The Grey, azione e psicologia tra pericoli reali e introspezione

Le Recensioni di Leo, 30 Luglio 2014 alle 09:37:05

The Grey, azione e psicologia tra pericoli reali e introspezione

Leonardo Bernacchia

Liam Neeson è uno di quei bravi attori che vorremmo vedere più spesso in ruoli impegnati, data la sua innata versatilità che lo rende in pratica adatto per uno sconfinato numero di ruoli. Risale al 2012 la sua sorprendente interpretazione in The Grey, film diretto dal poco conosciuto Joe

Carnahan e tratto da un racconto di Ian M. Jeffers, qui nelle vesti di sceneggiatore insieme allo stesso regista. La storia è quanto di più semplice e probabilmente già visto si possa trovare: dei poveri diavoli, operai impiegati in un oleodotto in Alaska, rimangono vittime di un incidente aereo, e i pochi sopravvissuti, guidati dal guardiacaccia Ottway (Neeson), dovranno affrontare prove tremende per scampare ad uno sterminato deserto di ghiaccio e, peggio ancora, ad un branco di lupi famelici che mai si stancherà di braccarli.

Allora qual'è il motivo che ha reso The Grey una vera sorpresa per la critica e anche per il pubblico? A partire dalla straordinaria performance del protagonista, frutto anche di un'ottima guida registica, il film si snoda attraverso vari generi, navigando da momenti di puro terrore al dramma più spietato, con un'impressionante abilità nell'instillare tensione allo spettatore, che si ritroverà immediatamente coinvolto in prima persona nella disperazione esalata dagli sguardi degli attori, grazia ad una continua sensazione di pericolo e di imprevedibilità degli eventi.

Infatti, altra caratteristica della pellicola di Carnahan - che la pone al di sopra di varie esponenti del cinema d'avventura dinamica - è quella di evitare ogni stereotipo, sia nell'ambito dei personaggi sia in quello della trama. Gli sventurati operai, quali più e quali meno, risultano infatti molto ben caratterizzati, ognuno con la sua storia da raccontare, ognuno con il suo carattere, ma il viaggio che si ritroveranno ad affrontare cambierà per sempre le loro prospettive di vita. Oltre ai personaggi, è lo sviluppo di una tanto basilare vicenda ad apparire inconsueto, complice un montaggio spesso frammentato e colmo di espedienti narrativi poco sfruttati fino ad ora in un cinema in bilico fra l'intrattenimento e l'autorialità. Un occhio attento potrà comunque accorgersi che Carnahan, dopo Smokin'Aces e A-Team, ha raggiunto la piena maturazione registica ed è stato capace di conferire spessore non soltanto agli essere umani, ma anche ai lupi, veri e propri personaggi insieme agli attori in carne e ossa. Predatori spietati ed ostinati, non si fermeranno davanti a niente per uccidere gli stolti che hanno osato invadere il loro territorio.

Il costante pericolo non fa che amplificare il tormento interiore di Ottway, allevato da un padre freddo e severo, abbandonato dalla donna che amava e il quale aveva già tentato di suicidarsi. E' in corso d'opera e sul volto di Neeson che emergono la rabbia, la frustrazione e la dignità di un uomo che aveva cercato la morte ed ora può finalmente confrontarsi con essa, incapace di decidere se abbandonarsi al suo triste fato o continuare a lottare per salvare se stesso e i suoi compagni, ma consapevole di aver trovato nei lupi la vera incarnazione dei suoi demoni, la proiezione delle difficoltà della vita. La natura selvaggia si dimostra spietata con uomini già caduti in disgrazia prima ancora dell'incidente, e sembra intenta a chiudere ogni via alla loro fuga dall'emarginazione tra i ghiacci che riflette quella sociale, costringendo Ottway a combattere la signora con la falce per cercare di riemergere dal freddo esterno e da quello che egli sente nel cuore, per sopravvivere e ricominciare una nuova vita. L'ottima fotografia, i tempi ben gestiti, la tensione e l'angoscia scaturiti si aggregano in un film d'azione psicologica pieno di risvolti metafisici ed allegorici, mai superficiale e capace di emozionare come pochi altri film di recente uscita. Da scoprire senza pentirsene.

VOTO: 8

 

Leave a Reply