questo orribile genere di film sarebbe stato quello di farlo a modo mio. Questa possibilità si è concretizzata con A Few Best Man – inteso come una specie di ‘Die Hard a un matrimonio’. Avrei finalmente ottenuto la mia vendetta!”.

E dopo il thriller The Eye – Lo sguardo (1999), che attira l’attenzione della critica ma lascia a casa il pubblico, e il terribile incidente con gli sci nel 2004 sulle Alpi, nel quale Elliott riesce per fortuna a salvare la pelle, sopportando una faticosa riabilitazione e 4 anni di sedia a rotelle, l’affrontare cinematograficamente il ‘nemico’, a questo punto di vita e carriera, è apparso inevitabile: un riferimento a cui aggrappare un nuovo inizio in tutti i sensi. Il terreno viene sondato dal regista  nel 2008 con il precedente Easy VirtueUn matrimonio all’inglese, riprendendo la pièce omonima del commediografo Noel Coward, già fatta propria da Alfred Hitchcock nella pellicola del 1927. Elliott si impossessa e sviluppa una riflessione sul matrimonio nel confronto tra generazioni e tradizioni degli anni ‘30, dentro un botta e risposta teatrale tutt’altro che compassato e statico, tra il rigore ipocrita inglese e l’anticonformismo americano, incarnato nel duello ‘a sangue freddo’ di una nuora indipendente (incarnata al meglio dalla bella e ‘indomabile’ Jessica Biel) e una suocera inglese impeccabilmente convenzionale (la perfetta Kristin Scott Thomas, che coglie con questo ruolo una nomination come Miglior attrice non protagonista nei British Independent Film Awards del 2009).

Con A Few Best Man, il regista australiano si prepara all’affondo, dopo essersi lasciato convincere da Dean Craig (sceneggiatore di Funeral Party). Un Inglese senza famiglia e un po’ fricchettone (David, alias Xavier Samuel, il vampiro Riley in The Twilight saga: Eclipse) e una Australiana (Mia alias Laura Brent), conosciutisi in vacanza su un’isoletta del Pacifico, si innamorano follemente e decidono dopo pochi mesi di convogliare a nozze. La cerimonia, prevista nell’entroterra australiano dove la benestante famiglia di Mia – capitanata da un padre senatore e proprietario terriero – vive, porterà David e i suoi tre migliori amici (la sua unica e vera famiglia) ad intraprendere un viaggio contrassegnato da equivoci, incidenti esilaranti e colpi di scena culminanti in un vero e proprio disastro nel giorno del fatidico ‘Sì!’. Proprio i tre migliori amici di David capitanano il conflitto pseudo-demenziale tra realtà e finzione, resistenti di fronte alle loro più ‘basse’  e schiette abitudini, difficili da conciliare con una apparenza-formalismo a cui sono chiamati a rispondere man mano che ci si avvicina alla meta (la casa della sposa). La gavetta ‘cinematografico-matrimoniale’ di Elliott evita le banalità in cui facilmente si potrebbe inciampare nel trattare i ‘fiori d’arancio’ e nelle quali è covato il pericolo di ingolfare tutto. Nel mettere in piedi la sua divertente e implacabile ‘vendetta’, Elliott si è avvalso, oltre che della penna di Dean Craig, della collaborazione dei produttori Share Stallings e Laurence Malkin, insieme ad un cast che comprende, oltre ai protagonisti, Olivia Newton John, l’indimenticabile Sandy di Grease (1978), chiamata a rivestire i panni di un’eccentrica suocera. Il debutto in Italia e nelle nostre sale è fissato al 10 febbraio.

E con esso, il mistero della pecora…

Maria Cera

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