Toro, tra psicologia e moduli spunta la sospirata vittoria

Diciamoci la verità, la vittoria di Cagliari è stata una benedizione per questo Toro. Perchè se è vero che in tre giorni una squadra non si trasforma, è però certo che la formazione di Ventura torna dalla Sardegna con i trolley pieni di tanta tranquillità derivata da tre punti conquistati con una prova indubitabilmente di grande carattere. Il calcio, ma tutto lo sport in generale, ha nella psicologia una componente talmente pesante che spesso supera quella tecnica: se tutto dipendesse dai valori tecnici e dalle capacità organizzative, la stragrande maggioranza delle partite e, più in generale dei campionati, non avrebbe storia. Qualcuno obbietterà che in tanti casi è così comunque, ma io, personalmente, non smetto di sorprendermi tutte le volte di quanto l'aspetto psicologico, termine generico che comprende la convinzione, la sicurezza, la tranquillità, la rabbia, la determinazione, la generosità e tutti i suoi opposti, influenzi le prestazioni di tutte le squadre indistintamente. Non credete, ad esempio, che il Milan di Inzaghi se avesse incontrato l'Empoli alla prima giornata ne avrebbe fatto un sol boccone mentre affrontandolo dopo la sconfitta interna con la Juve (sconfitta che ha ridimensionato nella testa la presunta "rinascita" dei rossoneri) ne è uscito con un pari dai contorni chiaro scuri?

Analogamente il discorso è applicabile al Toro visto l'altra sera. Glik e compagni avevano rabbia agonistica e determinazione a dimostrare che le critiche piovutegli addosso nelle scorse settimane erano (in parte) immotivate. Hanno incontrato un Cagliari che stenta ad applicare i dettami tattici di Zeman, quindi un po' incerto di suo, e nonostante lo svantaggio iniziale hanno saputo ribaltare il risultato. Psicologicamente tutto ciò è da considerarsi la classica iniezione di fiducia. E anche le prossime due partite di campionato potrebbero avere dei risvolti psicologici favorevoli alla truppa granata: Fiorentina e Napoli sono sulla carta fortissime ma stanno vivendo un inizio di stagione non troppo positivo e questo, unito ad una ritrovata serenità dell'ambiente granata, potrebbe rendere più equilibrate le due sfide.

Certo che molto dipenderà anche dai singoli, sebbene si dica che nel calcio sia il collettivo a fare la differenza. Riuscirà Padelli a interrompere la sua striscia negativa di errori? Quagliarella si è sbloccato davvero dopo un anno di astinenza da gol in campionato? L'entusiasmo e la freschezza mentale di Bruno Peres sapranno essere ancora l'arma in più del brasiliano che tutti ha stupito contro la squadra di Zeman? Ce la farà Darmian a tenere lontane da sé le pressioni della considerazione da "top player" che critica e tifosi hanno ormai di lui?

La risposta a queste e a molte altre domande ci dirà che tipo di Toro vedremo. Si punterà a fare i fatidici 40 punti come suggerivano molti tifosi e qualche illustre critico dopo le prime tre giornate di campionato o si potrà bissare la scorsa annata con un piazzamento più "nobile"? Rispondere è difficile in questo momento anche perchè ad esempio nello scorso campionato la svolta si ebbe dalla partita interna col Catania cioè più o meno ad un terzo del cammino: lì i granata cambiarono passo mentre fino a quel momento stavano navigando nelle classica media salvezza. Il calcio è talmente "inesatto" che si può dire tutto ed il contrario di tutto rischiando di avere sempre e comunque ragione (o torto)! Si pensi al modulo schierato ieri da Ventura con El Kaddouri "falso nueve": da alcune parti è stato interpretato come un 3-6-1, cioè un modulo molto accorto atto a coprire maggiormente la mediana al grido del classico motto "primo, non prenderle", da altri invece è stato visto come un colpo di genio di quel grande stratega che è Ventura, il quale avrebbe messo in campo un Torino a trazione anteriore con El Kaddouri e Sanchez Mino liberi di inventare dietro alla punta Quagliarella. Punti di vista.

Qual è l'interpretazione giusta? Se non ricordo male un modulo simile fu utilizzato dalla Juve nei due derby giocati contro il Toro l'anno scorso. Offensivo o meno, i risultati (ahi noi) diedero ragione a Conte e, scavando un po', non sarebbe la prima volta che Ventura si ispira al modo di giocare del neo ct della Nazionale: 4-2-4, 3-5-2, ora il 3-5-1-1. Tutte tappe toccate dall'ex tecnico juventino e riproposte da Ventura più o meno nella stessa sequenza.

Ovviamente sono solo coincidenze, curiosa coincidenze, ma pur sempre coincidenze. Che tanto nel calcio su psicologia e moduli si può dire tutto e il contrario di tutto, ma alla fine ha ragione sempre e solo chi ha i risultati dalla propria parte...

 

Leave a Reply